Stipendi statali, ecco gli aumenti: per i dirigenti arrivano fino a 390 euro al mese

Sul piatto anche i soldi degli arretrati l’accordo riguarda il periodo 2019-2021

Lunedì 27 Marzo 2023 di Andrea Bassi
Stipendi statali, ecco gli aumenti: per i dirigenti arrivano fino a 390 euro al mese

Dopo il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, sono in arrivo gli aumenti anche per i dirigenti dello Stato. Sul tavolo ci sono incrementi che potranno arrivare fino a 390 euro (per i dirigenti dell’Enac), passando per i 340 euro lordi mensili per i dirigenti di prima fascia dei ministeri, delle agenzie fiscali e dell’Inps, fino ai 195 euro, sempre lordi mensili, per i dirigenti di seconda fascia.

Le cifre sono contenute nella bozza di accordo presentata dal presidente dell’Aran Antonio Naddeo ai sindacati. Il prossimo incontro tra l’Agenzia che tratta il rinnovo per il governo e i sindacati, ci sarà subito dopo Pasqua per provare a chiudere la partita. Sul piatto c’è anche il pagamento degli arretrati che, nel caso della dirigenza pubblica sono molto consistenti, anche perché il contratto che si sta cercando di approvare riguarda il periodo che va dal 2019 al 2021. Da incassare, insomma, ci sono oltre quattro anni di arretrati. 

Prendiamo i dirigenti di prima fascia, quelli che ricoprono posizioni di vertice nella macchina della Pubblica amministrazione. A loro spettano due voci di aumento, quella cosiddetta “tabellare” e quella definita di “posizione”. Nel primo caso il contratto prevede un aumento di 100 euro pere 13 mensilità per il 2019, di 130 euro per 13 mensilità per il 2020 e di 170 euro a regime a partire dal primo gennaio del 2021. Per la “posizione” l’aumento è di 95 euro lorde mensili per il 2019 (sempre per tredici mensilità) e di 170 euro a partire dai primo gennaio del 2020. Questo significa che, se il contratto fosse firmato ad aprile, sarebbero già maturati arretrati per quasi 15.500 euro lordi. 

LA RETRIBUZIONE

Per alcuni dirigenti di prima fascia, quelli con le posizioni apicali, tuttavia, potrebbe presentarsi un problema. Gli arretrati potrebbero far sfondare il tetto di legge dei 240 mila euro di retribuzione massima non consentendo dunque, di poter ricevere l’assegno che copre gli anni passati. La legge di Bilancio del 2021, quella del governo Draghi, aveva previsto che il tetto andasse adeguato da quest’anno, facendolo salire in modo da poter “contenere” gli aumenti di stipendio. Ma la norma nulla ha detto sugli arretrati che, dunque, potrebbero rimanere fuori.

Ma si tratta di una quota minoritaria dei 4 mila dirigenti e 2 mila professionisti delle amministrazioni centrali. La maggior parte dei “manager” pubblici si trova nella cosiddetta «seconda fascia». Per questi dirigenti l’aumento previsto a regime dalla bozza di contratto, è di 195 euro mensili lordi, 135 euro per il “tabellare” e 60 euro per la “posizione”. Per le seconde fasce il problema della capienza degli stipendi per gli arretrati non sussiste. Si tratta di retribuzioni che partono da livelli inferiori. Ma anche in questo caso le somme che saranno corrisposte una volta firmato il contratto sono di un certo rilievo. Gli arretrati calcolati dal primo gennaio del 2019 fino a marzo di quest’anno per i dirigenti di seconda fascia, ammontano a circa 8.500 euro lordi. 

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LA TRATTATIVA

«La trattativa sulla dirigenza pubblica», dice Naddeo, «si può concludere in tempi brevi, per questo abbiamo già fornito le cifre degli aumenti ai sindacati della dirigenza». In realtà su alcuni punti la trattativa non avrebbe sciolto ancora tutti i nodi. Come per esempio sullo smart working. Non tutte le sigle sarebbero convinte dell’utilità dello strumento per i dirigenti che, già oggi, lavorano senza vincolo di orario. Il timore da parte del governo, tuttavia, è che il fatto di non avere cincolo di orario possa tradursi anche in un non avere obbligo di presenza. Insomma, meglio regolare per contratto la questione. 

Parallelamente al rinnovo del contratto dei dirigenti, proseguono anche le trattative per quello dei medici. Il prossimo tavolo tra sindacati e Aran si terrà martedì 28 marzo. Anche in questo caso sono previsti aumenti fino a 190 euro mensili, ai quali dovrebbe aggiungersi una indennità per chi lavora nei pronto soccorso. 
Nei giorni scorsi il ministro della Salute Orazio Schillaci ha spiegato che il governo sta studiando la possibilità di un incremento delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive, soprattutto riguardo alle ulteriori prestazioni richieste per l’abbattimento delle liste di attesa. Inoltre ha spiegato fdi voler introdurre misure di premialità di carriera per chi accetta di prestare il proprio servizio nei reparti più impegnati e di prima linea, nonché pensare a misure di defiscalizzazione del lavoro aggiuntivo e della indennità di specificità della dirigenza medica sanitaria. 

Ultimo aggiornamento: 11:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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