Statali in piazza contro il governo: «Risposte o sciopero generale»

Sabato 8 Giugno 2019
Statali in piazza contro il governo: «Risposte o sciopero generale»
Gli statali scendono in piazza contro il governo, definito come «il peggior datore di lavoro». Solo una tappa nella fitta agenda sindacale. Già venerdì è in programma lo stop dei metalmeccanici. Se la mobilitazione porterà allo sciopero generale di tutte le categorie si vedrà presto. A questo punto «non escludiamo più nulla», dice il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Per ora dalla squadra giallo-verde «tante promesse e dichiarazioni ma zero fatti», sentenzia la leader della Cisl, Annamaria Furlan. «Siamo pronti a tutto», assicura Carmelo Barbagallo per la Uil.

Stop a striscione Uil contro Salvini e Di Maio, polemica a Roma

Il sindacato appare unito, le proposte sono le stesse. E per il pubblico impiego si traducono in due richieste: «rinnovo dei contratti e assunzioni».

Il recente aumento salariale di 85 euro sanava infatti una situazione pregressa: ora c'è da trattare il triennio 2019-2021. Tornata per cui, secondo le tre sigle, le risorse stanziate nell'ultima manovra sono insufficienti. Ma ancora più esplosiva è la carenza di organici. Nella Pa nei prossimi anni andranno in pensione mezzo milione di persone, praticamente un travet su quattro. Senza un «piano straordinario» di ricambio i servizi pubblici, a cominciare dalla sanità, «collasseranno», mettono in guardia i settori pubblici di Cgil, Cisl e Uil, paventando il rischio di «privatizzazioni».

La segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, attacca, dando dello «sceriffo» alla ministra leghista della P.a, Giulia Bongiorno. E ancora, dice, «non c'è bisogno di padri o di capitani». Per la Cisl Fp parla Maurizio Petriccioli: «non bastano gli slogan contro i furbetti del cartellino», mentre in piazza i manifestanti solevano i cartelli con lo slogan «più digitale meno impronte». Ma a monopolizzare la polemica politica sono le dichiarazioni del segretario della Uil Fpl, Michelangelo Librandi. Dal palco di piazza del Popolo, dove il corteo dei lavoratori pubblici è giunto attraverso le vie del centro della Capitale, Librandi lamenta lo stop delle forze dell'ordine a un maxi poster che raffigurava i due vicepremier: Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Per il sindacalista solo uno striscione ironico ma «anche questo dà fastidio».

Ormai il percorso sembra tracciato. «Avanti fino allo sciopero generale», è la frase che chiude la manifestazione. Ma l'ultimatum vero e proprio verrà probabilmente lanciato dal sindacati confederali, che il 22 giugno si ritroveranno a Reggio Calabria. Sarà quella la manifestazione che porterà a compimento una mobilitazione partita a Roma, a piazza San Giovanni, a febbraio. Proseguita con lo sciopero degli edili fino alla protesta dei pensionati la settimana scorsa. Un escalation che guarda dritto alla prossima finanziaria, quindi all'autunno. Stagione che si preannuncia quanto mai calda. Landini invita l'esecutivo a rispondere almeno su una questione: la riforma fiscale. «Ridurre la tassazione sul lavoro dipendente e sui pensionati è la priorità». Sulla stessa linea il leader della Uil, che propone un aumento contrattuale di 200 euro «detassati» per gli statali. I tempi di reazione sono però fondamentali, «siamo già in ritardo», fa notare Furlan.

A sostenere i manifestanti, in piazza il Pd scende con Marianna Madia, dalla parte di «lavoratori e sindacati per chiedere al Governo di assumere i precari che hanno diritto, di sbloccare le assunzioni e di rinnovare i contratti». Anche Articolo Uno, dice Roberto Speranza, è al «fianco» della P.a. Nella Capitale sono arrivati lavoratori da tutta Italia, con oltre 100 pullman ma anche treni ed aerei. Piazza del Popolo non era al completo, complice la giornata estiva, la coincidenza con il Gay Pride ma anche lo sforzo che i sindacati stanno profondendo su tutti i fronti, pronti a riunire tutti le categorie.
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