La parola d'ordine è una sola: riscatto. E per il fronte progressista in corsa alle elezioni il riscatto partirà dal Sud Italia. Enrico Letta ne è convinto e suona la carica dalla Puglia.
LA CARTA
«Vogliamo una PA forte, efficace, giovane, digitale», garantisce da parte sua il leader dem snocciolando gli altri punti del programma per il Meridione. Come l'impegno a «portare entro il 2027 la spesa in sanità al 7% del Pil» e a «superare il criterio della spesa storica che per anni ha privato di risorse questi territori». Ma anche il varo di «un Piano nazionale per l'acqua e la siccità» con una Cabina di regia a Palazzo Chigi e la promessa di «realizzare la fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud attraverso il negoziato con la Commissione europea». La premessa, chiarisce Letta, è mettere a terra i fondi europei per il Sud congelati da iperburocrazia e inerzia politica. Qui l'attacco è per il segretario della Lega Matteo Salvini, che in Puglia sarà candidato nel plurinominale, «vuole rubare un seggio ai pugliesi e regalare un seggio al Nord a qualche amico di Pontida», tuona Boccia. «La Lega ha deciso di ritornare all'idea originaria di un'Italia differenziata in cui c'è un Nord che va per conto suo e lascia al Mezzogiorno le briciole», attacca invece l'ex premier, che ha poi proseguito il tour a Bari e Foggia. Una tappa, quella pugliese, che ha un doppio significato per i dem in cerca di rimonta contro il centrodestra e a caccia di voti fra il 42% di indecisi fotografato dagli ultimi sondaggi. «Sui collegi uninominali in Puglia si giocherà buona parte della partita», ammette Letta. Per recuperare terreno al Sud deve frenare l'avanzata del Movimento Cinque Stelle che con Giuseppe Conte continua a risalire la china sventolando la bandiera del Reddito di cittadinanza. Memore del «cappotto» incassato nel 2018 dal Movimento conquistando tutti e 24 i collegi uninominali. È una sfida difficile oggi, tanto più nella terra in cui a guidare il partito sono i «campo-larghisti» Emiliano e Boccia, disponibili a riaprire il dialogo in un futuro per niente remoto. Letta alterna aperture e affondi. Spiega che il Reddito rimarrà parte integrante dell'agenda dem. Ma avvisa anche che chi vota Conte «semplicemente lo perde» perché «vota di fatto Meloni che lo vuole abolire».
SFIDA A CONTE
Contro il leader M5S si scaglia anche lo «Sceriffo» De Luca. «È un turista svedese - l'accusa - noi difendiamo l'agenda sociale più dei Cinque Stelle». Emiliano invece sorvola e davanti alla platea tarantina lancia un ultimatum al centrodestra fra gli applausi del segretario: «La Puglia è la Stalingrado d'Italia, sputeranno sangue se vorranno passare qui. Noi non abbandoneremo mai il campo». Tanto sonoro da arrivare alle orecchie di Giorgia Meloni, in piazza Duomo a Milano: «La sinistra passa la giornata a costruire un mostro», la replica al vetriolo della leader di FdI. Nel pomeriggio, a Bari, Letta rimette nel mirino la sua migliore avversaria, «ogni volta che sento la frase rinegoziare il Pnrr ci leggo dietro un nuovo scippo del 40% della clausola di premialità al Sud». Nel capoluogo incontra il sindaco Antonio Decaro. Nelle ultime settimane le quotazioni del presidente dell'Anci per la futura segreteria del Pd sono salite vorticosamente, complice il suo attivismo con gli amministratori locali al Sud che al Nazareno non è passato inosservato. Il pressing per una candidatura, dalla Puglia, cresce di giorno in giorno. Ma per il momento il diretto interessato glissa e rema per il 25, «non ci penso».