Letta-Meloni, per i sondaggisti partita in pareggio: «Confronto freddo, non sposterà voti»

Noto: «È mancata l'idea forte per convincere gli indecisi». Pregliasco: «Niente lampi di incisività»

Martedì 13 Settembre 2022 di Alberto Gentili
Letta-Meloni, per i sondaggisti partita in pareggio: «Confronto freddo, non sposterà voti»

Il faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta non fa spellare le mani ai sondaggisti. «E' stato freddo, come fredda è la campagna elettorale.

Non credo sposterà voti», dice Antonio Noto. «Di certo non sarà un confronto che resterà agli annali. E' stato tutto fuorché memorabile», afferma Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend. «Il dibattito tra Letta e Meloni», spiega Noto, «ha avuto lo stesso tono della campagna elettorale: non ha dato pugni allo stomaco capaci di spostare voti o convincere gli indecisi. E questo perché non è una campagna elettorale di pancia, ma molto algida. Ho visto entrambi i leader molto freddi. E' come se non avessero parlato agli elettori, ai cittadini. Ma più alle imprese. Forse perché il contenitore è stato il Corriere. Ciò è accaduto su tutti i temi. C'è stato poco impatto sui cittadini, dunque non sono stati convincenti rispetto all'opinione pubblica».

Ed ecco Pregliasco: «A penalizzare il confronto ha pesato il contesto e l'orario. Il fatto che non fosse in tv, ha spinto Letta e Meloni a essere più divulgativi che persuasivi. Ognuno dei due ha fatto il suo. Letta è stato fermo, ha ribadito i suoi punti di vista, ma senza lampi di incisività. Meloni ha ripetuto sostanzialmente le sue cose e ha proseguito nel percorso di accreditamento come figura in grado di guidare il Paese. Nel complesso non ho visto grosse spinte da un lato o dall'altro». Gli indecisi? «Non so quanti indecisi avranno visto il dibattito. Non era mica una prima serata su Rai1 che con Berlusconi e Prodi fece, nel 2006, 16 milioni di telespettatori. Un evento alle sei di pomeriggio e sul web è una cosa riservata agli addetti ai lavori. O quasi».

«Niente idea forte»

Per Noto il «vero problema» è che il dibattito Letta-Meloni, rispecchiando la campagna elettorale, «non ha visto l'affermazione di un'idea forte che diventa idea-bandiera e dunque può cambiare l'esito delle elezioni: tutte le cose che ci hanno raccontato i due leader sono vecchie e scontate, come il taglio del cuneo fiscale che se ne parla dai tempi del governo Prodi del 2006. E lo stesso vale per la flat tax. Invece in passato ci sono stati il bonus da 80 euro di Renzi, la sicurezza di Salvini, il reddito di cittadinanza dei 5Stelle, la cancellazione dell'Imu di Berlusconi. Ecco, è mancato questo». Ed è una mancanza, secondo Noto, che fa sfumare a Letta e Meloni la possibilità di «agganciare il 28% di indecisi. Invece è a loro che devono parlare per vincere le elezioni».

«Mancati i colpi di scena» 

La pensa più a meno allo stesso modo Pregliasco: «E' stato un confronto piuttosto compassato. Non ci sono stati colpi di scena. E' mancata la vivacità. E ciò è anche dovuto che il dibattito si è svolto nel contesto di una campagna elettorale che molti rite
ngono molto indirizzata nel suo esito. E questo non aiuta ad accendere il duello».
Chi è stato più convincente? «Non mi piace questo gioco», risponde Noto, «e comunque non lo so. Sicuramente entrambi avrebbero voluto fare di più. E' stato tutto molto tecnico e poco emotivo. Pure sull'Europa, dove ci sono stati diversi attriti durante il dibattito, non è stato spiegato cosa conviene ai cittadini. Insomma, a entrambi è mancato l'ultimo miglio». 

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