Il vertice Nato/ La via diplomatica per ritrovare la coesione

Lunedì 27 Giugno 2022 di Giovanni Castellaneta

In un periodo particolarmente “caldo” per quanto riguarda le relazioni internazionali, la successione di vertici tra potenze occidentali che si stanno svolgendo in questi giorni potrebbe essere un’occasione per rinsaldare ancora di più le relazioni transatlantiche non solo nell’ottica di contrastare la Russia, ma anche di insistere sul contenimento anti-cinese. Motivazioni legittime e sensate da un punto di vista geopolitico, ma che rischiano 
di ampliare ulteriormente la frattura tra Occidente e “resto del mondo” che si sta aggravando sempre più dal 24 febbraio, giorno in cui è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina.

Consiglio europeo, vertice G7, summit Nato: un “filotto” molto importante soprattutto per noi europei, ma che deve essere orchestrato con prudenza per riportare il mondo verso una situazione di stabilità attraverso una riduzione delle tensioni.

In ordine cronologico, il primo vertice da ricordare è il Consiglio europeo che si è svolto il 23-24 giugno ed è stato caratterizzato da una decisione di portata storica: i 27 membri hanno conferito all’unanimità lo status di Paese candidato all’ingresso nell’Ue all’Ucraina (oltre che alla Moldavia ed in attesa della Georgia). Si è trattato di un gesto del tutto politico (ci vorranno non meno di dieci-quindici anni prima che Kiev entri davvero nell’Ue), ma che ha confermato la compattezza dell’Ue nel sostenere l’Ucraina contro la Russia, e che ha visto l’Italia di Draghi (tra i principali promotori di questa decisione) mettere a segno un importante successo diplomatico. L’accordo è invece mancato rispetto all’altra decisione chiave che si sta discutendo in questi giorni, ovvero l’adozione di un price cap sulle importazioni di gas russo: un’altra misura portata avanti in prima persona da Draghi ma che richiede tempo per imporsi a causa di diverse sensibilità e timori in seno ai Paesi membri. Decisioni che proiettano un futuro incerto sulla costruzione di una Europa soggetto autonomo internazionale stretta tra allargamento e quindi inevitabile diluizione e più coesa istituzione politica con capacità decisionali rapide e forza militare adeguata. Nelle attuali condizioni in effetti senza coraggiosi ma per ora quasi improbabili cambiamenti istituzionali una Europa a 27 membri più altri nove membri sarebbe ben diversa da quella che avevano sognato i padri fondatori dell’iniziale nucleo costitutivo.

Proseguiamo con il vertice G7, che si sta svolgendo in questi giorni sulle montagne della Baviera sotto la presidenza tedesca. Poche volte come quest’anno le riunioni delle principali potenze occidentali hanno avuto un contenuto prevalentemente geopolitico, certificando una condivisione e comunità di intenti essenziali per assicurare il coordinamento nell’adozione dei vari pacchetti di sanzioni contro la Russia. Una compattezza che cela però un preoccupante rovescio della medaglia: infatti, non si può certo dire che si possa ritrovare la stessa visione comune in consessi più allargati come il G20 e le Nazioni Unite. È un dato di fatto che le grandi potenze non occidentali si siano rifiutate di condannare esplicitamente la Russia, come del resto è stato certificato dal summit dei Brics che, per una ironica coincidenza, si è tenuto proprio subito prima del G7. E suscita anche un po’ di amarezza constatare che solo fino a otto anni fa la stessa Russia faceva parte del G8 e nei primi anni Duemila sembrava avviata ad avvicinarsi progressivamente al sistema occidentale.

Arriviamo infine al vertice Nato, che si terrà a Madrid dal 28 al 30 giugno. In questo caso, il “piatto forte” sarà la probabile ammissione di Finlandia e Svezia come nuovi membri: ma la risoluzione che ne certifichi l’ingresso dovrà essere approvata da tutti, compresa la riottosa Turchia. Se dovessi scommettere i miei two cents su come andrà a finire, penso che alla fine Erdogan si adeguerà e si esprimerà a favore, esigendo però adeguate contropartite soprattutto in termini di aiuti economici. La Turchia ha un ruolo chiave nella risoluzione del conflitto russo-ucraino per la sua posizione strategica nel Mar Nero; ma la crisi economica che sta attraversando Ankara deve invitare lo stesso Erdogan a bilanciare attentamente le sue valutazioni.
Insomma, l’Occidente potrebbe uscire da questa serie di incontri più unito che mai. Là fuori, però, c’è un mondo sempre più contrapposto e che non per forza è disposto ad abbracciare tutti i nostri valori e sposare le nostre battaglie (come il sostegno incondizionato all’Ucraina). Senza contare una ambigua e sotterranea tendenza a lasciare le cose come stanno e provocare dall’interno una decomposizione dell’ordine mondiale nato dopo la seconda guerra mondiale basato su di una leadership di principi americana/europea a favore di nuove geometrie politico-economiche Ecco perché occorre puntare sulla diplomazia e tentare di ridurre al più presto la distanza tra “noi” e il resto del mondo. 

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