Patto di Stabilità, slitta al 2022 il ritorno ai vincoli e alle regole

Venerdì 10 Luglio 2020 di Antonio Pollio Salimbeni
Patto di Stabilità, slitta al 2022 il ritorno ai vincoli e alle regole

Non passa all'Eurogruppo la ministra del governo socialista spagnolo Nadia Calvino nonostante il sostegno iniziale di Francia, Germania e Italia, passa invece l'irlandese Paschal Donohoe, del Fine Gael, partito liberalconservatore aderente al partito popolare europeo. Dopo il socialista portoghese Centeno e prima di lui il laburista olandese Dijsselbloem si torna ai vecchi tempi (Jean Claude Juncker è popolare) anche se quella casella era stata attribuita alla famiglia socialista nel grande gioco delle nomine Ue. La prima votazione dell'Eurogruppo ha dato la classica fumata nera: nessuno dei tre candidati, il terzo era il liberale lussemburghese Pierre Gramegna, ha raggiunto 10 voti a favore su 19. Calvino avrebbe ottenuto 9 voti, gli altri due 5 ciascuno. Febbrili consultazioni bilaterali, poi il ritiro di Gramegna e il secondo «round» che ha ribaltato le aspettative: Calvino veniva data per quasi vincente. I dati sul voto resta segreto e il caso si chiude con i complimenti da parte di tutti. Resta il fatto politico: sul ministro irlandese si è riversato il sostegno del fronte del Nord, di quei «frugali» che vogliono correggere al ribasso il pacchetto anticrisi. Si tratta di Olanda e Austria. Non va dimenticato che ultimamente l'Irlanda si era schierata con il fronte del Sud firmando la lettera dei 9 Stati, su iniziativa italiana, con la quale si proponeva di lanciare un'emissione di obbligazioni comuni per fronteggiare la crisi. C'era anche la firma di Macron, non quella di Merkel che allora pensava fossero sufficienti i prestiti per 540 miliardi già definiti. Di li è nata la proposta franco-tedesca dei 500 miliardi poi alla base del piano da 750 miliardi della Commissione. Nel frattempo la Cancelliera aveva virato.

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LE NORME FISCALI
«Cercherò di costruire ponti per garantire un approccio basato sul consenso», ha subito dichiarato Donohoe. Evidente che la partita dell'Eurogruppo si inserisce in un contesto politico difficile e chissà se non avere Calvino alla testa del potente organismo dei governi (benché informale) ma avere un personaggio come Donohoe non serva anche a far abbassare i toni e le pretese dei «frugali» nel negoziato su Recovery Fund e bilancio Ue. Nella lettera di candidatura aveva indicato la necessità di «andare oltre la normale politica economica o le normali posizioni» e se «la responsabilità primaria degli stati sulla gestione dell'economia deve restare a livello nazionale, è importante questa volta mettere in prima linea i nostri interessi comuni». Altra linea rispetto a quella rigida della Nuova Lega Anseatica di cui l'Irlanda faceva pur parte. Sarà caldo un altro fronte, quello fiscale. Dublino difende con i denti i vantaggi derivanti dalla legislazione nazionale di cui beneficiano i gruppi multinazionali. Donohoe dichiarò che avrebbe difeso in «molto robustamente» gli interessi irlandesi contro la decisione Ue a sfavore degli accordi fiscali di cui ha beneficiato Apple (13 miliardi di aiuti di stato illegali).

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Sul ritorno al patto di stabilità Donohoe ha le stesse posizioni della maggioranza dell'Eurogruppo. Ieri se n'è parlato. Centeno ha indicato che «le previsioni economiche confermano che il rimbalzo dell'economia è iniziato anche se è troppo presto per rilassarsi. Si prevede che quest'anno l'economia dell'area dell'euro si ridurrà di quasi il 9% e, anche se il rimbalzo continuerà l'anno prossimo, saremo ancora molto al di sotto del livello al quale eravamo» prima della crisi sanitaria». È vero che le sfide potrebbero cambiare nei prossimi mesi e «le nostre risposte politiche potrebbero dover adattarsi. In vista della preparazione dei bilanci 2021, esiste un ampio consenso anche sulle politiche di sostegno per il prossimo anno». Il commissario Gentiloni ha confermato che la base della riflessione sulla riattivazione delle regole di bilancio è l'idea dell'European Fiscal Board di basarsi sul ritorno ai livelli di Pil pre-pandemia, attualmente previsto nel 2022. Intanto continuano a ritmo febbrili gli incontri bilaterali tra i leader europei per tentare un accordo su Recovery Fund e bilancio Ue al vertice del 17-18. L'intesa resta lontana. L'olandese Rutte è andato a Berlino per cenare con Merkel. Obiettivo della cancelliera smussare gli angoli alle posizioni rigide dei «frugali». I due hanno dichiarato di comune accordo di essere entrambi convinti che Germania e Olanda stanno bene solo se sta bene tutta l'Europa. Ed entrambi hanno indicato che gli aiuti devono essere «collegati alle riforme».
 

Ultimo aggiornamento: 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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