Tasse, stop tregua fiscale: 5 milioni di cartelle entro fine dicembre. In arrivo il 70% degli atti sospesi per il Covid

Resta il nodo delle notifiche spedite via Pec

Lunedì 22 Agosto 2022 di Andrea Bassi
Tregua fiscale addio, 5 milioni di cartelle entro fine dicembre. In arrivo il 70% degli atti sospesi per il Covid
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L’emergenza Covid è finita. E con lei può dirsi archiviato anche il lockdown delle cartelle esattoriali, gli atti della riscossione congelati durante la fase più acuta delle pandemia per dare respiro alle imprese e alle famiglie.

Buona parte dei 20 milioni di cartelle messe in freezer durante la fase più acuta del Covid saranno «avviate all’iter della notifica» entro la fine di quest’anno. Più di due cartelle su tre saranno spedite ai contribuenti, imprese e famiglie, entro il mese di dicembre.

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Il dato emerge dalla bozza di convenzione per il triennio che va dal 2022 al 2024 tra l’Agenzia delle Entrate e il ministero dell’Economia, che fissa, tra le altre cose, anche gli obiettivi della riscossione. Insomma, tra i principali target affidati alla Riscossione, c’è lo smaltimento delle cartelle esattoriali accumulate nel periodo di sospensione durante la pandemia. Un congelamento dell’invio degli atti durato quasi due anni. La bozza di convenzione stabilisce che almeno il 70 per cento delle cartelle riferite ai ruoli ricevuti dagli enti impositori nel corso del 2020 e del 2021 dovranno essere spediti entro dicembre. In quei due anni si sono accumulati nei cassetti dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, più di 20 milioni di cartelle esattoriali. 

La partenza

La notifica di questi atti, tuttavia, è già cominciata da settembre dello scorso anno. Fino ad oggi, secondo quanto ricostruito dal Messaggero, sarebbero stati consegnati circa 10 milioni di atti. Dunque, anche considerando la sospensione di agosto delle notifiche, da settembre a fine anno nelle loro cassette postali e nelle Pec, i contribuenti dovrebbero trovare tra i quattro e i cinque milioni di cartelle. Altri tre o quattro milioni di cartelle, ossia il 30 per cento di quelle sospese durante la pandemia, arriveranno invece nel corso del 2023. Ovviamente alle cartelle sospese, si aggiungeranno quelle che la riscossione riceve ogni mese dall’Agenzia delle Entrate e dagli altri Enti. Si tratta almeno di un altro milione di atti ogni 30 giorni e che, di fatto, potrebbero portare a raddoppiare il numero delle notifiche entro fine anno.

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La macchina della lotta all’evasione è insomma ripartita a pieni giri. Come dimostrano del resto gli stessi obiettivi fissati dalla bozza di convenzione tra il ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate. Il volume complessivo della riscossione dei ruoli viene fissato nel documento per quest’anno a ben 9,375 miliardi di euro. Una somma destinata a lievitare a 11,414 miliardi il prossimo anno e a poco meno di 12 miliardi nel 2024. Somme che sono comprensive anche dell’incasso delle rate della rottamazione e della sanatoria cosiddetta “saldo e stralcio”. 

 


La diatriba

Nel suo complesso l’attività derivante dalla lotta all’evasione è prevista in aumento fino a 14 miliardi di euro, che saliranno a 16 nel corso del 2024. Va però segnalato che sulla riscossione delle cartelle esattoriali pende la spada di Damocle dell’utilizzo delle Pec “non registrate” da parte della vecchia Equitalia. La questione è stata sollevata nei giorni scorsi dal Messaggero. Diverse commissioni tributarie di primo e secondo grado, stanno dando ragione ai contribuenti che lamentano l’invio delle cartelle con Pec che non sono indicate negli indirizzari ufficiali delle mail pubbliche (Inipec, Reginde e Ipa). L’Agenzia della Riscossione sta continuando a utilizzare indirizzi che non sono contenuti in questi registri pubblici facendosi forte di altrettante sentenze di commissioni tributarie che, invece, hanno dato ragione al Fisco. La questione riguarda soprattutto le imprese e i professionisti, per i quali la notifica via Pec è l’unica via possibile, mentre per gli altri contribuenti l’Agenzia continua ad utilizzare il canale postale a meno che lo stesso contribuente non abbia indicato un sui indirizzo mail certificato. Lo scontro sulla validità delle notifiche è destinato probabilmente a proseguire fin quando la Corte di Cassazione non metterà un punto sulla vicenda.

Ultimo aggiornamento: 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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