Accrescere la decontribuzione per l’assunzione dei giovani da 6 a 8 mila euro. Prolungare fino a metà gennaio la possibilità di presentare la Cilas per i lavori del superbonus 110%. Elevare le pensioni minime fino a 600 euro a partire dalla fascia di età tra i 75 e gli 80 anni. Rivedere Opzione donna sul pensionamento anticipato per aumentarne il bacino di utenza. Ed estendere il mese aggiuntivo del congedo di maternità ampliandolo anche alla paternità.
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Pensioni minime, addio ai 600 euro
Governo a caccia di fondi aggiuntivi
Maggioranza in pressing sul governo per modificare alcuni punti della legge di Bilancio.
Sono 617 gli emendamenti alla manovra depositati dalle forze politiche che sostengono il governo di Giorgia Meloni. Testi sui quali la maggioranza sta discutendo in vista della selezione dei circa 200 segnalati che sarebbero di sua competenza, che verranno indicati domenica prossima. Su alcune misure ci sarebbero ancora punti di vista differenti ma fonti alle prese con il dossier garantiscono che un’intesa sarà trovata. A cominciare dalle politiche per incentivare l’occupazione. In particolare, l’esecutivo è a caccia di fondi aggiuntivi per allargare la platea potenziale di lavoratori under 36 che possono essere reclutati dalle aziende grazie allo sgravio dei contributi.
Con la legge di Bilancio, infatti, il governo ha confermato il taglio, riconosciuto nella misura del 100% nel limite massimo di importo pari a 6 mila euro annui, per chi assume lavoratori che non abbiano ancora superato i 35 anni e che non sono mani stati occupati a tempo indeterminato con lo stesso o con altro datore di lavoro nel corso dell’intera vita lavorativa. L’obiettivo, che sembra ormai a portata di mano, è far salire lo sgravio a 8 mila euro. Tra i temi caldi si punta anche a prolugare il congedo parentale a 3 mesi e diverse sono le ipotesi in campo: il 100% dello stipendio al primo mese, l’80% al secondo e il 30% al terzo; in alternativa l’80% al primo mese ed i successivi al 67%, o ancora il 67% per tutti e tre i mesi.
Sul tavolo c’è anche la questione della possibile riduzione dell’Iva sui pellet e, non ultimo, il taglio del cuneo fiscale, su cui Confindustria ha chiesto al governo uno sforzo maggiore, che alcune forze politiche vorrebbero alzare di un punto dal 2 al 3 per cento.
Pensioni minime, la Lega frena: irritazione di Forza Italia. Durigon: «Ora non possiamo alzarle»
Il capitolo pensioni
L’anticipo pensionistico resta, ma selezionando le beneficiarie a tre categorie di donne: caregiver, cioè che assistono coniuge o parente con handicap; con invalidità civile superiore o uguale al 74%; licenziate o dipendenti di imprese con aperto un tavolo di crisi. A questo si aggiunge l’innalzamento dell’età d’uscita a 60 anni, che viene legata al numero dei figli: può essere ridotta di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due (solo per le licenziate o dipendenti da aziende in crisi la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli). Un doppio paletto che limita così la platea da 17 mila a 3 mila uscite nel 2023. Per rendere meno traumatica la riforma si studia la possibilità di congelare per altri 6-8 mesi le norme attuali.
Situazione fluida in tema di pensioni minime. La maggioranza sta discutendo sulla possibilità di innalzare da subito, via emendamento, i trattamenti a 600 euro per i pensionati over 75 con Forza Italia che spinge su questo punto.
Ma la Lega, attraverso il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, frena ricordando che i margini finanziari, al momento, non lo consentono. Anche sul superbonus trattativa in corso con la richiesta di portare a metà gennaio la domanda per presentare la Cilas.
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