Superbonus, cosa succede con il nuovo stop di Poste? Imprese in allarme: «Qui salta tutto»

La società pubblica non sconterà più nuovi crediti. L’Ance: «Migliaia di aziende rischiano di chiudere»

Martedì 8 Novembre 2022 di Andrea Bassi
Superbonus, cosa succede con il nuovo stop di Poste? Imprese in allarme: «Qui salta tutto»

Poste, per la seconda volta durante quest’anno, sospende l’acquisto dei crediti da bonus edilizi. Da due giorni la società pubblica non accetta più nuove pratiche. In realtà il canale era già stato congelato per le imprese. Era rimasto attivo soltanto per i privati dai quali accettava crediti al massimo fino a 150 mila euro. La decisione di Poste ha mandato in subbuglio le imprese di costruzione. La presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, ha chiesto che tutte le imprese pubbliche riprendano a comprare i crediti. «Serve un segnale di fiducia», ha detto, «senza si fanno saltare migliaia di imprese».

Non solo. L’Ance ha puntato il dito anche sulla «speculazione pazzesca», perché chi continua ad acquistare i crediti lo sta facendo a percentuali bassissime, anche all’85% del valore, quando fino a poco tempo fa il prezzo era in media del 102%. La situazione sembra particolarmente complessa per le piccole imprese, che con la Cna hanno chiesto di convocare urgentemente un tavolo per trovare una soluzione. E una verifica è stata chiesta anche dalla Confedilizia. Le imprese spingono anche perché entri in campo la Cdp. «La Cassa», spiega Andrea De Bertoldi, deputato di Fratelli d’Italia, «dovrebbe dare ossigeno alle banche che hanno esaurito il loro spazio fiscale». Ma perché le Poste hanno deciso di bloccare lo sconto delle nuove fatture? La ragione sarebbe l’incertezza normativa che c’è attorno alla cessione dei crediti. 

LE DECISIONI
Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha confermato con diverse sentenze, una delle quali proprio su ricorso di Poste, i sequestri dei crediti fittizi nei conti fiscali degli intermediari che li avevano acquistati da presunti truffatori. Le truffe hanno superato i 6 miliardi di euro. La Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate, al 30 settembre dello scorso anno, hanno “bloccato” 3,4 miliardi di crediti fittizi, mentre oltre un miliardo sarebbe stato già monetizzato. Il destino dei crediti “fittizi” finiti in pancia alle banche e alle Poste, dunque, torna a creare incertezza. Il governo Draghi aveva introdotto una norma per evitare il rischio che questi crediti dovessero essere svalutati, dando la possibilità di “sospendere” la detrazione fino al dissequestro. Solo una volta liberato il credito il tempo a disposizione per compensarlo con i propri debiti fiscali (5 anni) sarebbe iniziato a scorrere di nuovo. Ma con la conferma dei sequestri in Cassazione questa norma potrebbe non essere più sufficiente da sola. 

L’altro tema è l’esaurimento degli spazi fiscali nei bilanci. Il caso emblematico è quello di Intesa Sanpaolo, concentrata a smaltire le richieste pregresse che ammontano a 20 miliardi di euro. Man mano che saranno evase la banca potrà riprendere a smaltire le nuove domande. Per ampliare la propria capacità fiscale Intesa ha già firmato due accordi con Autotorino, per un valore fiscale di 200 milioni, e con Sideralba, per altri 175 milioni. Per allargare lo spazio fiscale, il governo sta studiando una serie di misure. Come anticipato dal Messaggero, sul tavolo ci sarebbe anche l’estensione del periodo di detrazione da 5 a 7 anni. La sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, ha assicurato che il tema è sul tavolo. 
 

Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA