S&P taglia il rating della controllata russa di Unicredit

Per quanto riguarda Unicredit l'esposizione è di poco superiore a 14 miliardi di euro

Martedì 1 Marzo 2022
S&P taglia il rating della controllata russa di Unicredit. Ma il titolo rimbalza in Borsa

S&P ha tagliato il rating di quattro banche russe, fra cui la controllata di Unicredit.

Le altre tre sono la filiale in Russia dell'austriaca Raiffeisenbank, Gazprombank e Alfa-Bank. 

IL TAGLIO DEL RATING

Il rating è stato messo sotto osservazione con implicazioni negative in quanto le banche, spiega l'agenzia di valutazione del debito, devono affrontare accresciuti rischi geopolitici ed economici. Il voto sui quattro istituti, inclusa Unicredit Bank Ao, passa da "BB+/Watch Neg" a "BBBB-/Stable/A-3".

«A nostro avviso l'escalation della tensione tra Russia e Ucraina, le operazioni russe in Ucraina e l'ampiamento delle sanzioni contro la Russia potrebbero portare a condizioni che alla fine destabilizzeranno l'economia russa e il sistema finanziario», afferma l'agenzia americana.

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La decisione di S&P arriva in seguito al downgrade della Russia del 25 febbraio scorso. La società di rating ha inoltre messo i giudizi sulle istituzioni finanziarie russe, sulle loro emissioni di debito, sulle filiali e sulle entità correlate in CreditWatch con implicazioni negative, a causa degli elevati rischi geopolitici ed economici che dovranno affrontare.

«MONITORIAMO ATTENTAMENTE LA SITUAZIONE»

«Stiamo seguendo da vicino gli sviluppi in Russia. Il paese è già stato soggetto a una serie di sanzioni e ci siamo sempre adeguati al contesto in maniera pienamente conforme alle regole - ha dichiarato oggi un portavoce dell'istituto italiano -. Comunque, il nostro patrimonio nella controllata russa è inferiore al 4% del patrimonio netto totale del gruppo e se si guarda ai prestiti e alle attività di business la percentuale è anche inferiore. La nostra banca in Russia rappresenta circa il 3% dei ricavi e del capitale allocato del gruppo. Tutte le esposizioni presentano un elevato grado di copertura (la copertura Npe è salita all'84%). La nostra controllata è molto liquida e autofinanziata», ha concluso il portavoce.

UNICREDIT FRA GLI ISTITUTI PIU' ESPOSTI

Nei giorni scorsi un rapporto dell'americana Citi ha affermato che gli istituti europei più esposti verso la Russia si trovano in Francia, Italia e Austria e che i più coinvolti dalla crisi sono la francese Société Générale e appunto Unicredit. L'esposizione verso Mosca, anche nei due casi peggiori citati, resta comunque contenuta. 

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In particolare, per quanto riguarda Unicredit l'esposizione è di poco superiore a 14 miliardi di euro (2,6% del totale del gruppo). Nel 2021 la Russia ha generato per il gruppo italiano un utile netto di 180 milioni di euro (4,6% del totale). Secondo un rapporto di Credit Suisse, nel 2021 Unicredit nel Paese ha concesso 7,8 miliardi di euro di prestiti e ha registrato depositi per 10,5 miliardi. Nei giorni scorsi un portavoce dell'istituto ha spiegato che «la nostra banca in Russia rappresenta circa il 3% dei ricavi e del capitale allocato del gruppo. Tutte le esposizioni presentano un elevato grado di copertura. La nostra controllata è molto liquida e autofinanziata», aveva aggiunto.

INTESA SAN PAOLO RISPARMIATA DA S&P

Fra le italiane anche Intesa Sanpaolo è esposta verso la Russia, ma meno di Unicredit e per questo è stata risparmiata dalla scure di S&P. Secondo i dati di Autonomous Reserch, l'esposizione complessiva della banca guidata da Carlo Messina è di circa 5,5 miliardi di euro con un'incidenza dell'1% sul totale dei prestiti e Unicredit. Il gruppo in Ucraina, con la controllata Pravex, ha asset totali per un valore di 300 milioni, mentre in Russia si arriva a circa 1 miliardo. Complessivamente Mosca e Kiev rappresentano appena lo 0,1% delle attività totali della banca italiana.

I RISCHI CON NUOVE SANZIONI

S&P's ha ricordato infine che le sanzioni di Stati Uniti e Unione europea vietano i rapporti con diverse banche e le loro filiali e hanno introdotto restrizioni, comprese le restrizioni alle operazioni con la Banca centrale russa. Questo mette a rischio le prospettive di crescita a lungo termine del Paese e può renderlo meno attraente per gli investitori a medio e lungo termine. Inoltre, possibili ulteriori sanzioni, potrebbero limitare ulteriormente l'accesso della Russia all'economia globale e ai mercati finanziari e danneggiare il suo settore finanziario. Finora quest'anno, il valore del mercato azionario russo è sceso di oltre il 40%. 

FALLITO IL RIMBALZO IN BORSA

Nonostante il taglio del rating oggi in avvio il titolo di Unicredit ha fatto segnare un rialzo in Borsa con le altre azioni delle banche italiane. Il rimbalzo però è stato di breve durata e il titolo in mattinata è tornato a scivolare per chiudere poi con un tonfo del 7% a 10,6 euro. Il recupero a Piazza Affari era stato dettato dall'annuncio della conclusione in meno di tre mesi del programma di acquisto di azioni proprie che ha portato in portafoglio il 2,18% del capitale, a fronte di un investimento di 651 milioni di euro: il pacchetto di titoli, come approvato dall'assemblea dei soci, sarà annullato supportando quindi la valutazione in Borsa. A conclusione di tale programma Unicredit ha poi definito la cedola sull'esercizio 2021 che sarà di 0,538 euro, lo 0,5% in più rispetto al dato provvisorio comunicato al mercato a metà febbraio. L'ammontare complessivo dei dividendi che la banca propone all'assemblea degli azionisti di distribuire è pari a 1,17 miliardi. Poi i timori per l'esposizione in Russia, e il calo generalizzato del mercato, hanno ripreso il sopravvento. Il titolo della banca guidata da Andrea Orcel dal giorno dell'invasione russa segna un calo superiore al 20%.

Ultimo aggiornamento: 19:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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