Letta cerca i moderati: «Noi gli unici con Draghi». L’ultimo sprint è in eco-bus

A Testaccio il segretario dem suona la carica: «Il solo voto utile è al Pd»

Venerdì 9 Settembre 2022 di Francesco Bechis
Letta cerca i moderati: «Noi gli unici con Draghi». L ultimo sprint è in eco-bus

Di casa in casa, di autogrill in stazione di servizio. La rimonta del Pd da qui al 25 settembre camminerà su due gambe e quattro ruote. Enrico Letta ha già scaldato i motori aprendo la campagna elettorale a Roma: «Nessun destino è già scritto».

Il motore, da stasera, sarà green. Da Brescia, alle 18, partirà l'Ecotour del segretario del Pd sul bus elettrico che scandirà la campagna elettorale dei progressisti nelle ultime due settimane. Prima tappa a Bergamo, domani invece a Torino. «Una fantastica avventura per dimostrare come un Paese come il nostro renda impossibile la mobilità elettrica», ha chiosato il passeggero d'eccezione. La speranza, va da sé, è di procedere dritti alla meta, senza battute d'arresto. Che è poi il mantra ripetuto da Letta ai suoi in questi giorni. «Il voto utile è un fatto, non un'opinione», ha tuonato l'ex premier ai volontari mercoledì.

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LA RINCORSA
E pazienza se gli ultimi sondaggi prima del silenzio elettorale sorridono a Giorgia Meloni e i suoi alleati, perché, va ripetendo il leader dem, «la destra non ha già vinto». Quindi testa bassa e ranghi serrati, spiegano dal Nazareno. Dove il segretario continua a incassare endorsement di peso. A Roma Nicola Zingaretti, tra abbracci e sorrisi al comizio d'esordio, «riscriveremo la storia di questo Paese». Con lui a dar manforte il leader di Area Dem Dario Franceschini, «il voto utile esiste ed è quello dato al Pd». Ieri, poi, un altro assist da un big, Andrea Orlando: in caso di una sconfitta alle urne, «penso che Letta non si debba dimettere», ha chiarito il ministro del Lavoro. Un messaggio in bottiglia per chi agita lo spettro di un congresso anticipato, se il voto dovesse consegnare una sconfitta. E a mettere i remi in mare c'è anche Stefano Bonaccini, il governatore dell'Emilia-Romagna che in tanti vedono come possibile successore al timone del partito e però ricaccia indietro il gossip. Solo facciata? Sarà il tempo a dirlo. Intanto però il brusio delle correnti lascia spazio allo sprint finale.

«Sarà una campagna elettorale bellissima, parleremo con le persone, una ad una», ha promesso Letta ieri intervenendo al lancio della campagna romana dell'alleata Emma Bonino, leader di Più Europa. Da lì, nel cuore di Testaccio, l'ex premier passa all'attacco. Contro l'ex alleato Carlo Calenda e i suoi piani di una coalizione Ursula aperta anche a FdI, «pensavo fosse una battuta, che dopo dicesse: avete capito male». E ancora: «Questa campagna elettorale è futuro contro passato. Qualcuno si è messo in mezzo e quando ti metti in mezzo finisci di essere attratto dal passato». Ce n'è anche per l'altro azionista di Italia sul Serio Matteo Renzi, che continua a battere sui denti dolenti del Nazareno, «non è un caso se i dirigenti del Pd stanno pensando al congresso del giorno dopo», la stilettata di alcuni giorni fa. Oggi lo scontro è su Mario Draghi e la sua legacy. «Siamo l'unica forza politica che lo ha sempre sostenuto e continua a sostenerlo», ha detto ieri Renzi. Guadagnandosi una replica piccata da Letta: «Io sono l'unico che può dire di aver fatto di tutto per aiutare il governo Draghi». Perfino il garante dei Cinque Stelle Beppe Grillo entra nella polemica, postando un video che denuncia presunti brogli elettorali del Pd nella circoscrizione estero. «Un filmato gravemente diffamatorio», la risposta al vetriolo dei dem.


LA SFIDA A MELONI
Ma il bersaglio preferito di Letta resta la Meloni. A conferma di una campagna costruita fin dall'inizio sullo scontro frontale con FdI. La sfida è a tutto campo. Sul Pnrr, che la leader-in-pectore del centrodestra vorrebbe rinegoziare: «Io dico invece che nel Pnrr c'è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, dobbiamo semplicemente correre», spiega Letta. E ancora sulla riforma del presidenzialismo, «una scorciatoia insidiosa, un modo populista per dire ai cittadini: datemi tutti i poteri in mano e risolvo io». Ma con la destra meloniana c'è anche competizione. Un esempio? Il mondo produttivista del Nord, un tempo monopolio leghista, che oggi si guarda intorno. Ospite di Confcommercio, Letta rilancia l'agenda economica dem e si gioca la carta della «riduzione delle tasse sul lavoro e sul cuneo fiscale». Stamattina è atteso ad Assolombarda, a Milano, primo di diversi incontri con i leader. Dopo il Forum di Cernobbio, un'altra occasione per contendere con Meloni le attenzioni del mondo industriale. Che il 25 infilerà una scheda pesante nell'urna.
 

Ultimo aggiornamento: 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA