Coronavirus, perché Roma deve evitare che si torni alla pandemia

Giovedì 9 Luglio 2020 di Alessandro Orsini

L’Italia ha respinto 112 cittadini del Bangladesh atterrati a Roma, per paura che fossero affetti da Covid-19. Sull’aereo erano presenti anche molti passeggeri pakistani, che però sono sbarcati, nonostante il Pakistan abbia un numero di contagiati più alto del Bangladesh. Prima di sviluppare un ragionamento politico, abbiamo bisogno di conoscere i fatti. Il primo fatto è che il Bangladesh ha registrato 172 mila casi di coronavirus, con 2200 decessi, secondo i dati raccolti da una delle maggiori università americane, la John Hopkins. Verso la metà di giugno, il Bangladesh è precipitato nell’inferno: i posti letto in ospedale e i ventilatori sono esauriti e molti ammalati sono rimasti senza cure. Il secondo dato è che, in Bangladesh, nonostante la tragicità della situazione appena descritta, si è scatenato un mercato di certificati falsi, il cui costo oscilla tra i 36 e i 52 euro, secondo quanto viene denunciato dalla stampa di quel Paese. Siccome la somma è contenuta, la situazione è andata fuori controllo e, purtroppo, lunedì sono sbarcati a Roma 37 cittadini del Bangladesh risultati positivi al covid-19 in base ai test italiani. Chiariti i fatti, veniamo alla politica. In primo luogo, l’Italia non può permettersi un’altra chiusura totale o “lockdown”.

Coronavirus, l'Italia blocca l'ingresso a chi arriva da 13 Paesi a rischio

Coronavirus Bangladesh, uomo positivo sul treno a Roma: denunciato

Questo perché, tra le principali economie europee, è quella che subirà il calo del Pil più consistente, secondo le previsioni della Commissione europea (-11,2% nel 2020), ed è anche quella che impiegherà più tempo per riprendersi.

Le stime della ripresa italiana nel 2021, previste inizialmente al 6,5%, sono state appena corrette al 6,1%. Ai dati di Bruxelles, l’Istat ha aggiunto i propri: il 38,8% delle imprese italiane, vale a dire oltre un’azienda su tre, è a rischio sopravvivenza. C’è di più: l’Italia non può permettersi che il virus riprenda a espandersi proprio da Roma che, in un’ottica comparata, ma con tutto il nostro cordoglio per le vittime, è rimasta sostanzialmente immune dal contagio di massa. Essendo Roma uno snodo ancora più importante di Milano, se la capitale cade, cade il Mezzogiorno intero. Immaginando il coronavirus come un esercito, il Rubicone è a Roma, non in Romagna. Per ragioni strategiche, il governo deve “tenere” la capitale. Dal momento che i bengalesi sono sbarcati a Roma, il ministro della Sanità si è trasformato nel ministro della Difesa e ha chiuso il fronte. Continuando a ragionare politicamente, non possiamo non soffermarci sulle parole appena pronunciate dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, la quale ha dichiarato che «in autunno avremo una crisi economica e c’è il rischio concreto di tensioni sociali». Sotto il profilo etico, la sofferenza delle persone ha lo stesso valore in qualunque città d’Italia. Sotto il profilo politico, la questione cambia. A causa della presenza della criminalità organizzata, che ha interessi economici in tutta Italia, ma che ha le proprie “milizie” concentrate al Sud, la diffusione di fenomeni di aperta ribellione nel Meridione pone una minaccia particolarmente insidiosa alla sicurezza della Repubblica. Utilizzando un linguaggio sociologico, diremo che la mafia e la camorra sono “imprenditori politici”, vale a dire soggetti organizzati capaci di mobilitare risorse, non soltanto economiche. Un imprenditore politico ha i mezzi per sviluppare “narrazioni”, su cui cementare identità e appartenenze. Quella narrazione ci è nota: «Lo Stato ci abbandona». Sono soltanto alcune delle ragioni per cui Roma, porta del Meridione, non può diventare il nuovo epicentro del coronavirus. Ovviamente, questa emergenza non modifica minimamente l’affetto che gli italiani hanno sempre avuto verso i bengalesi, una delle popolazioni più pacifiche e civili che abbia mai solcato il territorio italiano, ma è chiaro che l’Unione Europea deve intervenire presto con un regolamento unitario che consenta a tutti i Paesi membri di difendere i propri cittadini nella certezza del diritto. Se il recinto normativo non esiste, va creato. Tanto più che molti esperti annunciano una ripresa dei contagi in autunno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA