L’obiettivo è chiaro: raccogliere più risorse possibili dagli extraprofitti accumulati dal settore dell’energia in più di un anno di prezzi folli del gas per girarlo a imprese e famiglie in sofferenza. La rotta del governo Meloni è quella già tracciata dall’esecutivo Draghi.
Lo ha detto chiaramente il premier Meloni nel corso delle repliche al Senato, citando extragettito ed extraprofitti tra le pieghe del bilancio in cui recuperare le risorse per combattere il caro-energia. Ma a confermare e ribadire l’urgenza del dossier è stato ancora ieri il ministro per le imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso.
I CONTI
L’energia è oggi il «tema emergenziale», ha detto Urso ribadendo l’intenzione del governo di «regolare meglio un norma come quella degli extraprofitti». Sarà «uno dei primi provvedimenti di questo governo; «la faremo meglio, e con quelle risorse sarà possibile sostenere imprese e famiglie in questa fase di transizione, per sostenere il costo delle bollette», ha aggiunto dal Salone della Giustizia. Servirà per reperire risorse come misura «congiunturale in attesa che l’Europa realizzi misure più strutturali».
Del resto, i numeri dicono in modo chiaro che così com’è la tassa attuale non ha funzionato. Il governo Draghi puntava a incassare 10,5 miliardi stimando 42 miliardi di extraprofitti in 7 mesi. Ma ne sono arrivati poco più di un miliardo. Con l’esecutivo Draghi rivedendo le stime contava di arrivare almeno a 5-6 miliardi entro fine anno. In compenso sono fioccati i ricorsi per incostituzionalità da parte di molte utilities.
Mentre, sempre nelle previsioni del governo Draghi dovrebbero arrivare altri 4,3 miliardi nel 2022 dalla tassa fissata per gli extraprofitti Fer, cioè delle società che produzono energia rinnovabile, per le quale è previsto che consegnino gli incassi che superano 62 euro per ogni megawattora di energia rinnovabile venduta. Le nuove simulazioni sono in corso ma l’impressione, tra i tecnici al lavoro, è che la riscrittura della norma punti a recuperare almeno altri 10 miliardi.
Un altri dossier molto caldo per il governo Meloni, è il destino della raffineria Lukoil di Priolo (Isab), ora costretta a trattare soltanto greggio russo per via della spada di Damocle delle sanzioni in arrivo per Mosca che hanno chiuso i rubinetti delle banche. Dal 6 dicembre, con lo stop al greggio da Mosca, si rischia lo stop totale. Ma la continuità produttiva sarà salvaguardata, assicurano fonti vicine al dossier.