Pensioni, aumenti con ritocchi a Quota 100: 14esima estesa a un milione di persone

Sabato 12 Ottobre 2019 di Luca Cifoni
Pensioni, aumenti con ritocchi a Quota 100: 14esima estesa a un milione di persone
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Dare un segnale anche ai pensionati. In una legge di bilancio in cui la coperta è quanto mai corta (a tre giorni dal primo esame in consiglio dei ministri mancano ancora 2,5 miliardi di coperture) il governo non esclude di inserire qualche misura a favore di chi ha lasciato il mondo del lavoro. Non ci sono ancora decisione prese, ma l'idea prevalente è concentrare le eventuali risorse su un allargamento della platea della cosiddetta quattordicesima, la somma aggiuntiva che dal 2007 viene riconosciuta (nel mese di luglio) ai titolari di assegni bassi. 

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In alternativa, ci potrebbe essere un intervento di ripristino della rivalutazione dei trattamenti, che con le norme vigenti risulta ridimensionata fino al 2021. Il tema è stato affrontato in uno dei due tavoli tecnici tra governo e sindacati; nell'altro, che aveva come oggetto il cuneo fiscale, è emersa la proposta - comunque assai problematica da realizzare - di una tassazione sostitutiva al 10 per cento sugli importi degli aumenti contrattuali, come ulteriore forma di riduzione del carico sul lavoro.

LE RICHIESTE
Il nodo è comunque quello delle risorse. La possibilità di reperirne di nuove all'interno dello stesso ambito previdenziale in realtà esisterebbe: si tratta di intervenire sulla spesa per Quota 100. Il ministro Gualtieri ha più volte espresso l'idea di non toccare il meccanismo di uscita anticipata messo in piedi dal precedente esecutivo. Pur non condividendolo, ritiene preferibile non cambiare tutti gli anni le regole pensionistiche. In queste ore viene però presa in considerazione la possibilità di intervenire sulle finestre di uscita, in modo da diluire nel tempo la relativa spesa. I risparmi così ottenuti sul 2020 si aggiungerebbero a quelli già derivanti dalla minore adesione degli interessati. In ogni caso, se si trovassero 500-600 milioni da destinare a chi in pensione c'è già, resterebbe da scegliere il tipo di intervento. I sindacati hanno due richieste: il ripristino delle rivalutazione (quasi) piena dei trattamenti e l'estensione della cosiddetta quattordicesima, la somma aggiuntiva (da 300 a a 650 euro circa) che viene riconosciuta nel mese di luglio ai pensionati di almeno 64 anni che percepiscono fino a 1.000 euro al mese. La proposta sindacale di alzare la soglia fino a 1.500 euro è sicuramente troppo costosa: potrebbe essere preso in considerazione un valore più basso in modo da allargare l'attuale platea (3,5 milioni di persone) di circa un milione. Le due opzioni avrebbero un significato diverso: nel primo caso i beneficiari sarebbero i titolari di pensioni medie e medio-alte più danneggiati dal minor adeguamento all'inflazione (per gli assegni meno elevati la perequazione è comunque garantita) mentre con la quattordicesima si andrebbe a premiare una platea di pensionati con reddito più basso.

IL DILEMMA
Si tratta di un dilemma in qualche modo simile a quello che il governo deve affrontare a proposito del cuneo fiscale.
Le risorse disponibili (circa 2,5 miliardi il prossimo anno, il doppio a regime dal successivo) sarebbero sufficienti o per concentrare il beneficio sugli incapienti, ovvero i lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 8.200 euro l'anno, oppure per estendere il bonus 80 euro, con importo decrescente, a coloro che hanno un reddito fino a 35 mila euro. Due platee diverse tra cui scegliere. Nell'incontro di ieri con i sindacati è stata esaminata anche un'ipotesi diversa, a quanto pare caldeggiata dal ministero del Lavoro: detassare tramite un'imposta sostitutiva al 10 per cento gli importi che derivano ad incrementi contrattuali. Questo meccanismo oggi esiste, parzialmente, per gli aumenti aziendali di secondo livello. Estenderlo e generalizzarlo avrebbe un costo non trascurabile e rischia inoltre di stravolgere la struttura dell'Irpef.

Ultimo aggiornamento: 18:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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