Un maxi piano di formazione per tutti i 3,2 milioni di dipendenti della Pubblica amministrazione. Partendo dalle competenze digitali. Chiunque lavora nel pubblico dovrà saper inviare una Pec, utilizzare un power point, collegarsi a una web call. E molto altro ancora. Del resto la transizione digitale è una delle missioni del Pnrr, che finanzierà con un miliardo di euro la metà dei 2 miliardi complessivi che il ministro per la Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha annunciato verranno impiegati nei prossimi 5 anni per formare tutto il personale pubblico.
LA TECNOLOGIA
La formazione digitale, come si diceva, diventerà obbligatoria. Si svolgerà su una piattaforma sviluppata dal Dipartimento della Funzione pubblica: Syllabus. I corsi saranno organizzati in cinque aree e tre livelli di padronanza. Ogni dipendente pubblico riceverà un “open badge” per partecipare ai corsi, che consentirà di verificare le competenze in entrata e quelle in uscita. Ovviamente chi ha già competenze elevate non sarà tenuto a partecipare. Informazioni che finiranno nel «fascicolo delle competenze» realizzato insieme a Sogei. Un fascicolo che porterà la formazione ad avere un impatto sulle carriere e sulle retribuzioni dei dipendenti. Lo ha ricordato il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo. Nei nuovi contratti che sono in via di definizione, sule progressioni di carriera e sugli aumenti stipendiali (i cosiddetti “differenziali”) peserà anche la formazione.
Ma chi fornirà i contenuti formativi ai dipendenti pubblici? A fare da apripista sono state Tim e Microsoft che, ha ricordato il ministro Brunetta, hanno fornito la loro collaborazione a titolo totalmente gratuito. Questo progetto, ha spiegato il presidente di Tim Salvatore Rossi, è la «dimostrazione di come nel nostro paese di possano fare cose concrete, utili e importanti anche nel mondo della Pa. Tim ha subito creduto nell’obiettivo di far fare un salto alle competenze digitali di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici e ha messo a disposizione del governo le proprie competenze e anche i suoi mezzi». Ma Tim e Microsoft non saranno sole. Ieri è stato pubblicato un avviso sul sito del Dipartimento della Funzione pubblica per «chiamare a raccolta» gli operatori del settore tecnologico e digitale, nazionali e globali, per «partecipare allo sforzo di riqualificazione della Pubblica amministrazione». Il termine per l’invio delle proposte è stato fissato al 31 gennaio.
Ma lo sforzo formativo del personale pubblico non si esaurirà con le competenze digitali. Dopo anni di tagli e di blocco dei fondi per la formazione, l’obiettivo è portare strutturalmente la spesa per questo capitolo almeno all’1% della massa salariale. Quasi due miliardi di euro. Ogni amministrazione dovrà orientare questa formazione. L’esempio è quello del ministero della Difesa, che ha appena avviato un progetto di formazione sulla cybersecurity. C’è poi la seconda gamba del progetto: l’accesso facilitato dei dipendenti pubblici ai corsi di laurea. A ottobre è stato firmato un protocollo d’intesa tra il ministero della Funzione pubblica e quello dell’Università. Ieri la rettrice della Sapienza, Polimeni, ha annunciato che sono stati attivati cinque corsi di laurea a cui già quest’anno potranno iscriversi i dipendenti della Pa. Oggi, ha detto Brunetta, «comincia un percorso importante di ricarica delle batterie della Pubblica amministrazione, che si aggiungerà al cambio del sangue nella Pa legato al turnover e alle decine di migliaia di assunzioni per l’attuazione del Pnrr».