Scontro su Italia: tedesco Stark via da Bce
Marcegaglia: governo si muova o lasci

Venerdì 9 Settembre 2011
Emma Marcegaglia (foto Samantha Zucchi - Ansa)
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ROMA - Borse di nuovo in picchiata e titoli di Stato italiani sotto pressione per lo scontro all'interno della Bce sull'acquisto di titoli di Stato italiani che ha portato oggi alle dimissioni di Juergen Stark, componente tedesco del direttivo dell'istituto di Francoforte.



Stark, considerato un "falco", cioè più severo in linea con la tradizione di rigore tedesco su inflazione e bilanci pubblici, ufficialmente si è dimesso per motivi personali, ma fra economisti e analisti nessuno dubita che il motivo delle dimissioni sia il disaccordo con la decisione dell'istituto centrale di varare un massiccio piano di acquisto titoli dei paesi europei in difficoltà come l'Italia.



«Oggi Juergen Stark, componente del consiglio esecutivo della Bce ha informato il presidente Jean Claude Trichet che per motivi personali si dimetterà dal board prima della scadenza del suo mandato prevista per il 31 maggio 2014», recita una nota della Bce. «Stark rimarrà nel board fino a quando non sarà nominato un suo successore, ossia, secondo la procedura, fino alla fine dell'anno», conclude la nota. Secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, a sostituire Stark sarà un altro tedesco, il segretario di Stato al ministero delle Finanze Jorg Asmussen.



Titoli di Stato italiani di nuovo sotto pressione. Il differenziale di rendimento fra i Btp decennali italiani e il Bund tedesco è risalito oggi fino a 370 punti dai 341 di ieri. Le incertezze prevalenti sui mercati spingono gli operatori ad approvvigionarsi di titoli tedeschi, facendo scendere il rendimento dei titoli di Berlino a due anni a minimi record. Intanto lo spread decennale dei titoli greci segna l'ennesimo record a 1.833,9 punti a causa dello stallo sulle riforme nel Paese prossimo prestito ad Atene.



Borse in calo, Milano maglia nera. Borse europee di nuovo tutte in flessione. A far accelerare al ribasso nel pomeriggio Piazza Affari e tutte le Borse europee le dimissioni di Stark. Milano ancora una volta è la peggiore, zavorrata dai bancari. L'indice Ftse Mib ha chiuso in perdita del 4,93% a 14.020 punti. Fortissime vendite su tutti i titoli bancari: Unicredit ha perso l'8,22%, Banco Popolare l'8,14%, Intesa SanPaolo l'8,09%.



Chiusura in rosso per le altre piazze europee con il Dax di Francoforte che cede il 4,04% a 5.189,93 punti, mentre a Parigi il Cac 40 lascia sul terreno il 3,6% a 2.794,59 punti; Bruxelles -3,24% a 2.117,82; Amsterdam -2,57% a 276,1 punti; Lisbona -2,5% a 6.048,7; Londra -2,35% a 5.214,65; Zurigo -1,29%. Caduta del 4,44% per la Borsa di Madrid che scende sotto gli 8.000 punti.



Chiude negativa anche Wall Street. Il dow Jones scende del 2,69 per cento, a 10.992,28 punti; il Nasdaq del 2,42 per cento, a 2.467,99 punti; e lo S&P 500 del 2,67 per cento, a 1.154,28 punti.



Euro giù. Anche la moneta unica soffre la speculazione ribassista per le dimissioni di Stark. Nel finale la divisa unica viene indicata a 1,3721 dollari (1,3955 ieri), dopo essere scivolata fino al nuovo minimo dal 23 febbraio scorso a 1,3695.



Il pil italiano nel secondo trimestre 2011 è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% sullo stesso periodo del 2010. Lo comunica l'Istat, confermando la stima preliminare diffusa il 5 agosto.



«Oggi il nostro paese è in pericolo - ha detto Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria alla festa dell'Udc - O i problemi li diciamo chiaramente o se li lasciamo fuori dal tavolo facciamo un danno al Paese. Un mese fa eravamo considerati più credibili della Spagna, ora siamo considerati sempre di più meno credibili: la Spagna ha fatto manovre serie e strutturali, aveva una situazione politica difficile e il presidente del Consiglio in carica ha detto: non ce la faccio più, non ho più la credibilità dei mercati, vado ad elezioni. Oggi è un giorno difficile», ha aggiunto Emma marcegaglia, ricordando le dimissioni del membro della Bce della Germania. E ha sottolineato che questa decisione è stata presa «in contrasto con la decisione di comprare titoli italiani e spagnoli. Abbiamo un problema di credibilità. O il governo, molto velocemente dimostra che è in grado di fare una grande operazione, in termini di quantità ma anche di equità, superando i veti, oppure penso che dovrebbe trarne le conseguenze perchè non possiamo restare in questa incertezza».



Marcegaglia non ha risparmiato critiche alla manovra perchè «per il 60% è composto da nuove tasse. Passiamo a una pressione fiscale pari al 44,5%, cioè il massimo storico in Italia. Si tratta di una manovra depressiva». Inoltre «non contiene interventi strutturali: bisogna affrontare il nodo pensioni, fare le liberalizzazioni e le privatizzazioni». Marcegaglia ritiene che si debba intervenire anche sui costi della politica «senza demagogia perchè in un momento complicato come questo non bisogna accendere la miccia dell'antipolitica». Ma «per riuscire a tornare a crescere dobbiamo dare più fiducia alla gente. Ognuno di noi deve fare un passo indietro perchè in questa fase ognuno protegge se stesso. Quindi tutti facciano sacrifici a partire da chi ha di più: bisogna mettere insieme un sistema per cui abbassiamo le tasse su chi tiene in piedi il paese cioè i lavoratori e le imprese e alzarle sul resto: Iva, patrimoni, rendite, su tutto quello che è necessario».



Stop dei lavori della commissione Bilancio della Camera sulla manovra su richiesta delle opposizioni, per convocare l'ufficio di presidenza e valutare le conseguenze delle dimissioni del tedesco Juergen Stark, e il conseguente aumento dello spred tra i titoli di Stato italiani e i bund. È il relatore di minoranza al provvedimento, Pier Paolo Baretta a spiegare che è stata richiesta una sospensione dei lavori, per poter fare una valutazione politica su come procedere nell'esame del provvedimento.



La Commissione ha poi ripreso l'esame della manovra e procede al voto degli emendamenti. Durante l'ufficio di presidenza il governo ha ribadito con il sottosegretario Alberto Giorgetti che il testo del decreto non è modificabile. «Noi - ha spiegato il capogruppo del Pd in Commissione, Pier Paolo Baretta - abbiamo detto che di fronte ad una situazione dei mercati così grave occorreva cambiare la manovra, inserendo misure per la crescita. Se le Borse cadono il quadro è modificato ed è da irresponsabili continuare a dire che tutto va bene». «La manovra è inefficace nel suo messaggio - ha detto Linda Lanzillotta (Api) - come dimostra quello che sta accadendo in questi momenti nelle Borse. Per uscirne occorrono misure strutturali, ma il governo ha risposto negativamente».
Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 17:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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