Spread, crescono i tassi per mutui e prestiti

Martedì 20 Novembre 2018
Mario Draghi

L'impennata dello spred e la tensione sui titoli di Stato italiani comincia a riversarsi sui mutui per le famiglie e sui prestiti per le imprese. È l'allarme contenuto nei dati dell'Abi, che evidenziano anche nuove emissioni più care per le banche mentre i gestori dei fondi di investimento cominciano a parlare apertamente di «rischio Italia».

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Secondo l'associazione bancaria in ottobre si registra infatti un incremento «non ancora molto accentuato» dei tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento «risentendo dell'aumento dello spread nei rendimenti dei titoli sovrani». Il tasso medio dei mutui per le abitazioni è pari all'1,87% (1,80% in settembre), mentre quello sui nuovi finanziamenti alle imprese è dell'1,60% (1,45% il mese precedente). Peggio per «il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni», che «è risultato in sensibile aumento nel corso degli ultimi mesi», anche in questo caso «risentendo dell'aumento dello spread».

Nel suo rapporto mensile l'Abi per settembre ha registrato un valore dell'1,71% rispetto al valore minimo di 0,56% di maggio. L'ammontare non è molto rilevante, spiega il vice direttore generale Gianfranco Torriero, ma è un «segnale di cambiamento di rotta del mercato».

«Il "rischio Italia" nel lungo periodo, cioè uno scenario di tipo greco, non c'è perché l'Europa non potrebbe permetterselo, ma nel breve il rischio Italia c'è», commenta Andrea Carzana, gestore azionario Europa di Columbia Threadneedle Investments, gruppo di global asset management statunitense. «L'Ue con le armi spuntate del procedimento di infrazione potrebbe avere la tentazione di lasciare fare ai mercati, che possono portare i rendimenti dei Btp e lo spread alle stelle: nessun governo negli ultimi 50 anni è sopravvissuto» a una simile situazione «con le banche che vanno giù», conclude Carzana.

Un'ipotesi per arginare un'eventuale forte crisi sull'Italia o un rallentamento dell'economia viene individuata negli interventi della Bce: il quantitative easing in esaurimento viene considerato uno strumento non selettivo, mentre non si esclude un proseguimento del piano di rifinanziamento a lungo termine Long term refinancing operation (Ltro). Finora la Bce lo ha sempre negato, ma da Francoforte qualcuno avrebbe aperto, con un vantaggio: i fondi da Ltro possono essere vincolati a una vera apertura del credito verso il sistema produttivo. 


 

Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 17:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA