Lo sci spacca l'Europa, Vienna: ristori o apriamo. Macron: in Francia no

Mercoledì 25 Novembre 2020 di Antonio Pollio Salimbeni
Lo sci spacca l'Europa, Vienna: ristori o apriamo. Macron: in Francia no

Niente sci a Natale in Francia. «Mi sembra impossibile prevedere un'apertura per le ferie, è preferibile favorire una riapertura a gennaio in buone condizioni», ha annunciato il presidente francese Macron. In sintonia con la posizione espressa dal premier Conte secondo il quale l'Italia non può rischiare «vacanze indiscriminate sulla neve. Anche per gli impianti da sci, il problema del protocollo è un conto, ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile». La Germania è sulla stessa lunghezza d'onda: la Baviera propende per la chiusura e condivide l'impostazione dell'Italia.
L'Austria, invece, va controcorrente e ha già prefigurato la sua soluzione: impianti aperti, stop al dopo sci, inteso come collaterale al su e giù per le piste, dall'affollarsi davanti a un bombardino (zabaione, brandy e caffè) al ritrovarsi a cena.

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Non c'è un'intesa a livello europeo sullo sci, ma una linea maggioritaria comincia a emergere. Macron, che ha annunciato la scaletta delle riaperture dei diversi settori da metà dicembre al 20 gennaio, ha indicato che per lo sci le decisioni saranno definite a giorni, ma sulla stretta sotto le Feste non si discute. Il timore è che sulle piste si possa formare rapidamente la terza ondata pandemica. Si considera pericolosa la scommessa sulla separazione tra divertimento sulle piste e il resto in baita e al ristorante. Facile solo a dirsi. È la linea dell'Austria, che al momento risulta isolata. Procedendo in ordine sparso il focolaio su un versante si riverserebbe sulle aree metropolitane di provenienza; l'apertura degli impianti in un versante, chiamerà gli sciatori della regione vicina.
Il modello austriaco, comunque, piace agli operatori del settore di tutti i Paesi: è la possibilità per rifarsi dei danni accumulati da marzo e di cui non si vede la fine.

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PRESSIONI
Per tutto il giorno è montata la pressione sulla Commissione europea affinché si faccia promotrice di un orientamento comune tra gli Stati delle regioni alpine. I tecnici stanno preparando le nuove raccomandazioni attese il 2 dicembre per la mobilità delle persone sulla base dell'andamento della pandemia. Va aggiornata la mappatura dei diversi Stati dalla quale discenderanno i vincoli per i trasferimenti e le condizioni per aprire i vari settori, comprese le attività turistiche e degli sport invernali. Si tratta di orientamenti non di decisioni vincolanti: su tali materie sono gli Stati a decidere non Bruxelles. Il premier Conte ha parlato con la presidente von der Leyen anche del coordinamento delle misure sanitarie nel periodo natalizio. L'altra sera aveva indicato che «con Merkel e Macron stiamo lavorando a un protocollo comune europeo». Il presidente francese ha confermato: «I Paesi vicini si coordineranno». L'Austria però intende procedere comunque (almeno fino a ieri sera): «Non posso condividere l'iniziativa italiana, in Austria ci sarà di certo un turismo invernale, i nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, per esempio non saranno consentite le attività post sci», ha dichiarato la ministra del turismo Elisabeth Köstinger, che con il suo collega delle finanze Gernot Blümel chiede un ristoro da parte della Ue a sostegno del settore nel caso di stop generalizzato. Vienna ipotizza che lo Stato dovrebbe intervenire con circa 2 miliardi di euro: si può procedere «a una riduzione del contributo austriaco al bilancio Ue».
Il ministro presidente della Baviera Markus Söder è invece molto netto: «Non possiamo trascorrere delle vacanze sulla neve classiche». Invita gli altri Paesi europei a prendere analoghe decisioni. «Preferirei avere un chiaro accordo sullo sci a livello europeo: nessuna stazione di risalita aperta o nessuna vacanza ovunque». Södfer ha inviato i tedeschi a non andare in Austria se a Vienna si dovesse decidere di aprire gli impianti: in quel caso, al rientro i tedeschi dovranno restare in quarantena per dieci giorni.
In Polonia, 497 km di piste che arrivano fino a duemila metri, impianti aperti invece: «Il protocollo sanitario per le stazioni sciistiche è stato ultimato, piste aperte in inverno», ha indicato il vicepremier Jaroslaw Gowin.

Da diversi anni i polacchi sono una presenza fissa nelle stazioni italiane. Quest'anno, però, si scia in patria.

Ultimo aggiornamento: 09:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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