Tasse, cosa cambia, le ipotesi: ridotte le aliquote Irpef, flat tax con tetto a 100mila euro, Iva al 5% per il turismo

Ma ogni modifica dovrà avere coperture senza comportare scostamenti del Bilancio

Sabato 10 Dicembre 2022 di Mario Landi
Tasse, le modifiche nel 2023: ridotte le aliquote Irpef, flat tax con tetto di 100mila euro, Iva al 5% per il turismo e sanzioni attenuate

Tasse, si dilinea il nuovo sistema fiscale del Governo che nei primi mesi del 2023 presenterà una legge delega con gli obbiettivi di raggiungere nel corso del mandato una maggiore equità e del recupero dell'evasione.

Vietato tuttavia ricorrere a scostamenti del bilancio, quindi ogni modifica sarà soppesata per verificare le coperture. La strategia è di rendere meno pesante la pressione fiscale nella storica speranza di far emergere redditi che al momento sono nascosti al fisco.

Irpef

Dalle attuali 4 aliquote si passerà a 3 per aiutare in particolare il ceto medio mentre si punta alla flat tax incrementale per tutti i contribuenti. Si tratta del prelievo agevolato del 15% sui redditi in più dichiarati rispetto al massimo denunciato nel triennio precedente, introdotto dal 2023 per le partite Iva che dovrebbe essere esteso anche ai lavoratori dipendenti.

La giungla delle detrazioni

In questo caso la parola, che ricorre sempre, è "semplificazione" che riguarda i criteri legati a detrazioni, crediti di imposta, deduzioni, "sconti" fiscali che potrebbero essere limitati per i redditi più alti senza coinvolgere tuttavia voci "cardine" della dichirazione dei redditi (voci tracciabili, del resto) quali le spese sanitarie e gli interessi legati ai mutui per l'abitazione.

Iva

Potrebbero esserci sconti in settori quali il turismo alberghiero che è ripartito dopo la pandemìa: aliquota dimezzata dal 10% al 5%. E maggiore attenzione alla dichiarazione precompilata dell'Iva e sul concordato preventivo, strumenti che sfruttano la digitalizzazione delle fatturazioni che dovrebbe ridurre l'evasione. Il contribuente, in altre parole, accetta il livello di imposizione fiscale stabilito dallo Stato, paga e per un periodo (un anno, due anni) non subisce controlli.

Irap

Per le imprese si va verso la cancellazione dell'Imposta regionale sulle attività produttive con al contempo un maggiore ricorso all'Ires. Sullo sfondo resta sempre anche la volontà di ridurre i contenziosi che ingolfano la macchina del Fisco.

Flat Tax  

Il tetto dei 85mila euro legato alla quota della flat tax al 15% per i lavoratori autonomi e i professionisti potrebbe salire fino a 100mila euro per adeguarsi ai livelli europei. Europa dove però l'evasione fiscale è assai inferiore. Fra l'altro anche per molti contribuenti dal reddito puiù alto potrebbe essere conveniente restare alla tassazione ordinaria. Ed è proprio sulla Flat Tax che si annuncia la battaglia più pesante nel contesto politico.

La tassa piatta può far sì che su dipendenti e pensionati pesi la quasi totalità dell'Irpef versata nel paese, il 96%. E può provocare profondi squlibri fiscali con uno scarto di imposta perfino dell'800% paragonando un autonomo con un fatturato da 85 mila euro e un dipendente con lo stesso reddito. La considerazione è della Uil che va all'attacco contro l'imposta forfettaria con uno studio del servizio politiche fiscali secondo il quale in pratica un lavoratore autonomo verserebbe fino a 27 mila euro di Irpef in meno ogni anno rispetto ad un dipendente con lo stesso reddito. In dettaglio, secondo i dati del Mef relativi alle dichiarazioni del 2020, i dipendenti hanno versato il 61,1% del totale dell'Irpef netta, mentre i pensionati ne hanno versato il 35,2%, il 96,3% del totale, appunto. Lo studio della Uil è realizzato analizzando l'imposta sostitutiva al 15% rispetto al fatturato e rispetto al reddito imponibile dopo l'applicazione dei coefficienti di redditività per gli autonomi e lo sconto sulla contribuzione, ovvero quei parametri che si basano sui costi che devono sostenere gli autonomi per l'esercizio delle loro attività e che variano in base al settore. Lo squilibrio è evidente sia nelle fasce più alte che in quelle più basse.

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Così ad esempio un lavoratore autonomo che lavori nel settore immobiliare e delle costruzioni con un reddito imponibile di 73.100 euro dopo aver applicato i coefficenti di redditività, pagherà un'imposta di 8.224 euro a fronte dei 25.275 euro di un lavoratore dipendente (il 34,58%) e dei 25.365 di un pensionato (il 34,70%). Meno della metà pagherà un ambulante del settore non alimentare con un reddito di 45.900 con 5.164 a fronte della spesa a pari reddito di 12.801 per un dipendente (il 27,89%) e di 13.226 (il 28,82%) per un pensionato.

E così via fino al caso limite usato dal sindacato di una differenza dell'804% calcolata però sull'Irpef pagata da un autonomo nel settore commercio alimentari e bevande con 85.000 di fatturato, cioè 3.825 euro di imposta netta e dipendenti e pensionati con lo stesso reddito: rispettivamente 30.766 e 30.906 euro. «Uno stato democratico deve fondarsi su un fisco equo e progressivo così come previsto dalla nostra Costituzione», sottolinea il segretario generale Domenico Proietti ribadendo la necessità di una battaglia vera contro l'evasione che ogni anno «sottrae ai cittadini oltre 100 miliardi di euro, l'equivalente di 3 leggi di bilancio».

Sanzioni

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Ultimo aggiornamento: 16:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA