Superbonus 110, proroga per la cessione dei crediti e resta la soluzione degli F24: ecco cosa cambia

Sul tavolo l’ipotesi di uno slittamento della data limite fissata al 17 febbraio

Mercoledì 22 Febbraio 2023 di Luca Cifoni
Superbonus, più tempo per la cessione dei crediti. E resta la soluzione dell'utilizzo degli F24

Per sbrogliare la matassa del superbonus, e soprattutto quella della cedibilità dei crediti sospesa per decreto dal governo, la via maestra resta quella dell’utilizzo da parte delle banche degli F24 relativi ai versamenti fiscali dei propri clienti.

Ma i correttivi al provvedimento d’urgenza potrebbero includere anche un qualche slittamento rispetto alla data limite fissata allo scorso 17 febbraio. E soluzioni specifiche per le onlus e gli ex Iacp (istituti autonomi case popolari) che sarebbero penalizzati dal blocco delle cessioni. L’apertura su questi temi è arrivata da Andrea De Bertoldi (Fratelli d’Italia) relatore del decreto, che si è detto ben consapevole delle problematiche poste dalle categorie. Così come restano aperte le criticità specifiche connesse ai lavori per l’installazione di caldaie e infissi: in questo caso la difficoltà di determinare in modo formale i tempi di avvio degli interventi rischia di tagliare fuori completamente dallo sconto in fattura e dalla possibilità di cessione dei crediti chi magari nel frattempo si era già impegnato con un anticipo.

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IL TAVOLO

Le banche intanto, in vista del tavolo tecnico con il Mef annunciato lunedì dal governo, hanno ribadito la propria posizione favorevole all’utilizzo degli F24. In un comunicato congiunto con i costruttori dell’Ance, l’Abi ha ricordato che - come risulta dai dati sulla commissione d’inchiesta della scorsa legislatura - il sistema del credito ha assunto nel triennio 2020-2022 impegni per crediti fiscali pari a quasi 77 miliardi, saturando la propria capacità. Di qui la richiesta di sfruttare per la compensazione lo spazio dei versamenti tributari fatti per conto dei propri clienti. La messa a punto di questa soluzione si intreccia con la partita diplomatico-contabile della classificazione dei crediti d’imposta. Il prossimo 1 marzo l’Istat nel suo comunicato su Pil e indebitamento nel 2022 darà conto del loro impatto sul deficit, sulla base delle modalità concordate con Eurostat, l’autorità statistica europea. Secondo le anticipazioni emerse nei giorni scorsi, i crediti dovrebbero risultare payable, ovvero rimborsabili, e quindi andranno a pesare sul disavanzo: gonfiando quello del 2021 e del 2022 e probabilmente alleggerendo quello degli anni successivi: in questo modo si libererebbe spazio finanziario per le prossime mosse politiche dell’esecutivo, a partire dalla riforma fiscale.

Sul dossier dei bonus edilizi si è fatta sentire la Banca d’Italia. Giacomo Ricotti, capo del servizio assistenza e consulenza fiscale di Via Nazionale, è intervenuto al Senato sulla tematica più complessiva delle agevolazioni fiscali, sottolineando però alcuni concetti specifici sugli incentivi per l’edilizia. Incentivi che hanno sicuramente avuto un impatto favorevole sul settore sia in termini di valore aggiunto che di occupazione. Circa la metà degli investimenti che hanno sfruttato il beneficio avevano carattere aggiuntivo, ossia non sarebbero stati avviati in assenza dell’agevolazione. Tuttavia gli oneri per il bilancio pubblico sono pesanti e crescenti nell’ultimo biennio. Sulla questione più specifica della cessione dei crediti, Ricotti si è limitato a notare che lo strumento del credito d’imposta rimborsabile o cedibile è più vantaggioso per i contribuenti a reddito più basso: i quali versando un’imposta relativamente bassa potrebbero non essere in grado di sfruttare il beneficio sotto forma di semplice detrazione fiscale.

LA CONSULTAZIONE

Un contributo alla soluzione della vicenda potrebbe venire anche dalle imprese. Il presidente di Confindustria Bonomi ha detto che con apposite norme le aziende private sarebbero in condizioni di acquistare i crediti attualmente bloccati, affiancandosi alle banche. Bonomi ha anche criticato la modalità scelta dall’esecutivo per intervenire, senza una preventiva consultazione del mondo produttivo. Mentre Da Bruxelles, il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha definito «comprensibile e ragionevole» la stretta del governo.

Ultimo aggiornamento: 14:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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