Gas pagato in rubli, così Putin vuol fare arrivare valuta pregiata alla Banca Centrale russa (spaventando le Borse)

Mercoledì 23 Marzo 2022 di Paolo Ricci Bitti
Gas pagato in rubli, così Putin vuol fare arrivare valuta pregiata alla Banca Centrale russa (spaventando le Borse)

Uno sull'altro, un milione e duecentomila rubli: tanto ha pagato (cash o carta di credito non si sa) Vladimir Putin il giaccone Loro Piana sfoggiato la settimana scorsa allo stadio.

Rublo sempre più al centro della controffensiva finanziaria dello zar che la affianca al rafforzamento di truppe e mezzi che stanno mettendo a ferro e fuoco l'Ucraina. Del resto l'invasione ha costi colossali. Detto che il rublo resta quotato a meno di un centesimo di euro, comunque in recupero, la notizia del 23 marzo è che Putin ha ordinato alle compagnie che esportano il gas di farsi pagare solo ed esclusivamente in rubli. Perché per Putin  sono meglio i rubli rispetto ai fortissimi dollari ed euro? Perché, alla rovescia, questa è una brutta notizia per noi che compriamo il gas?

Le compravendite con la Russia sono sempre state complicate fino quasi alla rievocazione del baratto: ai tempi dell'Unione Sovietica se vendevi qualcosa (mettiamo piastrelle o tecnologia) ad aziende targate Cccp non te ne facevi molto dei rubli che esse potevano offrirti per saldare il conto. Dollari o marchi, infatti, non te ne davano. Così capitava che in cambio di fornelli o di stoffe si fosse in pratica costretti a farsi dare in cambio qualcosa di meno impalbabile del rublo, magari una fornitura di carbone che poi andava venduta magari in dollari per ricavarne finalmente delle lire sonanti. Immaginate la difficoltà di fare le equivalenze piastrelle-carbone-dollaro-lira: da mal di testa, senza dimenticare i rischi legati alle quotazioni di quelle materie prime. 

Ora il presidente Putin dice: «Ho deciso di attuare - ha affermato Putin in una riunione del governo - una serie di misure per trasferire il pagamento delle nostre forniture di gas ai paesi ostili in rubli russi». Putin ha ordinato che i cambiamenti siano attuati nel più breve tempo possibile.

A prima vista sembra un controsenso, ma poi bisogna chiedersi dove si trovano abbastanza rubli per pagare d'ora in poi il gas. La risposta è una sola: vanno chiesti alla Banca centrale russa che si fa pagare in valuta pregiata (dollari ed euro). 

Fatto sta che comprando il gas d'ora in poi si finanzia direttamente lo Stato russo e non le aziende produttrici del gas (e fa niente se esse sono statali o parastatali). Enormi iniezioni di denaro pesante che sostengono l'economia russa in questo momento difficilissimo, a rischio default. 

 Anche perché oltre alle spese di guerra Putin deve periodicamente ripagare il debito estero. E qui nei giorni scorsi era già arrivata un'altra contromossa per bilanciare l'effetto delle sanzioni: la Russia pagherà i creditori stranieri di obbligazioni in valuta con rubli. Ma non tutti i creditori stranieri: secondo le misure prese dal governo di Mosca ci si riferisce ai creditori di paesi che hanno adottato "attività ostili" contro il paese che saranno pagati con i rubli al tasso ufficiale della Banca Centrale.   I fondi saranno depositati, a richiesta, in un conto speciale presso un istituto di credito russo visto che le clearing house Euroclear e Clearstream, tradizionale canale per pagare gli obbligazionisti, hanno bloccato i pagamenti in rubli e lo stesso governo russo ha imposto un controllo di capitali.

Questo turbinìo di rubli ha inoltre l'effetto di rafforzare la valuta russa rispetto al dollaro e all'euro. cosa che si è subito materializzata.

Come prevedibile, il prezzo del gas è subito cresciuto e le Borse sono andate in sofferenza. I mercati risentono dei rincari di gas e petrolio mentre si studiano misure per ridurre la dipendenza dalla Russia. Gli investitori guardano all'andamento dei negoziati di pace tra Russia e Ucrania mentre prosegue l'intensa giornata sul fronte degli appuntamenti internazionali. L'indice d'area Stoxx 600 cede lo 0,9%. I listini sono appesantiti dai titoli tecnologici (-1,9%). Male anche le utility (-1,8%), con il prezzo del gas che ha registrato un balzo a 119 euro al Mwh per poi ritracciare a 115 euro. A Londra, invece, il prezzo sale a 279 penny al Mmbtu. Male anche le banche (-1,5%) e le assicurazioni (-0,5%). Vola l'energia (+2,1%), con il petrolio che prosegue a correre. Il Wti sale a 113 dollari al barile e il Brent a 120 dollari. Sul fronte valutario l'euro sul dollaro è poco mosso a 1,0970 a Londra. Si rafforza il rublo pur restando debole rispetto agli scambi precedenti alla guerra in Ucraina. Attualmente per un dollaro servono 100 rubli. A Piazza Affari scivolano le utility con Iren (-2,4%), Hera (-2,9%). Male anche Stellantis (-2,6%) e Nexi (-1,9%). Male le banche con Intesa e Unicredit (-2,3%). 

Paolo Ricci Bitti

Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 00:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA