Superbonus, come cambia? Via libera agli F24 sblocca-crediti, ipotesi sconto in fattura solo per redditi bassi

Giorgetti davanti alle imprese promette una soluzione per i 19 miliardi incagliati

Lunedì 20 Febbraio 2023
Superbonus, come cambia: cessione credito ai redditi bassi e compensazioni con F24. Cosa sappiamo

La soluzione per i crediti incagliati del Superbonus dovrà avere tempi brevi. E l’unica strada percorribile, al momento, è quella di permettere alle banche di utilizzare oltre i loro spazi fiscali, anche quelli dei loro correntisti generati dagli F24 presentati tramite il sistema bancario. L’apertura è arrivata durante i tavoli convocati ieri da governo e ai quali hanno partecipato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, la sottosegretaria all’Industria Fausta Bergamotto.

Dall’altro lato del tavolo si sono sedute prima le banche, con l’Abi, la Cdp, la Sace e l’Agenzia delle Entrate. Poi è stato il turno dell’industria, dall’Ance, a Confedilizia, fino alla Confapi. Giorgetti ha spiegato che soluzioni come la cartolarizzazione dei crediti o simili, non sono praticabili, almeno in tempi brevi. L’unica via, insomma, è riattivare il canale bancario che ormai da mesi ha sospeso gli acquisti giustificando questa scelta con l’esaurimento dello spazio fiscale delle banche. 

I DOCUMENTI
In realtà, al primo tavolo di ieri, l’Agenzia delle Entrate avrebbe portato una serie di dati che dimostrerebbero l’esistenza di spazi fiscali residui e anche elevati per le banche. Il sistema avrebbe una capienza di 32 miliardi di euro, soltanto una decina all’anno dei quali impegnati per i bonus edilizi. Volendo, insomma, le banche potrebbero ricominciare a comprare subito. Tanto è vero che una delle soluzioni adombrate durante gli incontri, sarebbe stata quella di far usare gli F24 dei correntisti soltanto una volta esauriti tutti gli spazi disponibili del sistema bancario. Si tratta di questioni rinviate a nuovi tavoli tecnici. Il lavoro, insomma, è appena agli inizi. Sempre l’Agenzia delle Entrate, rappresentata agli incontri dal direttore Ernesto Maria Ruffini, ha prodotto anche una stima esatta dei crediti incagliati. Si tratta di 19 miliardi di euro che comprendono le fatture scontate dalle imprese di costruzioni, quelle con il codice Ateco F. Il nuovo salvagente si applicherà soltanto a questi specifici crediti. Questo potrebbe aprire un ulteriore problema, perché taglierebbe fuori una serie di altre aziende che in questi mesi hanno applicato sconti in fattura che poi non sono riuscite a smaltire, come le imprese dei serramenti (quelle degli infissi e delle porte), o i venditori e gli installatori di caldaie e pompe di calore. 

Tuttavia, anche se in maniera più generica, il governo ha promesso di valutare qualche soluzione specifica per le imprese più piccole e per quelle che operano nella ricostruzione post-sisma. Per quanto riguarda il futuro, invece, meglio non farsi troppe illusioni. Lo sconto in fattura difficilmente verrà riproposto in una forma così allargata come quella appena chiusa. Le ragioni le ha spiegate, ancora una volta, Giorgetti. Nei prossimi giorni Eurostat e Istat obbligheranno l’Italia a considerate come “pagabili” i crediti fiscali del Superbonus. Significa che il loro costo per i conti dello Stato non potrà più essere spalmando nel tempo, ma dovrà essere indicato nei conti pubblici immediatamente per intero. Questo significa che ogni anno il Parlamento dovrà scegliere se aiutare il settore edilizio con gli sconti in fattura oppure se dedicarsi ad altre priorità come la riforma fiscale o le pensioni. 

Lo sconto in fattura per il futuro, potrebbe sopravvivere per alcune eccezioni, come per i redditi più bassi o gli incapienti, coloro che non pagano tasse e dunque non possono detrarre le spese. «Abbiamo trovato apertura e grande consapevolezza da parte del governo che vanno sbloccati i crediti pregressi, quindi un’apertura all’F24 che era una proposta nostra e di Abi, e un tavolo immediato per il futuro», ha detto la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, che prima dell’incontro aveva sollecitato l’esecutivo a fare presto, perché con 25mila imprese a rischio «non c’è più tempo». 

LE REAZIONI
Soddisfatta a metà Confedilizia, che chiede soluzioni anche per il futuro e confida in qualche modifica in fase di conversione del decreto, a partire dalla possibilità di avere «una fase transitoria un po’ più lunga». Confapi ha chiesto che sia ci sia la possibilità di portare da 4 a 10 anni la detrazione dei crediti. «Questo permetterebbe di evitare il rischio che molte aziende vadano a perdere dei crediti», ha spiegato il presidente Cristian Camisa. «Soprattutto», ha aggiunto, «abbiamo auspicato che nel mentre si arrivi all’anticipo degli F24 si possa attivare un prestito ponte con una cessione dei crediti da parte di Enel e Eni, che hanno capienza e hanno la possibilità di poter reperire questi crediti». La palla passa dunque al Parlamento, con il decreto che inizia l’esame giovedì in commissione Finanze alla Camera e le opposizioni già pronte a dare battaglia, con Giuseppe Conte che torna ad attaccare la premier smentendo il buco il bilancio di cui il governo parla. 


 

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 12:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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