Statali, stipendi tagliati ai dirigenti in ritardo sui pagamenti: premio ridotto a chi salda le fatture dopo 30 giorni

La circolare di Zangrillo. Ma ci sarà tempo fino al 31 marzo per mettersi in regola ed evitare multe

Lunedì 4 Marzo 2024 di Francesco Bisozzi
Statali, sanzioni in busta paga per i dirigenti in ritardo sui pagamenti: premio di risultato ridotto a chi salda le fatture dopo 30 giorni

Via ai tagli del 30% alle retribuzioni di risultato dei dirigenti pubblici che pagano in ritardo le fatture. Gli enti ritardatari, ministeri in primis, avranno tempo fino al 31 marzo di ogni anno per presentare un piano di rientro, dopodiché scatterà la tagliola. Il nuovo decreto Pnrr sposta infatti più in là di un mese la sforbiciata, prevedendo una sorta di clausola di salvaguardia per chi non paga i fornitori nei tempi richiesti dal Pnrr, 30 giorni per le fatture commerciali, che diventano 60 quando c’è di mezzo la sanità. 
Il taglio delle retribuzioni di risultato per i dirigenti di quelle amministrazioni che non pagano le fatture in orario è previsto dal decreto Pnrr del 2023, ma per rendere operativa la norma mancava l’ultimo miglio.

A inizio anno una circolare congiunta della Ragioneria generale dello Stato e della Funzione pubblica ha finalmente definito nel dettaglio come si stabilisce chi è in ritardo con i pagamenti e chi no. L’ultimo decreto Pnrr, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, ha inserito invece il provvedimento in una cornice organizzativa più ampia, che include l’istituzione di un’apposita task force incaricata di supportare le amministrazioni indietro con le erogazioni.

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I tempi

Ministeri ed enti locali, come i Comuni con più di sessantamila abitanti, avranno tempo adesso fino ad aprile per presentare un piano di rientro dell’arretrato. E se il piano di un ente non otterrà semaforo verde allora per i dirigenti responsabili dei ritardi diventeranno effettive le decurtazioni, spiega al Messaggero la Funzione pubblica. In particolare, il nuovo decreto Pnrr introduce la possibilità, per i ministeri che presentano un indicatore annuale dei pagamenti che non rispetta il limite dei trenta giorni, di stilare un piano degli interventi anti-ritardi da trasmettere alla Rgs, dove verrà sottoposta al vaglio di una nuova task force, il cui compito sarà anche quello di indicare ai ritardatari le strategie da adottare per uscire dalle sabbie mobili. 
Discorso analogo per i grandi Comuni, quelli con oltre sessantamila abitanti, anche loro chiamati a preparare un “piano degli interventi” in caso di ritardi. Nel loro caso però cambia la procedura di approvazione del piano. Attenzione perché il piano che andrà preparato dalle Pa segnalate sul tabellone dei pagamenti in ritardo, dovrà includere, tra le altre cose, un’analisi approfondita delle cause, anche di tipo organizzativo, all’origine delle mancate erogazioni, in modo da poter contrastare il fenomeno più efficacemente in futuro. La sensazione è che in molti punteranno il dito sulle carenze di organico e che si procederà con nuove assunzioni di personale specializzato. 

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Il testo

Ecco cosa dice, invece, la circolare di gennaio a firma della Ragioneria dello Stato e della Funzione pubblica sui pagamenti della Pubblica amministrazione: «I target di pagamento da raggiungere sono fissati in 60 giorni, per l’indicatore del tempo medio di pagamento degli enti del servizio sanitario nazionale, e in 30 giorni per l’indicatore del tempo medio di pagamento dei restanti comparti. Gli indicatori devono essere calcolati su un volume di pagamenti almeno pari all’80% dell’ammontare dell’importo dovuto delle fatture ricevute dal complesso delle pubbliche amministrazioni nell’anno 2024, e almeno pari al 95% dell’ammontare dell’importo dovuto delle fatture ricevute nel 2025». 
Nella stessa circolare, poi, si spiega che «per dare robustezza al calcolo degli indicatori e consentire, allo stesso tempo, di valutare le tempistiche di pagamento in prossimità della data di rendicontazione, si adotta, quale base di calcolo, l’insieme dei pagamenti relativi alle fatture ricevute dalle pubbliche amministrazioni nell’arco temporale di un anno solare, osservati a tre mesi dalla chiusura del periodo di fatturazione». 
Insomma, con il decreto Pnrr appena approvato viene dato un mese in più alle Pa, e ai dirigenti apicali responsabili dei pagamenti, per mettersi in regola ed evitare la tagliola sulle retribuzioni di risultato. L’obiettivo all’origine dell’operazione anti-ritardi è sempre quello di incentivare il miglioramento delle performance dei dipendenti pubblici, attraverso una corretta valutazione dei risultati raggiunti. Su questo fronte continua infatti la battaglia del ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, contro il vizietto dei “premi a pioggia” nella Pubblica amministrazione.

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