Giorgia Meloni sospende i comizi: «Più importante il Dl Aiuti»

Scostamento di bilancio, il no a Salvini: «Gli speculatori ci porterebbero via i soldi»

Venerdì 16 Settembre 2022 di Alberto Gentili
Giorgia Meloni sospende i comizi: «Più importante il Dl Aiuti»

Come annunciato a promesso, Giorgia Meloni ha sospeso per un pomeriggio la campagna elettorale per presidiare nell'aula di Montecitorio in occasione del via libera al decreto Aiuti bis: «Per Fratelli d'Italia vengono prima gli interessi degli italiani, la necessità di dare risposte al caro bollette che sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie, anche rispetto a quelli di partito».
Il gruppo di Fratelli d'Italia si è presentato a ranghi compatti e «nessuno assente», garantisce il presidente dei deputati Francesco Lollobrigida.

In Aula Meloni ha preferito non intervenire, ma ha detto la sua sulle soluzioni contro il caro-bollette in un evento alla Confartigianato e alla trasmissione Dritto e rovescio. Per prima cosa, nonostante il pressing di Matteo Salvini («proprio non la capisco»), la leader di FdI ha bocciato di nuovo lo scostamento di bilancio: «Trenta miliardi è un pozzo senza fondo se non mettiamo un tetto al prezzo del gas, cioè non basteranno 30 miliardi, non ne basteranno 50 né 100». La vera soluzione «è fermare la speculazione mettendo un tetto al prezzo del gas per impedire di farci fregare, mentre non credo che la soluzione sia trovare altri soldi da farci fregare». Chiara l'allusione a Salvini.

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L'altra soluzione contro il caro-bollette - «FdI ha fatto approvare un ordine del giorno per ottenerlo» - è per Meloni disaccoppiare il prezzo delle luce da quello del gas». Una misura che «può essere presa anche a livello nazionale» e che «costerebbe 3-4 miliardi di euro da qui a marzo».
Poi, dopo aver detto che il superbonus va «rivisto», «non dovrebbe superare l'80%» e «andrebbe indirizzato prevalentemente verso la prima casa», Meloni ha lanciato un appello per tutelare «gli esodati del 110%», «non cambiando le norme per chi ha iniziato i lavori». E ha riproposto la «flat tax incrementale del 15% su tutto quello che dichiari in più rispetto all'anno precedente». In più, ha difeso la sua proposta di rivedere il Pnrr: «Serve un tagliando, che non vuol dire ovviamente mettere a rischio le risorse o dilatare i tempi per spenderle».
Senza ripetere di avere i «polsi che le tremano» all'idea di andare a palazzo Chigi, Meloni ha descritto una situazione «molto allarmante»: «Sarà dura per chiunque governerà. Credo che serva molta lucidità, buon senso e un discreto coraggio per realizzare in tempi rapidi provvedimenti chiari, comprensibili».
Ad alzare la tensione con il Pd ci sono le nuove minacce delle Brigate rosse, apparse questa volta a Mestre su alcuni manifesti elettorali della leader di FdI, con la scritta: «Meloni come Moro». La candidata premier prima ha reagito con un tweet, in cui ha ricordato le parole del governatore pugliese Michele Emiliano: «Quando esponenti politici e delle istituzioni usano parole come dovranno sputare sangue, poi qualcuno può prenderli in parola». E a Dritto e rovescio ha affondato il colpo: «Il Pd è diventato un partito estremista. Ha bisogno di mentire, di insultare, di usare toni violenti. Il loro atteggiamento è totalmente irresponsabile. Ma io non ho paura di nessuno, vado avanti per la mia strada».

 


IL CASO PAUSINI
Come spesso accade in questa campagna, c'è spazio anche per un capitolo artisti. Laura Pausini, che era stata criticata per non aver voluto cantare Bella ciao, in un tweet ha spiegato in italiano e spagnolo: «In una situazione televisiva estemporanea, leggera e di puro intrattenimento, ho scelto di non cantare un brano inno di libertà ma più volte strumentalizzato. Come donna, prima che come artista, sono sempre stata per la libertà e i valori ad essa legati. Aborro il fascismo e ogni forma di dittatura». Commento di Giorgia Meloni: «Appena un personaggio pubblico non si allinea al pensiero unico, viene messo alla gogna e travolto dagli insulti. In un attimo, è come se ci si dimenticasse delle opere, delle canzoni, dei film o degli scritti che quell'artista ha donato al pubblico nel corso della propria carriera. Questo vuol dire egemonia di potere della sinistra».
 

Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA