Assegno unico, l'aumento: passa da 175 a 190 euro, sarà rivalutato con i fondi non usati

Saranno adeguate all'inflazione anche le soglie Isee. Nel 2022 meno domande del previsto

Sabato 13 Agosto 2022 di Luca Cifoni
Assegno unico, l'aumento passa da 175 a 190 euro: sarà rivalutato con i fondi non usati

Effetto inflazione anche sull’assegno unico e universale per i figli (Auu). Da prossimo anno l’importo base mensile aumenterà dagli attuali 175 a quasi 190 euro, e saliranno anche le soglie di Isee (indicatore di situazione economica equivalenti) in base alle quali l’assegno viene riconosciuto alle famiglie. L’indicizzazione all’aumento del costo della vita è prevista dalla legge che ha istituito l’Auu, ma lo scatto dei prezzi sarà ben più drastico di quello preventivato allora, ovvero alla fine dello scorso anno. Ne prende atto la relazione tecnica al decreto Aiuti bis appena inviato al Senato: che per il 2022 toglie 630 milioni allo strumento di sostegno, utilizzato meno di quanto fosse previsto, mentre per gli anni successivi lascia invariati gli stanziamenti iniziali, pur se presumibilmente abbondanti, giustificando questa scelta con la «significativa maggiore indicizzazione ai prezzi degli importi individuali e delle soglie di accesso rispetto al contesto macroeconomico sottostante le valutazioni a base del decreto legislativo 230/2021».

Ovvero appunto il provvedimento che aveva definito il funzionamento dell’assegno. La riduzione di 630 milioni dei fondi per quest’anno deriva da una serie di conteggi, basati sui dati Inps e riepilogati nel documento firmato dal Ragioniere generale dello Stato. Fino al 30 giugno erano stati erogati 4,64 miliardi, che però diventano 5,1-5,2 in termini di competenza se si tiene conto delle domande pervenute a luglio e liquidate a luglio, per le quali spettano gli arretrati da marzo in poi. Riportando questa somma sull’intero anno e aggiungendo gli oneri relativi agli assegni per le domande che arriveranno da luglio a dicembre si arriva ad una spesa prevista di 13,59 miliardi, inferiore rispetto alle stime (14,22 miliardi) appunto per circa 630 milioni. I risparmi derivano dal numero di domande inferiori alle attese e dagli importi medi più bassi, anche per il fatto che una quota degli interessati ha rinunciato a presentare l’Isee.

Le uscite complessive sono previste a 18,2 miliardi per il 2023 e poi in crescita graduale fino ai 19,5 del 2029. La relazione tecnica al decreto legislativo di fine 2021 spiegava che questi incrementi tenevano conto della prevista indicizzazione; un dossier del Servizio Bilancio della Camera aveva già notato però che la progressione degli stanziamenti sembrava supporre per gli anni dal 2025 in poi un livello basso di inflazione, tra lo 0,6% e l’1%.

L’IMPATTO SUI NUCLEI

Al di là dell’impatto sul bilancio dello Stato, cosa cambierà per le famiglie beneficiarie? Intanto va ricordato che l’Auu viene erogato dall’Inps a partire dal mese di marzo fino al febbraio dell’anno successivo: quindi a partire dal prossimo gennaio la legge richiede a tutti di fare domanda all’istituto guidato da Pasquale Tridico - che però potrebbe non esigerla da chi già l'ha presentata - per percepire l’assegno (rivalutato) a partire dal marzo 2023. Con un’inflazione media che quest’anno toccherà presumibilmente l’8 per cento (la più recente stima della Banca d’Italia la colloca al 7,8%) l’importo base di 175 euro al mese per figlio, riconosciuto a chi ha un Isee fino a 15 mila euro, salirebbe a 189; e la stessa soglia dell’indicatore sarebbe portata a 16.200 euro. Allo stesso modo verrebbe rivista tutta la tabella degli importi decrescenti, fino ad arrivare ad un valore minimo di 54 euro (anziché 50) riconosciuto al di sopra dei 43.200 euro di Isee (non più 40 mila) o comunque a chi l’indicatore non lo presenta. Si può notare che l’adeguamento annuale di entrambi i parametri è stabilito esplicitamente dalla legge, anche se l’Isee dipende per circa un quinto non dal valore dei redditi ma da quello dei patrimoni. 

Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 16:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA