Un ribasso del Pil italiano di 0,7 punti percentuali nel 2022. È la stima dell'Istat dell'impatto della crisi ucraina.
Le prospettive su consumi e risparmio
Quanto alle prospettive per la congiuntura, l'Istat spiega in particolare che l'attività economica italiana verrebbe condizionata negativamente dal più basso livello dei consumi delle famiglie che si accompagnerebbe a una riduzione della propensione al risparmio. Rispetto allo scenario base risulterebbe più bassa sia l'occupazione, sia il saldo della bilancia di beni e servizi misurato in percentuale di Pil. Nella nota mensile di febbraio si ricorda che ai preesistenti fattori di rischio al ribasso che caratterizzavano la congiuntura mondiale si è aggiunta la crisi geopolitica internazionale che ha innescato un'ulteriore accelerazione dei prezzi delle commodity energetiche e alimentari, giunti a livelli eccezionalmente elevati «che dovrebbe colpire in misura maggiore i paesi europei fortemente dipendenti dalle importazioni di gas naturale russo». La crisi, per altro, si è inserita all'interno di un periodo di ripresa economica internazionale caratterizzata da un particolare dinamismo degli scambi mondiali. «Le prospettive degli scambi e degli acquisti di beni energetici saranno influenzate fortemente dall'evoluzione, al momento molto difficile da prevedere, del conflitto in corso», si legge ancora.
Le materie prime dalla Russia
«La Russia - aggiunge l'Istat - nel complesso ha un ruolo modesto come fornitore di prodotti per l'Italia (3% la quota sul totale delle importazioni) ma è determinante per l'approvvigionamento di materie prime, fornendo oltre il 40% degli acquisti di gas dell'Italia dall'estero e oltre il 10% dei prodotti petroliferi raffinati. Il mercato russo è inoltre una delle dieci principali destinazioni dell'export dei prodotti italiani dei settori dei mobili, abbigliamento e macchinari». Tra le varie voci di analisi, il rapporto si sofferma su famiglie e mercato del lavoro e rileva che «idati disponibili sulle famiglie evidenziano una prima flessione dei consumi che si associa all'affievolirsi della fase di ripresa del mercato del lavoro». E precisa che l'evoluzione di quest'ultimo si è associata a quella dell'attività produttiva con un rallentamento tra ottobre e dicembre della crescita delle unità di lavoro e delle ore lavorate (+0,3% e +0,2% la variazione congiunturale) e, a gennaio, una stabilizzazione del tasso di occupazione. La domanda di lavoro da parte delle imprese tuttavia ha mantenuto un orientamento positivo. Nel quarto trimestre, il tasso di posti vacanti è salito al 2,1% (+0,1 rispetto ai tre mesi precedenti) sostenuto dalle richieste delle imprese con più di 10 addetti. Anche le attese sull 'occupazione registrate tra le imprese, a febbraio, segnalavano ulteriori progressi rispetto ai mesi precedenti in tutti i settori ad eccezione del commercio al dettaglio.