L'esempio francese/ Le scelte delicate per tutelare le pensioni

Mercoledì 19 Aprile 2023 di Angelo De Mattia

Può diventare come la leva di Archimede: la questione pensionistica potrebbe essere considerata una dei passi cruciali di questo e dei prossimi anni, non solo per l’ineludibilità del problema, ma anche per le misure di politica economica che fatalmente dovranno essere adottate.

A essa si collegano infatti il problema del crollo delle nascite, della crescita, dei salari bassi, dell’occupazione, del lavoro nero, della produzione, del welfare e, non certo in ultima posizione, dell’immigrazione.  Negli anni passati abbiamo frequentemente ascoltato teorie - spiegate in modo alquanto grossolano - secondo le quali gli immigrati ci avrebbero consentito, con il loro contributo lavorativo, di sostenere una parte importante dell’onere pensionistico. Con ben altre argomentazioni, il premio Nobel Paul Krugman oggi ci spiega che negli Stati Uniti gli immigrati stanno salvando anche i conti pubblici. 


In Italia, di fronte al rischio di un rapporto decisamente critico di 1 a 1 tra pensionati e lavoratori che si potrebbe materializzare dopo il 2040 (e, fra un decennio, di 1 a 1,3) come sostiene il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, occorre sin d’ora adottare una strategia che faccia leva sulla crescita del Pil, il che significa produttività totale dei fattori, innovazione, competitività e naturalmente incremento dell’occupazione. Le iniziative annunciate in passato per far emergere il lavoro nero - che un governatore della Banca d’Italia amava definire grigio, perché una coincidenza con il malaffare non è generalizzabile - andrebbero rafforzate e rilanciate.  Vi è poi tutta la parte che concerne le nuove attività, con le connesse esigenze di specializzazioni dei lavoratori, nonché gli agganci con le varie transizioni che suggerisce, anzi impone, il Piano di ripresa e resilienza. Dal canto suo, la questione demografica esige una politica organica, mentre cresce l’indice di vecchiaia (179,3 anziani contro 100 giovani secondo i dati Inps) e si prevede che la popolazione italiana passerà, come dice l’Istat, dai 60 milioni attuali a 54 milioni nel 2065.


Nessuno Stato può rimanere integro senza imboccare la via della decadenza, come storicamente riscontrabile addirittura per gli imperi, in presenza di una diminuzione costante della popolazione. La demografia, con i temi della maternità, delle strutture sociali, della parità effettiva uomo-donna, esige una organica programmazione. E a questo proposito il premier Meloni ha già annunciato una serie di misure volte a favorire la maternità nelle famiglie italiane.


Nel campo del lavoro, invece la funzione degli immigrati, che sono prevalentemente giovani e che possono essere destinati ad attività in generale di livello medio, si rivela essenziale per il riequilibrio pensionistico, concorrendo il lavoro, il salario e la giovane età a una crescita costante e, per questa via, alle pensioni. Abbiamo già ora molti significativi esempi in tal senso. Basti pensare che già ora si segnalano la necessità di non meno di 560 mila immigrati nel settore del commercio e del turismo. Le politiche del passato adottate dalla Francia per la demografia e l’immigrazione, benché alimentate da una situazione anche storicamente diversa, costituiscono un utile punto di riferimento. Certamente ciò presuppone un’immigrazione regolata e governata. 
Perciò potrebbe essere un tema da ricondurre, per il suo carattere epocale, a quel “Patto nazionale” spesso auspicato da questa o quella parte sociale che, poiché tocca tutti i tasti e mira alla coerenza dei comportamenti degli attori politici, istituzionali e sociali, ha bisogno di grandi convergenze. Intanto le modifiche che si profileranno “medio tempore” in materia previdenziale e di immigrazione non potranno fare astrazione dalla prospettiva delineata, che naturalmente richiede un approccio politico d’anticipo.

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