Le quote europee/ Le furbizie sui migranti non brucino la svolta Ue

Martedì 9 Giugno 2020 di Carlo Nordio
Mentre il Paese esce faticosamente dalla pandemia, la politica sembra entrare in un tunnel di contraddizioni che al momento sconcertano, ma che un domani potrebbero deflagrare. Per ora ne citiamo due, in ordine di crescente gravità.
La prima riguarda le autorizzazioni che ormai si concedono quasi automaticamente alle manifestazioni pubbliche. Ora, se è vero che dopo un lungo e sofferto isolamento la voglia di squadernare in pubblico le proprie idee è ben comprensibile, è altrettanto vero che valgono ancora delle regole che sono di fatto incompatibili con questi assembramenti. E mentre gli alunni non possono andare a scuola, i melomani ai concerti, i cinefili al cinema, i tifosi allo stadio, i parenti ai funerali e via discorrendo, l’esterrefatto cittadino si domanda se sia ragionevole consentire che centinaia di persone, spesso senza disciplina né cautele, possano scatenarsi in piazza in un vociferante disordine. Forse una maggior prudenza sarebbe stata più opportuna.
La seconda contraddizione, assai più grave, riguarda i migranti e l’Europa. Le riservate fonti informative hanno allertato il governo che dalle coste africane premono almeno ventimila aspiranti all’approdo nelle nostre coste.
Intanto alcune navi delle Ong, finora ferme nei nostri porti, stanno prendendo il mare con il dichiarato proposito di soccorrere i naufraghi. Incidentalmente notiamo che il naufragio, per definizione, è un evento incerto e imprevedibile, mentre in questi casi il collasso dei fragili gommoni è più o meno programmato. Ma questa è storia vecchia, alla quale ormai siamo rassegnati.
La novità è che il nostro governo ha chiesto preventivamente all’Europa un programma di distribuzione di questi migranti, e su questo si aprirà l’ennesimo contenzioso. Anche qui, incidentalmente, notiamo che alla fine dello scorso anno i nostri ministri avevano trionfalmente annunciato l’efficacia dell’accordo di Malta per l’assegnazione di una percentuale di sbarcati ai Paesi “volonterosi”. Evidentemente l’accordo non funziona, se ancora oggi siamo costretti a insistere per la redistribuzione dei prossimi arrivi.
Nel frattempo è arrivata l’epidemia, con le conseguenze che sappiamo, compresa la chiusura delle frontiere che stentano a riaprirsi, e che comunque sono presidiate assai più severamente di prima. Ed ecco la contraddizione. Se la Grecia e l’Austria ci impediscono di entrare, e se il resto d’Europa pone vincoli rigorosissimi - quarantena, certificazioni ecc - per il libero transito dei propri cittadini, con quale faccia possiamo chiedere ai partners di accogliere automaticamente migliaia di africani di cui non conosciamo né la provenienza, né la storia, né tantomeno le condizioni di salute? 
E ancora. Questi vincoli non valgono solo per gli Stati, ma anche all’interno dell’Italia, dove, come abbiamo detto prima, una buona parte delle nostre libertà sono compresse da regole più o meno rigorose. 
Ora, come possiamo chiedere ai nostri concittadini di accettare questa spola marittima che non offre nessuna garanzia sanitaria per le persone che dovremmo Ebbene, per quanto riguarda l’Europa il rischio è notevole. La UE, che all’inizio aveva brillato per assenza, miopia ed egoismo, ha cambiato rotta sotto il profilo economico, offrendo aiuti che sarebbe dissennato rifiutare, per quanto sottoposti a condizioni meritevoli di approfondimento. Sarebbe una tragedia se il conflitto che inevitabilmente si profilerà sulla redistribuzione dei migranti dovesse riverberarsi sugli accordi finanziari, rimettendoli in discussione. 
Per quanto poi riguarda gli italiani, essi hanno disciplinatamente accettato una serie di limitazioni di diritti minimi, senza nemmeno un dibattito parlamentare. Hanno subìto l’irrogazione di sanzioni ( tutti ricordiamo il pasticcio fatto dal governo sulle passeggiate di prossimità e i cosiddetti congiunti) manifestamente illegittime per violazione dei principi di tassatività e determinatezza. Hanno creduto a un sollecito soccorso economico, e non hanno visto una lira. 
Hanno sopportato questo, e molto altro, solo per necessità, consapevoli che di fronte alla pandemia non era il caso di sottilizzare. Ora sono esausti, scoraggiati, irritati e impoveriti: non meritano di essere umiliati e offesi dalle convulsioni di una politica oscillante e contraddittoria,che potrebbe far perdere loro la pazienza.
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