Statali, in arrivo solo mini aumenti. Contratti fermi in attesa della manovra

Martedì 13 Agosto 2019 di Michele Di Branco
Statali, in arrivo solo mini aumenti contratti fermi in attesa della manovra
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La crisi di governo rischia di mandare in frantumi i progetti di rinnovo contrattuale dei 3,1 milioni di dipendenti pubblici in attesa della formalizzazione dell’accordo 2019-2021. Nella scorsa legge di Bilancio, il governo Conte aveva messo sul piatto, con uno stanziamento di 1,1 miliardi nel 2019, che saliranno a 1,4 miliardi nel 2020, ma comprensivi di una serie di voci che ne abbassano l’impatto effettivo. Ma entro la fine dell’anno Palazzo Chigi avrebbe dovuto firmare il contratto complessivo. Un passaggio che, ovviamente, rischia di essere rinviato o addirittura congelato al prossimo anno se la manovra di Bilancio dovesse saltare rendendo inevitabile l’esercizio provvisorio che impedisce nuove spese.

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A questo proposito, l’esecutivo, all’interno del Def, aveva indicato incrementi di stipendio dell’1,95%. E, a conti fatti, la mossa si sarebbe tradotta in aumenti salariali tra i 40 e i 50 euro. Molti meno soldi, in pratica, rispetto al rinnovo relativo al triennio 2016-2018 con il quale il governo Gentiloni, dopo dieci anni di blocco del contratto, aveva assicurato un aumento del 3,48%. Vala a dire 85 euro di aumento medio mensile in busta paga. Occorre ricordare che nel Def sono state indicate solamente alcune voci di spesa per il nuovo contratto come, ad esempio, le risorse utilizzate per garantire al personale del pubblico impiego l’indennità di vacanza contrattuale che è stata caricata sullo stipendio di aprile 2019. A queste si aggiungono le risorse stanziate dal Governo per il mantenimento dell’elemento perequativo. Si tratta, in entrambi i casi, di due mini-aumenti per i dipendenti pubblici ma sono somme che riguardano solo la pubblica amministrazione centrale e che quindi dovranno essere raddoppiate da Comuni e Regioni per i propri dipendenti. L’indennità di vacanza contrattuale vale 8 euro al mese, cifra che a luglio è stata portata a 14 euro al mese. Inoltre, all’interno del fondo per il rinnovo sono stati riservati 250 milioni di euro per il mini bonus da circa 20 euro al mese garantito dall’ultimo rinnovo del contratto a tutti gli statali che hanno una retribuzione inferiore ad una determinata soglia. 

ELEMENTO PEREQUATIVO
Tecnicamente, appunto, si chiama “elemento perequativo” e sarebbe scaduto al 31 dicembre dello scorso anno senza finanziamento. Con la manovra dello scorso anno, il governo ha deciso di pagarlo fino a quando non sarà firmato il nuovo contratto che dovrà, tra le altre cose, risolvere la questione del riassorbimento della somma temporanea. Tenuto conto di queste considerazioni, per il quadro a legislazione vigente, nel Def la spesa per i redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni pubbliche è stimata in 172.594 milioni per il 2019, 174.018 milioni per il 2020, 173.751 milioni per il 2021 e 174.859 milioni per il 2022. In questo clima, ovviamente, anche il sindacato teme per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per il triennio 2019-2021. E’ la Uil a lanciare un primo allarme temendo che con le elezioni anticipate ad ottobre si vada all’esercizio provvisorio. «Siamo preoccupati perché oltre a essere passato quasi un anno dall’inizio della nuova tornata contrattuale, senza che sia stata avviata alcuna trattativa, con questa situazione politica, si paventa sempre più l’incognita risorse nella prossima legge di bilancio» spiega il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo. 

LA MOSSA
Nei giorni scorsi il neo presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, aveva prospettato per gennaio 2020 di aprire il negoziato per arrivare con i nuovi contratti alla fine del prossimo anno. «Mi fa piacere e condivido l’auspicio del presidente Naddeo – dice Foccillo - tuttavia per poter arrivare ai nuovi contratti servono risorse aggiuntive. Le risorse stanziate nella scorsa legge di bilancio – ricorda il sindacalista – sono insufficienti, sono circa 300 milioni per il 2019 e 500 milioni per il triennio. Ma oltre ai rinnovi c’è anche un problema di salari bassi, i più bassi non solo d’Europa ma del mondo occidentale, e questo tema si può risolvere con la detassazione, una richiesta che il sindacato ha fatto a questo governo».
 

Ultimo aggiornamento: 13:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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