Polemica Sanremo / Perché Zelensky non stona sul palco del teatro Ariston

Sabato 28 Gennaio 2023 di Mario Ajello
Polemica Sanremo / Perché Zelensky non stona sul palco del teatro Ariston

Non lo vogliono i grillini.

Non lo vogliono gli ultra-sinistri. Non lo vogliono tutti quelli che sotto sotto, anche a destra, non sono sicuri su chi sia l’aggressore e chi l’aggredito nella guerra russo-ucraina. E non vogliono Zelensky al festival di Sanremo neppure quelli secondo cui il festival è un contesto troppo leggero per diventare un luogo dove si parla di una tragedia. Può essere pure accettabile quest’ultima scuola di pensiero, al contrario delle altre, e tuttavia di guerra e di pace sul palco dell’Ariston si è sempre parlato e alle canzonette, che sono una cosa seria, si sono spesso affiancati temi politici (Gorbaciov a Sanremo nel 1999 ha fatto epoca), questioni sociali (Baudo nel 1984 fece salire sul palco gli operai Italsider) e discorsi sui diritti civili. Il video-collegamento di due minuti del premier ucraino non può destare lo scandalo che sta sollevando. E la Rai ha fatto bene a  volere questa presenza. Che è un bel colpo, non spettacolare ma contenutistico, per la televisione pubblica e per la sua proiezione internazionale e un’iniziativa che contribuisce a dare, come il servizio pubblico deve dare, un’immagine del nostro Paese come comunità che insieme al resto dell’Europa rifiuta la guerra d’aggressione e solidarizza con le vittime di una violenza anti-storica. 

Il festival di Sanremo è sempre stato una finestra aperta sul mondo, non solo quello nostrano, e non stride affatto con questa vocazione non solo canora ma nazional-popolare in senso lato la presenza di un testimone e di un protagonista importantissimo come Zelensky.

Il mondo delle canzonette e il mondo della storia anche politica non possono che essere intrecciate ormai nella realtà dove tutto è ibridato e interconnesso. E la sola idea che a suo tempo Sanremo ospitò un lungo monologo di Saviano, mentre ora ci si lamenta per due minuti di Zelensky, lascia l’amaro in bocca. 

Il presidente ucraino sul palco va visto non tanto come un omaggio alla sua persona, che pure è meritevole, ma come premio a noi stessi come cittadini europei che non abbiamo ceduto alla prepotenza per cui un Paese può essere straziato nel silenzio degli altri popoli. Dopo un anno di guerra, il palco di Sanremo può fungere come una voce tra tante che testimonia l’attaccamento alla libertà. E nel coro, un solista come Zelensky - che magari non sa cantare - non stecca affatto.

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