Metodo Campidoglio/ La realtà distorta per nascondere errori e fallimenti

Venerdì 19 Aprile 2019 di Massimo Martinelli
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C’è un tratto distintivo, nella strategia di governare la Capitale, che oggi viene fuori in maniera netta. Già in passato, nei due anni che Virginia Raggi ha trascorso alla guida del Campidoglio, si era manifestato in maniera velata, se ne intuivano i contorni, era possibile immaginarlo. Eppure mai, fino ad ora, era stato possibile coglierlo appieno, confrontando la sua privata consapevolezza dei problemi della città e l’approccio pubblico da amministratore, nel dare una risposta ai romani.

Questa comparazione è possibile farla adesso, leggendo da una parte le conversazioni tra lei e l’ex ad di Ama, Bagnacani, e - dall’altra - scorrendo l’ultimo contratto di servizio che il Campidoglio ha stipulato con la stessa Ama, oggi guidata da un amministratore unico che in Campidoglio definiscono “a tempo”. Dalle prime si evince che Virginia Raggi considera - in privato - catastrofica la situazione della raccolta dei rifiuti a Roma. E il concetto è esplicitato in maniera anche colorita: «Ho la città che è praticamente fuori controllo, i sindacati che fanno quel c... che vogliono». E ancora: «Quando ai romani dico, sì la città è sporca però vi aumento la Tari, mettono la città a ferro e fuoco».

Invece, a leggere il nuovo contratto di servizio di Ama che il Campidoglio ha preparato per garantire la pulizia della città, sembrerebbe che la sindaca sia convinta dell’esatto contrario di quel che diceva cinque mesi fa al suo ex manager. E cioè che la situazione dei rifiuti nella Capitale non sia per nulla emergenziale. E addirittura, che per garantire ai romani il servizio per il quale pagano la Tari, sia possibile ridurre il numero di strade da spazzare e anche la frequenza degli orari per raccogliere l’immondizia non differenziata (che purtroppo, in termini percentuali, nella Capitale è ancora di gran lunga superiore a quella differenziata).

E’ evidente, a questo punto, che esiste un Raggi-pensiero aderente alla realtà, che fotografa l’assoluto degrado in cui versa la città, e una strategia-Raggi che sembra invece indirizzata a nascondere quella fotografia impietosa per rinviare la soluzione del problema. L’obiettivo evidente è quello di piegare la drammatica realtà alle sue reali capacità di governo del Campidoglio. Non riusciamo a risolvere il problema della pulizia in città? Sosteniamo che in fondo la situazione non è messa così male, e che possiamo anche pulire di meno. Siamo spaventati dallo strapotere dei sindacati? Chiediamo ai dipendenti di lavorare meno, di svuotare un numero inferiore di cassonetti, di ridurre i percorsi delle spazzatrici. E i sindacati saranno meno aggressivi. 

Il prossimo passo , paradossalmente, potrebbe essere quello di adottare la stessa strategia anche per la situazione fallimentare dei trasporti a Roma. Se i bus sono vetusti e vanno a fuoco mentre sono pieni di passeggeri, basterebbe ritoccare il contratto di servizio di Atac, riducendo le corse giornaliere e i chilometri da percorrere ogni giorno. E l’ipotesi, purtroppo, non è poi così peregrina, se è vero che i 70 bus che il Campidoglio ha ordinato in Israele per sostituire quelli in circolazione - e in parte ha già pagato - non possono essere immatricolati in Italia perché considerati inquinanti. Così vanno le cose sotto il cielo di Roma.
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