Stipendi, aumenti grazie al taglio del cuneo: ecco le cifre nette in più in busta paga. Le simulazioni

Venerdì 21 Aprile 2023
Stipendi, aumenti grazie al taglio del cuneo: ecco le cifre nette in più in busta paga. Le simulazioni

Stipendi più ricchi e busta paga più sostanziosa grazie al taglio del cuneo fiscale fino al 4%. La misura annunciata dal governo prevede da giugno il taglio di un altro punto dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti che grazie a questo vedranno gli effetti alla fine del mese nello stipendio. Il decreto legge infatti permetterà di tagliare i contributi per la seconda metà del 2023.  

L'impatto sulle buste paga

Le misure potrebbero essere inserite nel decreto lavoro da tempo in preparazione e che dovrebbe contenere anche la riforma del Reddito di cittadinanza.

Ma che impatto avrà sulle buste paga dei lavoratori un ulteriore taglio dell’1% dei contributi? L’ultima manovra ha già ridotto del 3% i contributi sui redditi fino a 25 mila euro, portando al 2% il taglio del cuneo per gli stipendi tra 25 mila e 35 mila euro. 

Le simulazioni

Dunque la nuova misura dovrebbe portare al 4% la riduzione dei versamenti all’Inps per i redditi fino a 25 mila euro e al 3% per quelli tra 25 mila e 35 mila euro. Secondo le simulazioni realizzate su questa ipotesi per il Messaggero dalla Fondazione nazionale Commercialisti, per chi ha un reddito da lavoro dipendente di 15 mila euro, l’aumento netto in busta paga sarebbe di circa 10 euro al mese (9,6 per l’esattezza).

A 20 mila euro di stipendio annuo, si otterrebbero 11 euro netti al mese in più, che salirebbero a poco meno di 14 euro a 25 mila euro di retribuzione annua, per arrivare a 15,3 euro netti mensili a 30 mila euro e a 16,4 euro mensili a 35 mila euro annui di stipendio. 

Gli aumenti netti

Si tratta di aumenti “netti”, che tengono conto del prelievo fiscale dovuto all’aumento della retribuzione lorda dopo il taglio del cuneo. 

Tra i ministeri si starebbe discutendo anche di possibili altre misure da introdurre nel decreto.
Come un rafforzamento della detassazione dei premi di produttività (fino a fine anno si paga il 5% fino a 3 mila euro di premio con un tetto a 80 mila euro di reddito) e anche della possibile detassazione degli aumenti contrattuali.

Quest’ultima ipotesi, tuttavia, deve fare i conti con i dubbi della Ragioneria generale dello Stato per gli elevati costi per i conti pubblici che potrebbe determinare.

Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 15:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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