Spazio alla crescita delle fonti rinnovabili e all’idrogeno. Avanti tutta con i progetti per la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo dell’anidride carbonica. Stop agli impianti a carbone. L’Italia guarda alle risorse del Next Generation Eu per accelerare il processo di decarbonizzazione del settore energetico e riuscire così a centrare i target nazionali del 2025 ed europei fissati per il 2050. Il ministero dello Sviluppo economico guidato da Stefano Patuanelli è pronto a investire fino a 4,5 miliardi di euro nella decarbonizzazione dei poli industriali e nello sviluppo dell’idrogeno con il coinvolgimento delle partecipate statali. Fari puntati perciò sui piani dei colossi Eni ed Enel, ma anche su Snam. Il Cane a sei zampe, per esempio, considera la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica un elemento essenziale per la decarbonizzazione del sistema energetico mondiale, europeo e nazionale e punta molto sul nuovo hub di Ravenna, dove verrà prodotto anche idrogeno blu. Eni spinge poi l’acceleratore sulla decarbonizzazione dei trasporti attraverso lo sviluppo e l’utilizzo di carburanti più green. Enel invece conta di chiudere le centrali a carbone di La Spezia e Fusina già l’anno prossimo e per compensare progetta di raddoppiare la capacità installata di eolico e fotovoltaico. Enel ha anche presentato un piano, da finanziare con le risorse europee, per contribuire alla decarbonizzazione dell’ex Ilva fornendo all’acciaieria idrogeno verde. Pure Snam e Saipem si sono alleate per supportare la Hydrogen strategy della Commissione europea.
Nel dettaglio, Eni annuncia che entro il 2050 ridurrà dell’80% le emissioni nette riferibili all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti e del 55% l’intensità emissiva rispetto al 2018.
Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 16:48
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I progetti
Nel dettaglio, Eni annuncia che entro il 2050 ridurrà dell’80% le emissioni nette riferibili all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti e del 55% l’intensità emissiva rispetto al 2018. Per centrare questi obiettivi la multinazionale punta sulla progressiva riduzione della produzione di idrocarburi dopo il 2025 e la crescente incidenza delle produzioni di gas, ma non solo. Le azioni che il Cane a sei zampe intraprenderà riguarderanno pure la conversione delle raffinerie europee in impianti alimentati con cariche bio o alternative e lo sviluppo di progetti per la cattura e lo stoccaggio della Co2 per oltre 10 milioni di tonnellate annue al 2050. Centrale il progetto per il nuovo hub di Ravenna, destinato a diventare nei piani dell’amministratore delegato Claudio Descalzi il più grande centro al mondo di cattura e stoccaggio di anidride carbonica. L’hub di Ravenna potrà sfruttare infatti l’immenso volume di stoccaggi che arriva dai giacimenti a gas offshore ormai esauriti del Medio Adriatico. Ma le ipotesi di sviluppo del progetto includono, oltre alla cattura e allo stoccaggio della Co2, anche la produzione e l’utilizzo di idrogeno blu e la sua eventuale distribuzione a utenze industriali e domestiche e per la mobilità sostenibile. Enel guarda invece all’idrogeno verde: la società guidata da Francesco Starace lavora a un piano per fornire energia elettrica da idrogeno green all’Ilva di Taranto. Per Enel l’idrogeno verde, prodotto a impatto zero con l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energia rinnovabile, è al cento per cento Co2-free. L’idrogeno blu viene prodotto attraverso lo steam reforming del metano, ma con la cattura dell’anidride carbonica. Snam e Saipem hanno firmato invece un memorandum of understanding per dare vita a una collaborazione sulle nuove tecnologie focalizzate sulla transizione energetica, dall’idrogeno verde alla cattura e al riutilizzo della Co2, al fine di contrastare i cambiamenti climatici e contribuire all’avvio del mercato dell’idrogeno supportando la Hydrogen strategy. Il Mou sottoscritto dagli amministratori delegati Marco Alverà (Snam) e Stefano Cao (Saipem) prevede lo sviluppo di iniziative legate alla produzione e al trasporto di idrogeno verde e alla cattura, trasporto, riutilizzo o stoccaggio dell’anidride carbonica. La collaborazione è già operativa e si sta focalizzando, in primo luogo, sullo sviluppo della tecnologia di elettrolisi dell’acqua, processo che permette di azzerare le emissioni di anidride carbonica nella produzione di idrogeno verde. Infine, Snam e Saipem realizzeranno studi di fattibilità finalizzati all’individuazione di nuove soluzioni per il trasporto di idrogeno in forma liquida o gassosa, sia attraverso l’utilizzo e l’adeguamento di infrastrutture e reti già esistenti che mediante il trasporto con mezzi navali. «Grazie alla posizione geografica, alla forza del settore manifatturiero ed energetico e a una capillare rete di trasporto gas, l’Italia ha le potenzialità per diventare un hub continentale dell’idrogeno verde e un ponte infrastrutturale con il Nord Africa, da dove è possibile importare idrogeno prodotto attraverso energia solare a un costo del 15 per cento inferiore rispetto alla produzione domestica», ha spiegato l’amministratore delegato di Snam.