Inghilterra in lutto/ L’addio in lacrime della Regina sola

Domenica 18 Aprile 2021 di Concita Borrelli

Nel giorno dei funerali, i morti sono riassunti nei loro gesti più semplici.

In quelli che li hanno resi più terreni. Sul sedile guanti, plaid, frusta e cappello del Duca di Edimburgo. La sua carrozza preferita accompagnata dagli stallieri è entrata nel castello di Windsor. Trainata da due pony Fell, Balmoral Nevis e Notlaw Storm. Una carrozza a quattro ruote, in alluminio e acciaio verde scuro, costruita otto anni fa su richiesta specifica del principe Filippo allora 91enne per girare a Windsor e in altre tenute reali. Al passaggio della Land Rover Defender ancora senza feretro, uno solo degli stallieri si è tolto il berretto, tutti hanno abbassato il capo. Senza mai smettere di accarezzare quei magnifici pony. E così Filippo se n’è andato. In una cerimonia filmica degna di un grande regista. Il più raffinato! Tutti in nero, of course. Sua Maestà, a capo sempre chino, era un punto raccolto in un cappello elegantissimo, la spilla appuntata sull’abito illuminava tutta la St George’s Chapel.

Nessuno al suo fianco. Gli uomini in inarrivabili tight. Quello di Carlo non ha mai eguali, in nessuna occasione. Carlo guidava il corteo, lento nel passo e nello sguardo umido. Senza lo scatto nervoso ed atletico che fu del padre e che oggi è di Harry. Che tuffo al cuore nel rivederlo a casa, quel ragazzo caro a tutti. Strappatoci dall’incanto di una sirenetta hollywoodiana. Un ragazzo che solo due anni prima, in divisa, al fianco del fratello William, a passo svelto e sorridenti entrambi, era lì, a Windsor, verso un altare di nozze che fatichiamo ancora a benedire. Ieri Harry era diviso dal fratello. Tra loro il cugino Philip. Una solitudine persa la sua che si rifletteva nelle lacrime della nonna e in tutta quella coreografia di esattezza maniacale. Parate, marce, passi, passaggi, cortei, ingressi, uscite, Range Rover tirate a lucido come le perle magnifiche della più bella del reame, Kate. Mai senza una colonna sonora: inni dei reparti militari, l’Inno nazionale all’apparizione della Bentley di Her Majesty, i cori all’interno intonati da quattro uomini del clero ed una donna in lungo. Un rigore ed un’inglesitudine che The Crown mai ci arriverà per quante serie manderà in onda! E la cornamusa in solitaria. La Scozia, l’anima malinconica del Regno Unito che Elisabetta ha scelto per la foto del profilo social con il suo amato. E poi, come nei film, quelli migliori, un finale con punto di domanda: vissero felici e contenti? Perché quando tutti lasciano la cappella e si sciolgono le righe, ed Elisabetta è già in auto, Harry affianca e si pone al centro tra William e Kate. E sarà lei a parlargli.

E sarà lui, scapigliato nell’animo, a risponderle e poi rivolgersi a William che si priva subito della mascherina! A nostra memoria, sono stati sempre loro due insieme l’immagine più schietta, sincera, spontanea della Royal Family, il vero capolavoro che Diana ci ha lasciato in eredità e Carlo ha coltivato. Abbiamo aspettato ieri per averne certezza. E, seppur consapevoli che lì, dentro la Ditta, si consumano gerarchie, interessi, obblighi, liturgie, tradizioni ed anche ottusità più forti che in qualsiasi altro apparato, noi sappiamo che questa epoca non consente il biasimo, la stigmatizzazione. Siamo oltre i castelli e le loro ombre. William ed Harry sono due amabilissimi giovani che non possono entrare in tragedie shakespeariane. Sono social. Divertenti. Privilegiati. Uno sarà re quando la monarchia in Inghilterra avrà un altro sapore. L’altro sempre il fratello cheeky, fragile e amabile. Entrambi meno significativi dei loro padri, nonni ed avi. Proprio per questo lasciamo che si abbraccino. E che ognuno vada dove vuole. Tanto Harry non resisterà a lungo nel pollaio messo su nella residenza di Montecito, a Santa Barbara. Il profumo del plaid ripiegato di suo nonno Filippo sul sedile della carrozza è arrivato a noi, figuriamoci a lui che in quel plaid vi è stato avvolto. Pertanto tornerà. Vedrete che tornerà...
 

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