Tassi, la Ue divisa sui rialzi: scontro nella Bce sul nuovo aumento. L'impatto del fallimento della Svb (e i rischi)

L’aumento di mezzo punto è probabile ma sul tavolo c’è anche una mossa da 0,25

Mercoledì 15 Marzo 2023 di Luca Cifoni
Tassi, la Ue divisa sui rialzi: è scontro nella Bce sul nuovo aumento. Si tratta per un rialzo soft

La spaccatura c’era già. Ma l’imprevisto terremoto bancario con epicentro nella Silicon Valley si è fatto sentire anche in Europa, rendendo più evidenti gli opposti posizionamenti a Francoforte. Con il risultato di iniettare almeno un po’ di incertezza in uno scenario che fino a pochi giorni fa appariva quanto mai definito. Nella riunione di politica monetaria di domani l’ipotesi più probabile resta quella di uno scatto di mezzo punto dei tassi della Bce.

Ma sul tavolo c’è ora un’altra possibilità: una mossa dimezzata, solo lo 0,25, che segnalerebbe la presa d’atto di una situazione mutata. Gli analisti di Deutsche Bank propendono per questa seconda opzione, pur evidenziando che alla fine molto dipenderà dalla capacità dei mercati finanziari di assorbire le tensioni propagatesi dalla California.

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IL CALENDARIO

Ma al di là della scelta immediata, il vero scontro è forse sul messaggio che verrà dato per il futuro, sul piano del linguaggio e su quello delle previsioni economiche. La settimana scorsa i falchi del consiglio direttivo, dando per scontata la prossima decisione, premevano per la definizione di un calendario tutto in salita. Robert Holzmann, numero uno della banca centrale austriaca, si era spinto a suggerire la necessità di altre tre mosse da 0,50 in altrettanti successivi appuntamenti, in modo da portare il tasso sui depositi al 4,5 per cento e quello di riferimento al 5. Ovvero punti di arrivo più elevati di quelli scontati dai mercati. Holzmann si era così attirato le osservazioni di Ignazio Visco, che aveva ricordato l’opportunità di decidere di volta in volta il da farsi, vista la situazione di grande incertezza. E aveva aggiunto di non apprezzare «i commenti dei colleghi su prolungati rialzi futuri». Insieme al governatore della Bnaca d’Italia è su una posizione di cautela anche Fabio Panetta, membro italiano del comitato esecutivo. Ma anche altri membri del consiglio hanno usato parole prudenti nei giorni scorsi: ad esempio il portoghese Mario Centeno. Mentre tra i sostenitori della linea dura contro l’inflazione oltre a Holzmann ci sono Joachim Nagel, numero uno della Bundesbank e i governatori delle banche centrali di Olanda e Belgio Klaas Knot e Pierre Wunsch.

In mezzo, con il compito di tirare le somme, c’è naturalmente la presidente Christine Lagarde. Toccherà a lei, eventualmente, far capire ai mercati che la musica è destinata a cambiare. Come evidenziato da molti osservatori, sulle decisioni degli ultimi mesi ha pesato anche la volontà di ricostituire la credibilità della Bce, uscita ammaccata dalla lunga fase in cui Francoforte (per la verità non da sola) si sforzava di far passare il messaggio di una fiammata inflattiva temporanea, legata soltanto ai bruschi rialzi dei prezzi energetici. Quei prezzi che ora hanno invertito la rotta, lasciando però in campo pressioni al rialzo sugli altri beni e servizi: particolarmente ostinate e quindi da contrastare secondo i falchi. Anche per evitare che si materializzi la famosa spirale tra prezzi e salari, della quale però si vedono per il momento scarsi segnali.

LE PREOCCUPAZIONI

Se finora le preoccupazioni delle colombe erano per l’impatto dei rialzi sull’economia reale, e quindi per una possibile recessione, adesso ci sono dei fatti nuovi che possono essere usati come ulteriori argomenti nella trattativa che andrà in scena giovedì. Il fallimento della Svb rischia di penalizzare in misura maggiore gli istituti di credito europei, nonostante il contesto regolatorio sulla carta più rassicurante, perché gli effettivi possibili canali di contagio devono ancora essere esplorati accuratamente. E soprattutto perché nel frattempo le autorità americane si sono mosse in modo deciso. Non solo annunciando una protezione rafforzata dei depositanti e lasciando presagire un rallentamento, se non lo stop, del percorso dei rialzi da parte della Fed (gli analisti di Nomura si spingono addirittura a ipotizzare un taglio da 25 punti base nella riunione della prossima settimana) ma mettendo in piedi anche un programma che concederà alle banche a stelle e strisce liquidità a condizioni di favore. La divaricazione tra le due sponde dell’oceano rischia a questo punto di diventare pericolosa: ecco perché la banca centrale europea potrebbe essere indotta a fare un tipo di scelta verso il quale nel corso della sua storia si è mostrata poco propensa. Ovvero prendere atto che la situazione è cambiata e adeguare in tempi rapidi, flessibilmente, la propria posizione.

Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA