Piani per il lavoro agile nella Pa al palo e uffici pubblici a rischio assembramenti da lunedì. Scadono il 31 gennaio le disposizioni in materia di lavoro agile emanate a ottobre da Palazzo Vidoni che prevedono che la metà degli statali smartabili lavorino da remoto per esigenze legate alla tutela della salute, dopodiché dovrebbero entrare in pista i famosi Pola, i piani operativi con cui le singole amministrazioni sono chiamate a regolamentare il lavoro agile e ad alzare l’asticella dei dipendenti pubblici in smart working al 60 per cento degli smartabili.
IL SETTORE PUBBLICO
Insomma, in una fase in cui la Pa è sotto i riflettori di Bruxelles per via del Recovery plan, il lavoro agile nel settore pubblico sembra destinato a rimanere un Far West ancora per mesi. I Pola in teoria vanno ultimati prima della fine di gennaio e servono a individuare da un lato i lavoratori pubblici che possono svolgere le proprie mansioni da casa e dall’altro a fissare precisi criteri di misurazione delle loro performance da remoto. Inoltre, a differenza di come avviene ora, prevederanno la sottoscrizione di specifici accordi individuali con il datore di lavoro da parte degli interessati. I piani operativi per il lavoro agile in pratica sanciranno il passaggio da una forma di smart working fai-da-te, che in questi ultimi mesi ha creato non pochi disservizi ai cittadini, a una più disciplinata ed efficace. Una rivoluzione non semplice che richiederà però più tempo del previsto. Per gli enti locali, tra cui i Comuni, non vale nemmeno la scadenza del 31 gennaio e nel loro caso i Pola difficilmente faranno capolino prima della primavera inoltrata: parliamo di oltre ottomila amministrazioni in affanno su questo fronte. Il Comune di Bologna, per esempio, ha già varato il piano per il lavoro agile, anche Roma e Milano sono a buon punto, ma nei Comuni più piccoli siamo ancora distanti dalla meta.
LA LINEA
Ecco perché dopo la mini-proroga di dicembre, che aveva esteso al mese di gennaio la validità delle misure di emergenza per il lavoro agile nella Pa autorizzate a ottobre, Palazzo Vidoni non esclude adesso a una proroga di più ampio respiro per coprire il buco generato dai Pola in ritardo e tendere la mano alle amministrazioni in difficoltà. Nel frattempo la ministra Fabiana Dadone ha nominato nei giorni scorsi i componenti dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni, che per un bel po’ avranno poco (o nulla) da osservare. L’assenza di sanzioni per le amministrazioni indietro con i Pola non aiuta: semplicemente, in caso di mancata adozione del Pola, il lavoro agile si applica almeno al 30 per cento dei dipendenti in servizio nell’amministrazione refrattaria. Più nel dettaglio, i piani operativi devono contenere le misure organizzative e fare luce sugli strumenti di rilevazione dei risultati conseguiti. M Le linee guide per i Pola, che tra le altre cose prevedono il ricorso a obiettivi mensili per la misurazione delle performance, sono state approvate dal ministero a dicembre.