Smart working semplificato, proroga fino al 31 dicembre in arrivo per dipendenti aziende private

Martedì 25 Maggio 2021
Smart working semplificato, in arrivo la proroga fino al 31 dicembre

Smart working prorogato fino al 31 dicembre per i dipendenti delle aziende private. Le norme che regolano il lavoro agile da quando è scoppiata l'emergenza Covid, attualmente in vigore fino al 31 luglio prossimo dopo varie proroghe varate nel corso degli ultimi mesi, saranno estese ancora per tutto il 2021. L'estensione avverrà con un emendamento al decreto Riaperture, attualmente in fase di conversione alla Camera, concordato dalla maggioranza e messo a punto dai tecnici del ministero del Lavoro.

Il governo si era già impegnato a posticipare il termine al 30 settembre, ma ora l'allungamento sarà di altri tre mesi fino a dicembre. 

Le regole. Il regime semplificato, utilizzato in questi mesi di emergenza per la pandemia, consente alle imprese di attivare la modalità del lavoro da remoto senza necessità di un accordo individuale con il dipendente, come previsto invece dalla legge in tempi normali.

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Da remoto in 5 milioni. In Italia, secondo le stime dell'Osservatorio Smart Working, il numero di lavoratori in remoto ha già superato i 5 milioni, contro i 570mila del 2019, passando dall'8% al 40% dei rapporti lavorativi. Uno dei balzi più impressionanti d'Europa dovuto anche alla scarsa propensione italiana pre-pandemia al lavoro da remoto, con la Penisola che nel 2015 era addirittura ultima nella classifica europea per percentuale di lavoratori con accordi di lavoro agile. In media in Europa la quota di coloro che hanno iniziato a lavorare da casa a causa del Covid-19 è del 37%, con picchi oltre il 50% in Paesi come Finlandia, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi dove lo smart working era già ben rodato prima della pandemia.

L'emergenza. Secondo dati Inapp citati dal Sole 24 Ore al momento sono in lavoro agile oltre 5 milioni di lavoratori. Un'introduzione 'strutturale' dello smart working – riferisce uno studio di Fondirigenti – potrebbe portare a un nuovo modello di settimana lavorativa con 2,6 giorni in presenza e i restanti 2,4 a distanza. Un rapporto di Eurispes rileva infine che tra i lavoratori quasi la metà (49%) lo ha fatto in smart working dall'inizio dell'emergenza sanitaria: il 22,8% sempre o per un lungo periodo, il 26,2% occasionalmente o con turnazione per un breve periodo. Il 4,9% degli intervistati dichiara che già lavorava in questa modalità prima della pandemia, mentre il 46,1% risponde negativamente.



Gli statali. Per quanto riguarda i dipendenti della Pubblica amministrazione il decreto Proroghe prevede che «fino alla definizione della disciplina del lavoro agile da parte dei contratti collettivi, ove previsti, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, le Pubbliche amministrazioni organizzano il lavoro dei dipendenti e l'erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell'orario di lavoro, rivedendone l'articolazione giornaliera e settimanale, introducendo modalità di interlocuzione programmata, anche mediante soluzioni digitali e non in presenza con l'utenza, applicando il lavoro agile in modalità semplificata».

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Gli obblighi. Il decreto ha stabilito inoltre che lo smart working nella Pa potrà proseguire senza l'obbligo per le amministrazioni pubbliche di mantenere almeno la metà del personale in lavoro agile fino alla definizione della sua disciplina nei contratti collettivi del pubblico impiego. Inoltre i Piani del lavoro agile (Pola) in capo a ogni amministrazione da adottare entro il 31 gennaio di ogni anno, non dovranno più garantire lo smart working al 60% ma al 15% dei lavoratori potenziali. Scende, infine, dal 30% al 15% la soglia minima in caso di mancata adozione dei Piani organizzativi.

Il confronto. «Lo smart working è una novità che diventerà una costante e crescerà l'utilizzo di questo strumento - ha affermato il ministro del Lavoro Andrea Orlando -. Credo che si debba partire da confronto con parti sociali in un accordo quadro di carattere generale, con alcuni paletti messi dalla legge. Non credo che si debba fare una disciplina di dettaglio, molto deve essere rimesso alla contrattazione tra le parti sociali, però alcuni punti come il diritto alla disconnessione e la garanzia che il lavoro avvenga in sicurezza, la sicurezza delle informazioni che circolano attraverso la rete a causa dello smartworking devono essere disciplinate in qualche modo da una normativa - ha proseguito il ministro -. Abbiamo avviato per questo un confronto con le parti sociali e abbiamo attivato un gruppo di esperti che ci darà indicazioni in questa direzione. Sarà importante capire il punto di equilibrio dopo la pandemia, quanto sarà l'utilizzo. Molto andrà disciplinato con la contrattazione aziendale, non tutte le imprese lo utilizzeranno allo stesso modo. Noi dobbiamo dare la cornice entro la quale sviluppare la contrattazione e i tempi non possono che essere quelli dei prossimi mesi».

La semplificazione. Lo smart woking «credo debba essere reso strutturale, con una grande attenzione ai lavoratori fragili. Va quindi implementato, migliorato, semplificato per le aziende con un occhio di attenzione alla tutela psicologica del lavoratore», ha detto la sottosegretaria al Lavoro, Tiziana Nisini. «Credo - ha continuato - che sia stata una misura importante che ha aiutato molto, ma ci vogliono degli accorgimenti. Soprattuto per le donne che si sono trovate con un doppio lavoro, con le occupazioni familiari da portare avanti», ha concluso.

L'accordo. «Non sono contraria a una nuova proroga fino a fine anno della normativa emergenziale sul lavoro agile - ha sottolineato la segretaria della Cgil, Tania Scacchetti -. Questi mesi in più tuttavia devono servire per rimettere al centro della contrattazione collettiva la gestione di questa profonda trasformazione del modo di lavorare. Ecomunque, quando usciremo dalle norme emergenziali, va ripristinato l'obbligo dell'accordo individuale».

Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 07:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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