S&P grazia l’Italia, ultimo avviso: «Recessione colpa del governo»

Venerdì 26 Aprile 2019 di Flavio Pompetti
S&P grazia l’Italia, ultimo avviso: «Recessione colpa del governo»
20
NEW YORK -  BBB con outlook negativo. Niente declassamento per il giudizio sul debito sovrano italiano da parte di Standard & Poor’s. Al termine della giornata borsistica a Wall Street l’agenzia di rating ha pubblicato l’atteso rapporto sullo stato della nostra economia, e ha emesso il verdetto che aveva tenuto tutti con il fiato sospeso per l’intera giornata. «La cancellazione delle riforme e la volatilità della domanda esterna hanno spinto l’Italia nella recessione - si legge all’inizio della nota emessa dall’agenzia – il debito pubblico è in ascesa e quello privato è in declino». S&P pronuncia una condanna a chiare lettere dell’operato del governo gialloverde, e lancia una sorta di ultimatum: «Nella nostra opinione il piano governativo per l’economia e per il bilancio ha giocato un ruolo nello spingere il paese verso la recessione tecnica durante la seconda parte del 2018. L’incertezza del programma fiscale e la riluttanza a ottemperare il patto di stabilità europeo sono state le cause dell’impennata dei costi di finanziamento del debito sovrano durante l’estate del 2018».

LA PREVISIONE
Il rapporto contraddice la previsione del nostro governo di uno sforamento di bilancio al 2,4%, e lo rilancia al 2,6% del Pil. Calcola poi che il reddito di cittadinanza contribuirà per 0,2 punti percentuali al Pil quest'anno e al prossimo, mentre gli investimenti pubblici contribuiranno per ulteriori 0,1 punti percentuali al Pil nel 2019.

La ripresa ci sarà nel 2020, ma avrà il passo dello 0,6%, ovvero la metà della media attesa per il resto dei paesi europei.
C’erano buoni motivi per temere un declassamento. Nel rapporto più recente, quello dell’ottobre dell’anno scorso che conteneva la conferma del giudizio BBB, due scalini sopra la soglia alla quale scatta la raccomandazione di non investire, e la modifica della proiezione sull’andamento futuro: da stabile a negativo, gli analisti dell’agenzia newyorkese avevano giustificato la decisione scrivendo: «L’outlook negativo significa che potremmo abbassare il rating dell’Italia nell’arco dei prossimi 24 mesi se la crescita reale del Pil fosse inferiore alle nostre aspettative, se il deficit e il debito superassero significativamente le nostre previsioni, e se osservassimo un marcato deterioramento delle condizioni finanziarie a causa della persistente incertezza politica». Tutte e tre queste ipotesi si sono malauguratamente verificate, e S&P torna a citarle per ventilare l’ipotesi che il declassamento arrivi alla prossima data di calendario di ottobre, quando il nuovo giudizio sarà emesso. Le premesse per un deferimento della decisione ad altra data erano invece tutte di natura politica: un giudizio peggiorativo sulla solvibilità del nostro debito sovrano ad appena un mese dalle elezioni europee non avrebbe potuto che compromettere l’andamento delle trattative in borsa di nostri titoli di stato nei prossimi giorni. Piazza Affari ha vissuto la vigilia di questa importante verifica con relativa calma. Il listino azionario alla Borsa di Milano ha chiuso la seduta in leggero attivo (+0,08%), e lo spread dei Btp rispetto ai Bund decennali tedeschi è sceso per la prima volta nelle ultime due settimane del 3,4% a quota 260 punti, come ad anticipare una notizia non negativa. Ha inciso in questo senso anche il lieve apprezzamento dei Bund, mentre si diffondono i timori di un prossimo attacco dell’amministrazione Trump sul fronte delle auto tedesche, e la conseguente minaccia di recessione che potrebbe colpire l’economia del paese, già particolarmente indebolita negli ultimi tempi.
Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 15:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci