Meloni, sfida sul Reddito di cittadinanza. Salvini si ricrede su Putin

La leader FdI: «Più tutele per chi è povero. Superbonus soprattutto per la prima casa». Il leghista a Bloomberg: «Dopo la guerra in Ucraina ho cambiato idea su Vladimir»

Martedì 20 Settembre 2022 di Alberto Gentili
Meloni, sfida sul Reddito di cittadinanza. Salvini si ricrede su Putin

Giorgia Meloni, nonostante abbia confessato di essere un «po' stanca» e denunciato il «clima di intimidazione e violenza contro Fratelli d'Italia», sa di avere il vento in poppa. E di essere a «un passo dal traguardo». Eppure, c'è qualcosa che preoccupa la candidata premier: la risalita, soprattutto al Sud, dei 5Stelle di Giuseppe Conte. Una crescita dovuta soprattutto alla difesa da parte del Movimento del reddito di cittadinanza e del superbonus del 110%.

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Da qui la decisione della leader di FdI di registrare e diffondere due video dedicati proprio ai bonus edilizi e al sussidio. «E' arrivato il momento», dice Fabio Rampelli, «di smascherare le fake news e di spiegare che, se andremo al governo, non aboliremo affatto i bonus che sono un volano dell'economia e sosterremo i più deboli».

Per dirla con Francesco Lollobrigida all'Adnkronos: «Il reddito di cittadinanza sta giocando un ruolo nella ripresa dei 5Stelle soprattutto al Sud». Così «Giorgia ha deciso di fare chiarezza».

 

SALVINI E PUTIN
Un po' ciò che tenta di fare sul delicato tema dei rapporti con Vladimir Putin, suscitando più di una perplessità, Matteo Salvini in un'intervista a Bloomberg: «La mia opinione su Putin è davvero cambiata durante la guerra, perché quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro Paese, beh, tutto cambia». E dopo aver detto che è la Cina il nuovo pericolo, il capo leghista sostiene l'impegno dell'Italia nella Nato: «Le relazioni internazionali per noi non cambiano». C'è chi dice che dietro a questi ravvedimenti ci sia qualche suggerimento di Meloni e Berlusconi.

L'OFFENSIVA
Ma torniamo all'offensiva anti-5Stelle di FdI. La clip dedicata da Meloni ai bonus è stata registrata dopo che diversi imprenditori edili, vicini alla destra, hanno fatto sapere che avrebbero votato Conte in quanto paladino del superbonus del 110%. Così la candidata premier nel video racconta la genesi, i travagli e la via crucis del superbonus del 110% che «hanno messo in ginocchio aziende e cittadini», a causa «di ben 16 decreti correttivi»: la prova «che la legge è stata scritta male», tanto a produrre gli «esodati da superbonus, rimasti con crediti fiscali e lavori bloccati».


Il passo successivo della leader di FdI è promettere di voler «migliorare il funzionamento» dell'110%, impedendo «modifiche legislative in corsa per chi ha avviato i lavori». E garantendo l'impegno, se andrà a palazzo Chigi, a «intervenire riordinando e rivedendo l'intero sistema delle agevolazioni edilizie». Come? «Va uniformata l'entità dei bonus: non devono superare l'80% del costo sostenuto». E «vanno indirizzati prevalentemente verso la prima casa». Il tutto, «riducendo e semplificando gli adempimenti previsti, senza far venir meno la doverosa severità dei controlli».


Nel video sul reddito di cittadinanza (Rdc) Meloni sceglie l'ironia: «Artisti plurimilionari dai loro jet privati, ricchi individui in abiti costosi dicono che FdI vuole colpire i poveri e i bisognosi. Noi, che abbiamo imparato sulla nostra pelle la durezza della vita e delle periferie, sappiamo bene cosa sia la povertà. Il Rdc è una misura sbagliata perché mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo e ha bisogno di assistenza». Meloni sostiene che i 9 miliardi destinati ogni anno al Rdc, «possono essere spesi molto meglio». Garantisce, soprattutto, di voler «continuare a proteggere i più fragili, i pensionati in difficoltà, gli invalidi, le famiglie e gli over sessanta senza reddito, mantenendo un sistema di tutela come quello del Rdc, anche tentando di aumentarlo e di renderlo più dignitoso». Agli altri «percettori del Rdc tra i 18 e i 59 anni che possono lavorare», il sussidio invece «va tolto». E vanno avviati al lavoro, «utilizzando i 28 miliardi del fondo sociale Ue del periodo 2021-27 per corsi di formazione e incentivi alle aziende che assumono».


LO SCONTRO CON LETTA
Non manca, infine, il duello quotidiano con Enrico Letta che domenica ha accusato Meloni di volere il «patriarcato», «un modello maschilista e reazionario di società. Femminile non significa femminista». Ecco la risposta della candidata premier: «Cresciuta in una famiglia matriarcale, presidente di un partito tra omologhi quasi tutti uomini, ho sempre deciso io della mia vita. E io vorrei una società patriarcale?».

 

Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 10:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA