La lezione dell’Euro/L’unica via possibile per uscire dalla crisi

Domenica 24 Gennaio 2021 di Romano Prodi
La lezione dell Euro/ L unica via possibile per uscire dalla crisi

La definizione dell’Italia come grande malato d’Europa si ripete ormai da tempo immemorabile ma, dopo l’inizio di questa sciagurata crisi di governo, gli allarmi che giungono da Bruxelles e dagli altri Paesi partner, si sono moltiplicati e hanno raggiunto livelli senza precedenti.
La ragione è molto semplice: da quando è stato varato il Next Generation Eu si è creata una nuova e inedita interdipendenza fra i diversi Paesi europei.

Un evento davvero senza precedenti. Vi è tuttavia una condivisa consapevolezza che il successo di questo grande progetto sia condizionato dai comportamenti dell’Italia, che ne è il Paese maggiormente beneficiario e protagonista.

Eppure non sembriamo renderci conto dell’importanza del Next Generation Eu. Esso cambia i rapporti tra i diversi Paesi membri in modo così profondo che la Commissione e l’Europarlamento hanno recentemente deciso di dedicare l’impressionante somma di 864 milioni di Euro unicamente per fornire, entro la fine del 2027, le consulenze necessarie a dare vita alle riforme strutturali che dovranno guidare la ripresa dei paesi europei dopo la pandemia. 

La Direzione della Commissione responsabile di questo progetto (tra l’altro guidata da un italiano) sta già apprestando gli strumenti di sostegno tecnico per aiutare le riforme necessarie al progresso della futura società europea: dall’ambiente all’energia, dalla Pubblica Amministrazione alla scuola tecnica, dalla digitalizzazione alla ricerca scientifica, dalla giustizia al fisco, fino alle misure dedicate alla riduzione delle disuguaglianze. Si tratta di un’azione di supporto non solo necessaria per aiutare i singoli Paesi, ma anche per armonizzare le loro strutture decisionali e creare un modo di operare sempre più coordinato fra i diversi Paesi.

Vista da Bruxelles la crisi italiana non è quindi soltanto un problema nostro. Non riguarda unicamente il nostro spread o la valutazione di Moody, ma mette a rischio, insieme al futuro dell’Italia, il futuro degli altri Paesi europei.

Per essere sintetico, la crisi italiana sta spaventando l’Europa. Per allontanare questa crescente paura dobbiamo urgentemente dare vita a un governo in grado di rispondere positivamente all’allarme dei nostri partner, mettendo in programma i quattro o cinque progetti di riforma indispensabili per unirci alla comune strategia di ripresa. Non è certo un compito impossibile mettere in fila gerarchica i provvedimenti italiani più urgenti e necessari, sui quali è concretamente possibile trovare un largo consenso. Mi limito ad alcuni esempi coralmente ripetuti: la riduzione dei tempi della giustizia, la riorganizzazione della scuola come struttura non solo del nuovo sapere ma della nuova società, con la relativa adozione del tempo pieno e delle necessarie attività complementari. A cui aggiungere le elementari misure fiscali che da decenni si promettono ma che oggi, proprio per il respiro che ci viene dalle nuove politiche europee, sono concretamente possibili. Si può inoltre raccogliere una larga maggioranza di consensi su una revisione del codice degli appalti per rendere normali i tempi degli investimenti e sulle semplificazioni delle procedure burocratiche che non necessitano di raffinati cambiamenti, ma solo dell’abolizione di alcuni passaggi di semplice interdizione.
Il nuovo governo deve quindi partire da questi contenuti e costruire attorno ad essi la necessaria aggregazione politica non solo del Parlamento, ma delle forze sociali che, a differenza di altri momenti storici, si sono mantenute singolarmente al margine del processo politico delle scorse settimane.

Nelle circostanze oggi esistenti, un governo può esercitare positivamente il proprio mestiere solo presentandosi di fronte al Parlamento con un progetto semplice, comprensibile e ritenuto necessario per il nostro futuro. E’ questo l’unico modo per conquistare in modo eticamente accettabile i necessari consensi.

Quando il governo da me presieduto si propose di portare l’Italia nell’Euro, non disponeva certo di una maggioranza larga e omogenea, ma fu in grado di raccoglierla e renderla compatta proponendo al Parlamento un obiettivo voluto dalla maggioranza degli italiani.
Come nel caso dell’Euro, il condiviso grande traguardo in grado di aggregare i necessari consensi esiste e si chiama Next Generation Eu.

Il futuro governo deve essere semplicemente in grado, come avvenne nel caso dell’Euro, di proporre con chiarezza le semplici e severe misure necessarie per fare uscire il Paese dalla crisi prodotta dalla pandemia. Per raggiungere quest’obiettivo abbiamo oggi le risorse finanziarie necessarie e, come abbiamo in precedenza sottolineato, gli aiuti tecnici che ci permettono di supplire, almeno in una notevole parte, alle croniche mancanze della nostra struttura statuale. 

Non è raccogliendo qualche parlamentare in cerca di sistemazione che si prepara il nostro futuro, ma preparando i provvedimenti necessari per costruirlo. Oggi è possibile aggregare attorno ad essi una solida maggioranza parlamentare e non una coalizione di reduci tenuta insieme solo per finire la legislatura. Penso che sia ancora possibile salvare la legislatura, salvando l’Italia.

Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 00:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA