Superbonus 110, arrivano le modifiche: dalle villette all’uso degli F24, c’è accordo sul “salva-sconti”

Per evitare che i crediti del 2022 vadano “persi” (in realtà si potrà sempre portarli in detrazione dal reddito), sarà presentato un emendamento

Martedì 7 Marzo 2023 di Andrea Bassi
Superbonus 110, arrivano le modifiche: dalle villette all’uso degli F24, c’è accordo sul “salva-sconti”

Sulle modifiche al decreto Superbonus arrivano i primi punti fermi.

Innanzitutto c’è l’accordo sulla norma “salva-sconti” del 2022. Il 31 marzo scade il termine per comunicare l’opzione di cessione del credito all’Agenzia delle entrate, ma molte fatture non sono ancora state “accettate” dalle banche e, dunque, non possono essere trasmesse al Fisco. Per evitare che i crediti del 2022 vadano “persi” (in realtà si potrà sempre portarli in detrazione dal reddito), sarà presentato un emendamento che darà la possibilità di caricarli sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate anche se la procedura di accettazione della banca non si è conclusa. Un comunicato stampa del ministero (il cosiddetto “comunicato legge”) anticiperà gli effetti della norma consentendo all’Agenzia di accettare le comunicazioni. 

Superbonus 110, cessione dei crediti maturati nel 2022: si va verso soluzione rapida

Durante la riunione di ieri al ministero dell’Economia, tra il relatore del provvedimento, Andrea De Bertoldi, il vice ministro Maurizio Leo e i rappresentanti della Ragioneria generale dello Stato, è arrivato il disco verde anche ad un salvagente per i lavori di edilizia libera. Si tratta dell’installazione di infissi, caldaie e pompe di calore acquistati prima del 16 febbraio scorso ma non ancora installati. Il rischio era che, dopo l’entrata in vigore del decreto, non fosse più possibile riconoscere gli sconti in fattura su questi acquisti. Il dubbio sarà risolto così: per tutti i beni acquistati prima del 16 febbraio e che hanno una data certa (per esempio un bonifico), lo sconto in fattura potrà continuare ad essere applicato. Un salvacondotto arriverà anche per gli Iacp (l’edilizia popolare) e le Onlus, a cui sarà riconosciuto un periodo transitorio per chiudere i lavori scontando le fatture. 

Resta ancora da sciogliere il nodo più importante, ossia la possibilità per le banche di poter usare gli F24 dei clienti per poter “assorbire” i 19 miliardi di crediti incagliati e far ripartire i cantieri. Ieri durante il vertice, la Ragioneria generale dello Stato avrebbe ancora sollevato problemi di gestione di cassa rispetto a questa soluzione. Ma gli ostacoli non sembrerebbero più insormontabili. 

L’INTERVENTO

«Apprezzo che il governo abbia dato disponibilità sui temi di questi mesi, dalla cessione dei crediti al sismabonus, dall’edilizia libera alle case popolari e le Onlus», spiega o Andrea de Bertoldi, deputato di Fratelli d’Italia e relatore alla commissione Finanze della Camera del decreto sulla cessione dei crediti. Nella riunione tenuta al ministero dell’Economia, ha spiega De Bertoldi, «abbiamo avuto un sufficiente riscontro e quindi ci potranno essere risposte positive, anche trasversali alle forze politiche» nelle prossime settimane. La riunione tecnica, frutto di un lavoro condiviso con la maggioranza di governo, ha dato «conferme di un processo di miglioramento» che lascia il relatore «ottimista» sui prossimi passi. Ottimismo giustificato dal fatto che alla Camera sono stati presentati “solo” 300 emendamenti dai gruppi parlamentari. E questo dovrebbe consentire un esame approfondito senza la necessità di ridurre le proposte di modifica attraverso il meccanismo degli “emendamenti segnalati”. Alcune proposte sono già al vaglio. Come quella, spinta particolarmente da Forza Italia, di prorogare il termine dei lavori per le villette oltre la scadenza del 31 marzo. L’intenzione sarebbe quella di arrivare ad un allungamento di tre mesi del termine, fino al 30 giugno prossimo. Tra gli emendamenti presentati da Forza Italia c’è anche una modifica che apre alla possibilità, per i redditi bassi, di usufruire delle detrazioni fiscali maturate per un numero di anni superiore a quello previsto per legge.

Intanto ieri l’Ance in audizione al Senato ha ribadito che lo stock dei crediti fiscali incagliati in capo alle imprese è di 19 miliardi di euro e che gli effetti macroeconomici potrebbero essere estremamente preoccupanti: 32.000 imprese fallite e 170.000 disoccupati in più nel settore delle costruzioni, che raddoppiano se si considera l’indotto. A spiegarlo è stata la vicepresidente Vanessa Pesenti.

Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 13:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA