Superbonus verso lo sblocco: le nuove norme possono attivare 10 miliardi. Ma c'è il nodo caro-materiali

L’Ance: senza l’adeguamento dei prezzi realizzare il Pnrr diventa quasi impossibile

Domenica 11 Settembre 2022 di Umberto Mancini
Superbonus verso lo sblocco: le nuove norme possono attivare 10 miliardi. Ma c'è il nodo caro-materiali

Il via libera alle nuove norme sul superbonus 110% vale 10 miliardi di lavori, la salvezza per circa 30mila aziende del settore e per migliaia di condomini e padroni di casa rimasti incastrati nella palude della burocrazia. Deve però andare in porto la mediazione del governo, anticipata ieri dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, vada davvero in porto.

Come anticipato dal Messaggero, la proposta prevede di circoscrivere la responsabilità, attribuendola solo a chi non ha operato con la dovuta diligenza. Sanzioni quindi limitate a chi ha agito con dolo o colpa grave, escludendo la responsabilità solidale per tutti gli altri soggetti che hanno ceduto il credito. E che adesso rischiano grosso. 

I TEMPI
La proposta verrà presentata dal ministero dell’Economia ai capigruppo questa mattina, alla vigilia del voto del decreto Aiuti. «Ben venga questa proposta - dice al Messaggero Federica Brancaccio, presidente dell’Ance - perchè il settore rischia di pagare un prezzo altissimo, ma è altrettanto urgente che nel Dl Aiuti ci sia una soluzione per sbloccare gli acconti per il rincaro dei materiali, che stanno strangolando le aziende». Le imprese attendono da mesi l’erogazione dei fondi stanziati per far fronte all’aumento dei prezzi delle materie prime. Acconti che le Pa per ora non autorizzato. «Sembra la tempesta perfetta - spiega Brancaccio - tra l’impossibilità di monetizzare i crediti d’imposta e il fatto che non si è visto un euro per far fronte all’esplosione dei costi, L’esecutivo deve muoversi». 

Secondo i dati Enea, gli ultimi disponibili, a luglio risultavano conclusi lavori per 28,2 miliardi di euro, corrispondenti a una spesa prevista per lo Stato pari a 31 miliardi. Il problema è che le opere per le quali è stato dato il via libera al Superbonus sono molte di più: il loro valore arriva a 39,8 miliardi, cifra che fa salire il conto per le casse pubbliche a 43,7 miliardi. I lavori non conclusi valgono quindi più di 10 miliardi di euro. Ma, come accennato, l’altro aspetto del problema è l’accesso ai fondi per recuperare il gap dei costi delle materie prime, il cui prezzo è schizzato a livelli stellari a causa della guerra in Ucraina. 

GLI AUMENTI
Negli ultimi sette mesi, stima Prometeia, l’acciaio impiegato nel calcestruzzo è aumentato del 55%, il pvc del 43% e il bitume del 49%. E la lista potrebbe proseguire a lungo. Tra aumenti della bolletta per l’energia e quello dei prodotti utilizzati, si stima quindi un maggior costo di circa il 35% rispetto a quanto previsto, solo pochi mesi fa, sulla base dei prezzari più aggiornati. Rispetto a tali ulteriori aumenti, gli appaltatori si trovano quindi in gravi difficoltà finanziarie. «Dobbiamo dire a gran voce - sottolinea la Brancaccio - che con questa situazione la messa a terra del Pnrr è a rischio. Mi chiedo e chiedo al governo chi possa fare i lavori in queste condizioni». «Non aggiornare i prezzi - aggiunge - mette in difficoltà la filiera produttiva e di conseguenza l’occupazione, un danno per il Paese e tutti i cittadini».

Tra l’altro nel settore privato, addirittura, manca qualsiasi normativa speciale che consenta, di fronte a questa emergenza, un ristoro dei maggiori costi subiti dall’appaltatore.
 

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA