Superbonus, il governo: «Disastro lasciato da M5S». Si media con le imprese

Lollobrigida: «Situazione da riparare». Lunedì ci sarà l’incontro con le categorie. FI chiede di non imporre la fiducia. Ma l’esecutivo: «Coesi sulla misura»

Sabato 18 Febbraio 2023 di Francesco Malfetano
Superbonus, il governo: «Disastro lasciato da M5S». Si media con le imprese

«Non potevamo fare altrimenti». Sullo stop alla cessione dei crediti per il Superbonus il governo non arretra. Nonostante le polemiche delle associazioni di categoria e di una parte di Forza Italia, la convinzione «fortissima e innegabile» per Giorgia Meloni è che un intervento immediato come quello varato in consiglio dei ministri giovedì «era inderogabile». 

LA VOLONTÀ

Dopo la durezza delle parole del ministro Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa (ha definito i crediti del bonus «un bubbone»), a chiarirlo - sempre senza troppi giri di parole - è il braccio destro del premier e ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: «Ci troviamo in una situazione che dobbiamo riparare e lo si sta facendo - ha detto ieri a margine degli Oscar Green della Coldiretti - e già ieri (giovedì ndr) è emersa la volontà del governo di affrontare il tema tenendo conto che quello che è accaduto è semplicemente economicamente e finanziariamente irragionevole e pericoloso». E ancora: «Da una parte va salvaguardato il mondo delle imprese e il lavoro, gli impegni assunti, dall’altra parte tutte le degenerazioni che hanno portato a questa criticità vanno affrontate con la stessa fermezza, limitando i danni per lo Stato che possono emergere». 
Le cifre sono davvero monstre.

Centoventi miliardi di euro di spesa (2 mila euro a testa per ogni italiano) e 48 miliardi di buco che, spiega chi è vicinissimo al premier, «rischiano di far saltare per aria i conti dello Stato». Tant’è che, rivela, sarebbe anche aumentata l’attenzione dell’Europa sul punto, rendendo «inderogabile» l’intervento. A certificarlo del resto è stato ieri anche il commissario europeo Paolo Gentiloni che, su La7, ha detto che il Superbonus «aveva innescato un processo» che impattava «sui conti pubblici». Un impatto che, secondo la stessa fonte interna all’esecutivo, è in buona sostanza dovuto a quella che «è una misura elettorale voluta dal M5s». 

In ogni caso ora l’idea non è quella di uno scontro a viso aperto (specie con le associazioni di categoria già sul piede di guerra), ma di trovare una qualche forma di mediazione. E proprio a centrare questo obiettivo servirebbe l’incontro di lunedì già programmato da palazzo Chigi per spiegare la complessità della situazione e provare ad aggirare l’ostacolo. Specie perché, ripetono a spron battuto più fonti vicine al dossier, «noi non siamo intervenuti sul Superbonus», che è ancora possibile da richiedere, «ma solo su un meccanismo disfunzionale relativo alla cessione dei crediti». Le prime avvisaglie di tutto ciò del resto erano già state palesate dall’ex premier Mario Draghi. Come sottolineato sia da Giorgetti, ministro di quel governo, sia da Lollobrigida, che invece era all’opposizione: «Ricordo le parole molto forti di Draghi che imputò al sistema della cessione dei crediti un vero e proprio disastro. Lo fece lui da analista politico in quella fase, certamente esperto di numeri, e oggi ci troviamo in una situazione che dobbiamo riparare». 

LE OPPOSIZIONI

Tuttavia per ora il premier non pare troppo preoccupato né dalla levata di scudi delle opposizioni (in primis del Movimento 5 stelle, che aveva fatto della misura un suo provvedimento simbolo) né dal “nuovo” fronte interno aperto sul Superbonus da Forza Italia. Sebbene i malumori all’interno del partito alleato paiono persistenti, con nuove richieste di confronto parlamentare («Non si imponga la fiducia») e proposte alternative (come quella della deputata azzurra Erica Mazzetti, membro della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, che ha chiesto «Una nuova norma che introduca incentivi ragionati e studiati, non possiamo lasciar morire un settore fondamentale dell’economia») a palazzo Chigi la linea è quella ormai consueta in situazioni di questo tipo: l’agitazione è ascrivibile solo a quella porzione azzurra controllata da Licia Ronzulli. «Il vicepremier Antonio Tajani (coordinatore di FI e “fronte opposto” dei ronzulliani) mi pare fosse in conferenza stampa a sottolineare parola per parola la posizione di Giorgetti» dice un ministro. Ad agitare lo spettro dello scontro “politico” sul Superbonus «sono i soliti noti».
D’altro canto la posizione di Fratelli d’Italia è che le opposizioni avanzate da questa porzione di FI e dalla minoranza sono «pretestuose». A spiegarlo Lino Ricchiuti, vice responsabile del dipartimento imprese e mondi produttivi di FdI: « Per tutti i crediti e i lavori derivanti da Cila presentate entro il 31 dicembre 2022 sarà mantenuta la possibilità di cessione individuando la data del 31 dicembre 2024 come termine ultimo per la chiusura lavori. Andava trovata una soluzione per i crediti già in pancia alle imprese, per questo è stato convocato dal governo il tavolo con le associazioni di categoria per lunedì e per farlo era necessario mettere uno stop per non aumentarli fino a inesigibilità». 

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