Era stato uno dei principali risultati rivendicati dal governo -
allora ancora presieduto da Matteo Renzi - durante la sessione di
bilancio, lo scorso autunno. Per il 2017 la dotazione del Fondo
sanitario nazionale sarebbe cresciuta da 111 a 113 miliardi. Una
volta approvata la legge di bilancio e dopo l'avvicendamento a
Palazzo Chigi tra Renzi e Gentiloni nelle prime settimane
dell'anno è iniziata come di consueto la seconda fase,
quella delle trattative tra le Regioni per dividersi le risorse
disponibili, il cosiddetto riparto. Trattativa che si è
conclusa nei giorni scorsi con discreta soddisfazione degli
interessati ma anche con una piccola e non piacevole novità:
il Fondo non arriverà a quota 113 miliardi ma si
fermerà un po' prima, poco sopra i 112,5.
I RISPARMI
Per la precisione, mancano all'appello 422 milioni. Il taglio applicato dal governo si è reso necessario per tappare un buco che con la sanità c'entra ma fino a un certo punto. Le risorse venute meno avrebbero dovuto mettercele Friuli e Sardegna, due Regioni a statuto speciale. Le quali però già dall'anno scorso non hanno accettato il contributo al bilancio pubblico che avrebbero dovuto pagare in forza della legge di Stabilità. Trattandosi appunto di enti a statuto speciale il dettaglio dei sacrifici doveva essere definito in specifiche intese con il governo, ma le due
Ultimo aggiornamento: 08:58
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Per la precisione, mancano all'appello 422 milioni. Il taglio applicato dal governo si è reso necessario per tappare un buco che con la sanità c'entra ma fino a un certo punto. Le risorse venute meno avrebbero dovuto mettercele Friuli e Sardegna, due Regioni a statuto speciale. Le quali però già dall'anno scorso non hanno accettato il contributo al bilancio pubblico che avrebbero dovuto pagare in forza della legge di Stabilità. Trattandosi appunto di enti a statuto speciale il dettaglio dei sacrifici doveva essere definito in specifiche intese con il governo, ma le due