Risposte presidenziali/ Quell’errore sovranista di Macron

Venerdì 8 Febbraio 2019 di Marco Gervasoni
L’ultima volta che Parigi ritirò il suo ambasciatore da Roma, l’Italia di Mussolini l’aveva invasa. Siamo a una situazione del genere? È un gesto, quello politico compiuto dal governo francese, ma di fatto da Macron, misurato e giustificabile? Noi crediamo di no. Certo, da quando si è formato il governo Conte gli incidenti sono stati numerosi: eppure ricordiamo che Macron fu il primo capo di Stato a fornire un appoggio caloroso al governo, prima ancora che Conte sciogliesse le riserve. 
Così come per qualche tempo erano noti i contatti tra esponenti 5 Stelle e quelli della République en marche, il partito di Macron. Il suo principale avversario era invece Salvini, equivalente italiano del nemico interno, Marine Le Pen. Poi la situazione è precipitata, le dichiarazioni ostili da parte francese contro l’esecutivo, e in particolare contro il leader leghista, sono cominciate, e a queste i dioscuri italiani hanno risposto per le rime, anche loro spesso sopra le righe. Questa la breve storia di un conflitto che, a essere oggettivi, è stato iniziato da Parigi.
Anche se poi nelle risposte da parte italiana a volte si è esagerato, e hanno esagerato soprattutto i 5 Stelle, con dichiarazioni di vera e priora ingerenza, speculari a quelle di altri ministri francesi contro l’Italia. Su questo giornale spesso abbiamo stigmatizzato gli interventi a gamba tesa dei secondi, e poi, come giusto, quelli equivalenti dei nostri.
La pistolettata di Sarajevo (se vogliamo drammatizzare) è stato però l’incontro di Di Maio con i gilet gialli. Politicamente un gesto inconcludente e con poco senso, tra l’altro controproducente se i 5 Stelle intendono mettere in difficoltà elettorale Macron, perché un’eventuale lista gilet gialli alle Europee sottrarrebbe voti all’opposizione al presidente francese. Incontro sgradevole per l’Eliseo, certo, ma l’incauto Di Maio non ha stretto la mano a terroristi, ma a figure regolarmente invitate nei programmi televisivi francesi a dibattere. Di sicuro, sarebbe stato meglio affrontare un match con Parigi su terreni assai più consistenti e nobili: dai cantieri Stx alla questione migranti. Terreni assai più nobili rispetto a una trasferta dai gilet gialli.
La dimensione elettorale è infatti fondamentale per comprendere questa grave crisi: mossa elettorale sono le dichiarazioni di Di Maio e, in misura minore, di Salvini, mossa dal sapore elettorale quella di Macron di richiamare l’ambasciatore. I due blocchi si sono scelti come avversari nella contesa europea, da un lato i cosiddetti «populisti» dall’altro gli «europeisti». Inoltre il gesto del governo francese è teso anche a mettere in difficoltà il principale competitor di Macron alle Europee: Marine Le Pen, che non passa giorno senza schierarsi con Salvini, e che ora rischia di passare come l’alleata del «nemico» italiano.
Questo eccesso di reazione rischia tuttavia di creare danni permanenti ai due Paesi, ben oltre la durata dei governi. I governi infatti passano ma gli Stati restano. Lo ha ben colto il Quirinale, con le sue dichiarazioni preoccupate. Non solo, il richiamo dell’ambasciatore getta anche una luce sinistra sulla tenuta della Ue. È raro, quasi mai successo, un gesto del genere tra due diversi Paesi appartenenti all’Unione Europea. Come può il presidente francese ancora parlare di «sovranità europea»? Secondo noi un concetto vuoto e senza senso. Ma se lo si usa, non si può poi reagire in maniera così affrettata e radicale: di tipico stampo sovranista, per l’appunto.
Se poi l’intenzione di Macron era quella di indebolire il consenso del governo, è probabile che il suo gesto otterrà l’effetto contrario. Creando contrapposizione tra due Paesi anziché tra partiti politici o tra partiti che a Strasburgo siedono in blocchi contrapposti.
A tutto ciò è bene rimediare: come ha capito subito almeno Salvini, con una dichiarazione aggressiva nei toni ma aperta nella sostanza. Anche se è probabile che l’ambasciatore non farà ritorno a Palazzo Farnese fino alle elezioni europee: da cui quasi tutto, di questa pazza crisi, scaturisce.
© RIPRODUZIONE RISERVATA