Smart working statali, i primi a tornare in presenza sono gli addetti agli sportelli: ecco il Dpcm

Giovedì 23 Settembre 2021 di Andrea Bassi
Smart working statali, rientro in ufficio: stop alle regole d emergenza

Il decreto è pronto. Ed è sul tavolo di Mario Draghi che dovrebbe firmarlo nelle prossime ore. Si tratta del Dpcm con il quale il lavoro pubblico in presenza tornerà ad essere la «modalità ordinaria» della prestazione. Si tratta di uno dei tasselli necessari per il rientro negli uffici dei dipendenti pubblici dopo l’approvazione del Green pass per tutti i lavoratori, pubblici e privati, e che entrerà in vigore il prossimo 15 ottobre.

Smart working statali, rientro in ufficio

Contemporaneamente in corso ci sarebbe un confronto anche con il Cts, il Comitato tecnico scientifico, per valutare il possibile allentamento di alcune restrizioni proprio grazie alla vaccinazione dei dipendenti.

Il modello, ancora una volta, è quello utilizzato per la riapertura delle scuole. Negli istituti, per esempio, se le condizioni logistiche non lo consentono, è già oggi possibile derogare al distanziamento di almeno un metro. Si è anche discusso della possibilità, nel caso in cui in una classe ci sia il 100 per cento di vaccinati, di togliere le mascherine. Un altro tema delicato, riguarda le quarantene.

 

Se cioè, sarà possibile nel prossimo futuro lasciare a casa soltanto chi risulta positivo e non tutta una classe o un ufficio, limitandosi per gli altri ad effettuare dei tamponi. Nodi, si diceva, che dovranno essere sciolti per garantire il rientro in sicurezza nei posti di lavoro. Rientro che, comunque, come ha spiegato lo stesso ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, sarà graduale. I primi a tornare in ufficio subito dopo il 15 ottobre, saranno i lavoratori agli sportelli. Il cosiddetto “front office”. L’intenzione è di riaprire gli uffici che offrono servizi direttamente ai cittadini, eliminando per sempre i cartelli con le scritte «chiuso per smart working». Subito dopo toccherà ai lavoratori del back office e, poi, ai funzionari di ministeri ed enti locali.

LA BOZZA

Il tema del lavoro agile, intanto, è oggetto anche del rinnovo del contratto di lavoro degli statali. Ieri si è tenuta una nuova riunione tra l’Aran, l’Agenzia che siede al tavolo per il governo, e le sigle che rappresentano i lavoratori. Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha fornito ai sindacati una bozza completa del nuovo contratto di lavoro nella quale però, mancano ancora le tabelle con gli incrementi retributivi previsti per i dipendenti. Un nuovo incontro è stato rimandato a tra una decina di giorni. Nel testo presentato ieri sono state confermate tutte le anticipazioni della vigilia, a partire proprio dallo smart working e dalla riforma dell’ordinamento professionale. Per quanto riguarda il lavoro agile, si tornerà all’accordo individuale tra dipendente e amministrazione. I lavoratori dovranno concordare con i propri dirigenti le modalità del lavoro da remoto, a partire dall’indicazione di quanti giorni saranno presenti in ufficio. In questo senso il nuovo modello di smart working sarà come accade già nel privato, un modello “ibrido”, in parte in presenza e in parte da remoto. La giornata lavorativa sarà divisa in tre fasce orarie. Ci sarà una fascia definita di «operatività», in cui i dipendenti in smart working dovranno essere non solo reperibili, ma anche immediatamente operativi. Poi ci sarà una fascia di «reperibilità», durante la quale i lavoratori potranno ricevere telefonate e mail, ma non dovranno garantire una operatività immediata. E, infine, ci sarà una fascia di “disconnessione”, durante la quale il dipendente non potrà in nessun caso essere contattato.

Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA