Zanardi, il tifo per l’uomo che ha unito tutti

Domenica 21 Giugno 2020 di Piero Mei
Zanardi, il tifo per l uomo che ha unito tutti
Alex, l’uomo che lotta per nascere un’altra volta, la sua terza. Che lotta in uno di quei luoghi di terapia intensiva che sono stati in questi mesi il nostro incubo e la nostra ancora. Alex Zanardi non lo sa perché è in coma farmacologico, ma lotta non solo per se stesso ma per tutti noi.

Ecco la straordinaria umana avventura di Alex: la parola “tutti”.
È lui il simbolo di quel che potremmo essere ma mai ci riesce, noi guelfi o ghibellini, Coppi o Bartali, Loren o Lollo, Rivera o Mazzola, riformisti o populisti, europeisti o sovranisti, Lazio o Roma, Juve o Toro, Milan o Inter, solidali o frugali, virologi o no, noi “tutti” ammiriamo dello stesso sentimento Alex Zanardi, che non è un eroe, parola vittima d’abuso, ma un Uomo. L’Uomo coraggioso che quando perse entrambe le gambe su di un circuito motoristico non pensò, come disse dopo ore e giorni di anestesia e ferri di chirurgo, alla metà di sé che aveva perduto ma a quella che gli era rimasta e che poteva adesso “regalargli” un’altra vita, un’altra possibilità.

Quella che ha poi gettato nella straordinaria sua quotidianità, sbattendo la porta della sua immagine alla compassione che fa sentire più buono chi la pratica (ma non sempre lo è) e invece lasciandola spalancata all’ammirazione, alla fiducia, alla speranza che ha trasfuso a tutti, dopo quella volta che il suo corpo dimezzato era rimasto con un solo litro di sangue nelle vene.

E’ questo che ha sempre entusiasmato noi tutti: “Lives Matter”, black o white che siano, o d’altra tonalità per parlare di una sfida attuale che ci coinvolge. Anche questa, “tutti”, campioni d’una impresa sportiva o d’una impresa di ogni giorno che ne propone delle più diverse, sportivi e politici, popolo ed élite senza distaccamento sociale o ideologico: tutti. Per uno.

La Sfida. E’ anche questa una delle parole che scrivono di Alex, e non solo per il titolo di una trasmissione televisiva che l’ha visto protagonista. Pure quella che l’ha visto coinvolto nell’ennesimo banale e drammatico incidente su di una stupida curva a destra, in discesa per la Val d’Orcia, era una sfida delle sue, e delle nostre se ne fossimo “tutti” capaci_ la sfida dell’unità, dal nord al sud dell’Italia, la sfida della ripresa che ci aspetta, e che si spetta all’esito positivo, se sapremo coglierla come Alex Zanardi sempre sa cogliere le sue e c’insegna a farlo.

Anche se una volta ha scandito che non è questo il punto, la sfida per gli altri, ma la sfida per se stesso. In Zanardi gli altri e il se stesso si sommano.
Il giorno stesso in cui tornò a casa senza le gambe, Alex Zanardi volle sfidare suo nipote a nascondino. Prima si infilò nel caminetto. Poi avvicinò due sedie e ci si sdraiò sopra, coprendosi con un plaid. Infine, si mimetizzò dentro il portavivande. La sera, il nipote confidò al padre: «Da grande voglio guidare una macchina da corsa e non avere le gambe come lo zio» Alex sostiene che, dei tanti complimenti che ha ricevuto, quello rimane per distacco il più bello.

Quel bambino rinato ha cominciato subito a trafficare con viti e bulloni, come faceva nei motori insieme con il papà idraulico, quando Alex era adolescente. Ora pedalava con le mani sull’handbike e non sono state le sue vittorie, ottenute con la stessa aggressività prima e dopo, a emozionarci senza distinzioni di nessun tipo.

E’ l’Uomo, che davvero fa dire, come il titolo di uno dei suoi libri, «però… quel Zanardi da Castel Maggiore!». E non c’è un briciolo d’ipocrisia nella speranza e nel sostegno di “tutti”. E’ lui che il 2 giugno è stato in tv il simbolo di questa speciale unità d’Italia, l’unità del “non mollare mai”, l’Italia di Alex.
Ultimo aggiornamento: 17:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA