Tim, il governo scende in campo: subito il vertice sul dossier

In settimana riunita la task force dei ministri. Giovedì Giorgetti parlerà davanti al Copasir

Martedì 23 Novembre 2021 di Giusy Franzese e Alberto Gentili
Tim, il governo scende in campo: subito il vertice sul dossier

Il governo aprirà in settimana il dossier sull’Opa «amichevole» del fondo americano Kkr su Tim.

Si riunirà infatti subito il “Comitato di lavoro” incaricato da Mario Draghi di analizzare ai raggi x la mossa di Kkr. Una task force che vedrà i ministri dell’Economia, Daniele Franco, dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e dell’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao, affiancati dal sottosegretario ai Servizi Franco Gabrielli e da esperti del settore. Tra gli obiettivi anche quello di valutare se utilizzare il golden power per blindare e mettere in sicurezza la rete telefonica e la controllata Sparkle insieme ai suoi cavi sottomarini.

Da Palazzo Chigi per ora filtra poco e nulla, salvo che il premier Draghi sta vigilando attentamente. La posizione ufficiale resta quella del comunicato diffuso dal Mef domenica sera, ovvero di neutralità pur definendo «positivo» l’interesse di Kkr per Tim. La stessa nota ha comunque già fissato dei paletti: la crescita e la difesa dell’occupazione e la compatibilità del progetto del fondo americano «con il rapido completamento della connessione con la banda ultralarga, secondo quanto prefigurato nel Piano nazionale di ripresa, con gli investimenti necessari nello sviluppo dell’infrastruttura».

INDUSTRIALI CAUTI

Qualche indicazione potrebbe arrivare anche giovedì con l’audizione presso il Copasir del ministro Giorgetti. L’intervento era programmato nell’ambito di un ciclo di audizioni sulle aspettative di sviluppo della difesa comune europea. Ma a questo punto è ovvio che si tratterà anche dell’Opa su Tim. 
Tra gli industriali per ora la linea è di cautela. «Non entriamo in nessun giudizio, essendo un’azienda quotata» dice il leader dell’associazione di viale dell’Astronomia, Carlo Bonomi. Il quale però sottolinea di «apprezzare la sensibilità con cui il governo sta tenendo in massima attenzione il dossier» e ricorda che stiamo parlando «di un settore altamente strategico per il Paese».

L’allerta è invece massima tra i sindacati, che si dicono «trasecolati» per la nota del Mef di domenica sera e pronti alla mobilitazione. Forti i timori - espressi in una lettera inviata ai vertici Tim - sulle ricadute occupazionali a seguito delle «incertezze societarie e del possibile ennesimo cambio di proprietà». Mercoledì 1 dicembre si svolgerà l’incontro con l’azienda. Resta invece ancora vuota la casella di un appuntamento al Mise. «È un settore strategico e noi abbiamo un problema: non abbiamo ancora una rete di nuova generazione in grado di connettere il nostro Paese. Il governo non deve lasciare fare al mercato» avverte il numero uno della Cgil, Maurizio Landini. 

I FARI DELLA POLITICA

Se il governo per il momento preferisce non aggiungere altro a quanto già detto a caldo, la politica non tace. La preoccupazione prevalente è che il fondo americano sia interessato soprattutto alla pioggia di miliardi in arrivo con il Pnrr per la digitalizzazione e per la diffusione della banda larga. Netto il leader della Lega, Matteo Salvini: «A Tim servono un partner ed un piano industriale che valorizzino e rafforzino l’azienda, non un’operazione finanziaria che rischia di portare ad uno spezzatino di una realtà così importante per il Paese. Inoltre, visti i non brillanti risultati degli ultimi mesi, il cambio ai vertici auspicato da più parti pare tema non più rinviabile».

L’arrivo del fondo americano suscita parecchie perplessità anche in casa Pd. «Il governo ha scelto di essere arbitro in questa fase ma deve essere un arbitro parziale cioè difendere i cittadini e loro diritto alle opportunità che offre la rete. L’utilizzo e il grande potere della rete non deve assolutamente essere condizionata da interessi esterni privati o di altre nazioni» dice Graziano Delrio, invocando di fatto l’utilizzo del golden power. Decisione auspicata anche dai M5s, Forza Italia e Leu. Decisamente più aperturista Italia Viva, che chiede di ricorrere al golden power solo «se il Paese è in pericolo». Per la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, c’è poco da aspettare: «Il governo deve riferire subito in Parlamento sul dossier Tim».

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA