Stellantis-governo, alta tensione. Meloni: «Non ci saranno sussidi ad hoc». ​L’azienda: un mese in più di Cig a Mirafiori

Il gruppo smentisce le nozze con Renault: «Nessun piano»

Martedì 6 Febbraio 2024 di Francesco Bechis
Stellantis-governo, alta tensione. Meloni: «Non ci saranno sussidi ad hoc»

È ancora alta tensione tra governo e Stellantis. Da un lato le indiscrezioni sulla fusione con la francese Renault seccamente smentite dal presidente John Elkann: «Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori». Dall’altro la premier Giorgia Meloni che dal Giappone definisce «bizzarre» le parole dell’ad Carlos Tavares sugli incentivi ecologici del governo italiano e la minaccia di spostare gli stabilimenti all’estero se non ci sarà un cambio di passo: «Mi sembra un po’ curioso perché penso che un ad di una grande società sappia che gli incentivi di un governo non possono essere rivolti ad una azienda nello specifico». 

LO SCONTRO

Cronache di un’altra giornata sull’ottovolante nella trattativa tra Palazzo Chigi e il gruppo degli Agnelli per garantire la produzione in Italia e l’occupazione negli stabilimenti.

Mentre i rumors delle nozze fra le due case automobilistiche hanno scosso i mercati: giù dello 0,8 per cento Stellantis a Piazza Affari, su di un punto Renault alla borsa di Parigi. Intanto tiene banco il caso politico sulla minaccia di Tavares di delocalizzare la produzione senza un aiuto del governo sugli ecoincentivi. Alle parole dell’ad affidate a un’intervista a Bloomberg risponde dura Meloni da Tokyo, dove ieri ha incontrato alcuni colossi nipponici dell’automotive interessati a investire in Italia. «Penso si sappia che abbiamo appena investito circa un miliardo sugli eco-incentivi - rintuzza la presidente del Consiglio - quindi non sono in grado di rispondere a Tavares nello specifico perché quello che ho letto mi è parso abbastanza bizzarro». Poi il nuovo affondo: «Siamo sempre disposti e aperti per tutto quello che può produrre in Italia posti di lavoro. Se poi si ritiene che produrre in altre nazioni dove c’è un costo di produzione inferiore sia meglio non posso dire niente, ma non mi si dica che l’auto che viene prodotta è italiana e non la si venda come italiana». Ancora più perentorio Matteo Salvini: «Con tutto quello che agli italiani è costata l’ex Fiat, l’attuale Stellantis è l’ultima che può imporre, disporre o minacciare». E sulla possibilità che lo Stato italiano entri nell’azionariato di Stellantis, adombrata fra gli altri dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, il leader della Lega è altrettanto caustico: «Diciamo che lo Stato ci è già entrato 18 volte con i soldi dei cittadini - spiega - io sono per il privato, ma è troppo comodo farlo come questi signori che poi hanno trasferito all’estero sedi e stabilimenti». 

Stellantis, Meloni: «Bizzarro quanto ho letto, mai incentivi a una sola azienda»

LE REAZIONI

Nel botta e risposta con il governo, Elkann prova a calmare le acque assicurando che «Stellantis è impegnata al tavolo automotive promosso dal Mimit, che vede uniti il governo italiano con tutti gli attori della filiera nel raggiungimento di importanti obiettivi comuni per affrontare insieme le sfide della transizione energetica». Netta la smentita sulla fusione con Renault. «La società è concentrata sull’esecuzione del piano strategico “Dare Forward” - fa sapere in una nota Elkann - e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare la sua attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia». 

Meloni da parte sua ribadisce l’interesse del governo a «ogni forma di investimento che possa produrre posti di lavoro» ma aggiunge: «Il rapporto deve essere equilibrato». Insomma, le acque restano agitate. E non aiuta l’annuncio del colosso italo-francese della cassa integrazione per tutto il mese di marzo ai lavoratori impiegati sulle linee Maserati e 500 Bev nello stabilimento di Mirafiori. Uno stop che in verità sarà più lungo, accusano i sindacati, perché la Cig scatterà già dal 12 febbraio. In trincea anche le opposizioni. Torna all’attacco il leader di Azione Carlo Calenda: «Elkann non se la può cavare così, deve spiegare in modo esaustivo e dettagliato quali piani ci sono per investimenti, fabbriche e occupazione in Italia». Si accoda il Pd che per sabato prossimo ha organizzato un sit-in davanti allo stabilimento di Pomigliano D’Arco. 

Ultimo aggiornamento: 07:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA