Gas russo, quale scenario se la crisi esplode? Italia dipendente, tutti i rischi che corriamo (anche sul fronte prezzi)

Nel frattempo italiani e europei continuiamo a inviare in Russia circa 200 milioni di dollari al giorno per il petrolio

Mercoledì 23 Febbraio 2022 di Cristiana Mangani
Gas russo, quale scenario se la crisi esplode? Italia dipendente, tutti i rischi che corriamo (anche sul fronte prezzi)

Non appena l'Unione europea ha emesso le sue sanzioni contro la decisione di Vladimir Putin di riconoscere l'indipendenza delle Repubbliche separatiste del Donbass, uno dei primi tweet è stato quello dell'ex premier russo Dmitry Medvedev: «Lo stop al Nord Stream 2 da parte di Berlino causerà un incremento del prezzo del gas fino a 2mila euro per mille metri cubi (più o meno il triplo rispetto a quanto viene pagato oggi)», ha dichiarato. E anche se non sarà esattamente così, questo è lo scenario che rischia l'Europa, ma soprattutto l'Italia che dalla Russia riceve le scorte maggiori e che potrebbe dover cedere gas ad altri Paesi Ue.

Un meccanismo di solidarietà anche volontario ma che avrebbe un forte impatto sui costi dell'energia nel nostro Paese.

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Il tentativo di Draghi

In attesa di vedere cosa accadrà e quali reazioni ulteriori metterà in campo la Russia, ieri Putin ha detto che «la Russia proseguirà le forniture ininterrotte di gas ai mercati globali». Ma questo non può farci sentire tranquilli, ed è la ragione principale per la quale il presidente del Consiglio Mario Draghi sta ancora tentando un incontro con lo zar russo, per cercare una ulteriore strada alla mediazione.  «Al momento – ha spiegato il premier nei giorni scorsi  – una valutazione sull’impatto quantitativo delle eventuali sanzioni ancora non c’è ma si sa che certe sanzioni avrebbero più impatto sull’Italia e meno su altri Paesi. E la risposta è abbastanza chiara: tutte le sanzioni che impattano indirettamente su mercato energetico impattano maggiormente sul paese che importa più gas. E l’Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone ed è più esposta. Si sta anche studiando come l’Italia possa continuare a essera approvigionata da altre fonti se dovessero venire meno quelle della Russia».

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Il piano di emergenza per il gas

Gli uffici della Commissione europea stanno valutando un possibile piano di emergenza per far fronte a questo eventuale blocco delle forniture. Il sistema europeo delle scorte dovrebbe comunque reggere a un'interruzione. Scatterebbe, a quel punto, il meccanismo di solidarietà che non aiuta l'Italia. La Commissione Ue non sembra, comunque, essere troppo pessimista sui rischi energetici per l'inverno. «Non ci troviamo in una situazione nella quale improvvisamente potremmo trovarci senza gas e in ogni caso il livello degli stock è al 30% delle capacita», è stato spiegato. Bruxelles è ottimista, o almeno mostra di esserlo, riguardo al risultato dei contatti in corso con fornitori di gas diversi dalla Russia. A gennaio c'è stato un record di forniture di gas naturale liquefatto con 10 miliardi di metri forniti in via straordinaria grazie alla “diversione” dei trasporti in mare dalla destinazione originaria. La valutazione comunitaria è in linea con quella di consenso anche se è un fatto che i livelli degli stock europei, sebbene diminuiti meno di quanto originariamente atteso, sono al minimo degli ultimi dieci anni. Non è un caso che Bruxelles abbia deciso di invitare gli Stati membri a garantire un livello minimo adeguato entro fine settembre di ogni anno. Da segnalare però che secondo il Qatar, uno dei maggiori esportatori mondiali di gas, e sul quale sta tanto insistendo l'Italia, «sostituire rapidamente le forniture russe è quasi impossibile».

Le conseguenze

Il ministro dell'Energia qatarino Cherida al-Kaabi ha spiegato a margine del Forum dei Paesi esportatori del gas a Doha, che «i volumi che è possibile dirigere verso altri clienti rappresentano dal 10 al 15%, ma la Russia rappresenta dal 30 al 40% degli approvvigionamenti dell'Europa». Di qui l'impossibilità di sostituire le forniture russe rapidamente. Tutto si gioca naturalmente sul tempo a disposizione per correre a ripari. D'altra parte se l'Europa ha bisogno del gas russo, la Russia ha bisogno di venderlo e non dall'oggi al domani può sostituire le esportazioni verso l'Europa con le esportazioni verso la Cina. All'inizio di questo mese Russia e Cina hanno concluso un accordo trentennale per la fornitura di gas alla Cina con un nuovo gasdotto e contratti pagati in euro. Si tratta di 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno. La Russia esporta gas in Cina dal 1989 con il gasdotto Power of Siberia e con il trasporto via nave di gnl. Il Qatar ha confermato che l'Europa potrà contare sul suo aiuto in caso di difficoltà negli approvvigionamenti. 

La dipendenza dal gas russo

Per poter capire come si sia arrivati a questo, bisogna però leggere i rapporti fra la Russia e i principali Paesi dell’Unione europea — Italia inclusa — riguardo all'errore strategico commesso da quando nel 2014 Mosca ha proceduto all’annessione della Crimea. L’Europa si è resa sempre più dipendente dal gas russo nonostante fosse chiaro che questo avrebbe generato grande fragilità. Nonostante ciò, la dipendenza europea dal metano russo è persino aumentata da quando nel 2014 Mosca si è rivelata apertamente un fornitore inaffidabile dopo la prima crisi ucraina. In quell'anno l’Unione europea importava il 30% del proprio fabbisogno di gas naturale dalla Russia – secondo Eurostat – mentre la quota è salita al 35% in anni più recenti. Nel 2018 il 40% delle importazioni di gas naturale dell’Unione europea da Paesi terzi veniva dalla Russia– sempre secondo Eurostat – ma l’incidenza è salita al 43,9% nel 2020, e addirittura al 46,8% nella prima metà del 2021. I dati per l’Italia sono sostanzialmente in linea con quelli medi europei. Ed ecco perché l'Europa  e l'Italia stanno pagando il prezzo maggiore per questo errore. L’aumento dei consumi e degli investimenti nel 2021, condizionati anche dalla pandemia, hanno contribuito a un moltiplicarsi per quatto o cinque volte del prezzo del gas naturale in Europa nella seconda metà dell’anno scorso. La Russia si è potuta trovare nelle condizioni di registrare fatturati più che sufficienti anche tagliando le forniture. 

Nel frattempo italiani e europei continuiamo a inviare in Russia circa 200 milioni di dollari al giorno per il petrolio, di cui Mosca resta il principale fornitore singolo per l’Unione con una quota di mercato di circa il 25%. In sintesi, i soldi europei stanno, alla fine, finanziando lo sforzo bellico russo in Ucraina in queste ore.

Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 00:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA